Artisti in piazza a Catania con un partecipato flash mob
L’APPELLO: «IO LAVORO COME TUTTI GLI ALTRI»
LUIGI TABITA: «La piazza è sempre un grande esercizio di libertà ed è stato bello oggi, con questa azione simbolica vedere la comunità catanese palpitare all’unisono insieme alle lavoratrici e ai lavoratori dello spettacolo.»
Lo slogan “Io lavoro come tutti gli altri” della Slc Cgil, il 24 luglio 2020, ha raccolto a Piazza Università di Catania centinaia di artisti fortemente penalizzati dalla grave emergenza sanitaria, causata dal Covid-19.
Ad ascoltare la piattaforma di proposte e richieste, rivolte allo Stato e alla Regione Siciliana, c’erano attori, registi, direttori artistici, tecnici, dipendenti di cinema e teatri, scuole di musica e di danza, accademie e associazioni culturali.
L’emozione era tanta e tangibilmente visibile fra i partecipanti. D’altronde è da un semestre che il settore dello spettacolo è fermo ed in manifeste difficoltà economiche.
Il flash mob è stato energico e misurato e caratterizzato da toni di rivendicazione pacifica.
«Manifestazione non di protesta ma di proposta” l’ha definita Gianluca Patanè, segretario generale della Slc Cgil di Catania, che, etichettandola come “la prima nel suo genere nella Sicilia post Covid”, ha precisato: “Abbiamo presentato una piattaforma rivendicativa per chiedere regole certe per il settore e una visione prospettica su regole condivise, un sistema di contribuzione per i lavoratori dello spettacolo e un alleggerimento della pressione fiscale.»
Ha poi aggiunto Luigi Tabita, responsabile del Dipartimento delle artiste e degli artisti Slc Cgil: «La piazza è sempre un grande esercizio di libertà ed è stato bello oggi, con questa azione simbolica del battito sul cuore, vedere la comunità catanese palpitare all’unisono insieme alle lavoratrici e lavoratori dello spettacolo. Ma ora abbiamo bisogno che il Governo riconosca e tuteli questa nostra categoria resa sempre più invisibile.»
Ecco i punti essenziali del documento degli artisti letto durante il flash mob: «Il settore delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo è in crisi da molto tempo e l’imperversare della pandemia ha solo amplificato uno stato di precarietà e di malessere già esistente. Ma oggi i nostri palcoscenici diventano le piazze e le strade della città, le nostre maschere lasciano il posto a volti comuni di uomini e donne […].
Ed è in nome di questo riconoscimento che allo Stato e alla Regione, chiediamo di estendere i bonus e l’indennità fino alla reale e totale ripresa dell’attività teatrale, perché la falsa ripartenza di giugno riguarda solo quella produzione e quei teatri che possiedono ingenti risorse, mentre c’è chi fatica o non riuscirà ad organizzare stagioni estive ed invernali rendendo la ripresa delle lavoratrici e dei lavoratori una realtà solo virtuale; chiediamo un trattamento più equo rispetto al distanziamento sociale, con criteri di applicazione chiari […] chiediamo maggiori finanziamenti alla cultura finché si assicuri alle lavoratrici e ai lavoratori dello spettacolo una retribuzione più adeguata […]; chiediamo l’attivazione dell’osservatorio nazionale regionale delle attività teatrali, che sia costituito da esperti del settore e che abbia come compito quello di monitorare e tutelare il lavoro degli artisti, dei tecnici e dello spettacolo. E infine chiediamo anzi pretendiamo di essere considerati, da oggi e per sempre, lavoratrici e lavoratori come tutti gli altri.»
E per dire cosa è la forza e la cultura dello spettacolo in genere, ricorro a Federico García Lorca che però si rivolgeva al teatro definendolo «una scuola di pianto e di riso», «una tribuna libera dove gli uomini possono mettere in evidenza morali vecchie o equivoche e spiegare con esempi vivi norme eterne del cuore e del sentimento umano. Un popolo che non aiuta e non favorisce il suo teatro, se non è morto, è moribondo.»
Santy Caruso
(foto: Gianluigi Giallo Caruso e Dino Stornello)
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Sab, Lug 25, 2020
Spettacolo