“Di terra e di nuvole” di Irene Varveri Nicoletti a Paternò
SU INIZIATIVA DELLA FIDAPA IL LIBRO VIENE PRESENTATO A FALAZZO ALESSI
Un tesoro di documenti umani, in 17 novelle, per conservare la memoria collettiva del cuntu. Pura fantasia, in 13 racconti, per alimentare sensazioni ed allegorie di emozioni
Dietro l’impeccabile organizzazione della Fidapa locale e il Patrocinio dell’Amministrazione comunale diretta dal sindaco Nino Naso, a Palazzo Alessi di Paternò, è stato presentato il libro Di Terra e di Nuvole. Brevi storie soffiate dallo scirocco di Irene Varveri Nicoletti, per i tipi di Maurizio Vetri Editore. La scrittrice, leonfortese e alla sua prima prova narrativa pubblica, era già nota nell’ennese per le sue mostre d’arte pittorica.
L’affollata serata, aggraziata da un pubblico caloroso ed attento, è stata condotta dalla presidente fidapina della sezione paternese, dott.ssa Maria Elena Di Mattea, che ha coordinato i vari momenti culturali allargati alla performance artistica di musica e danza dell’attrice Luisa Ippodrino che ha deliziato i presenti.
Dopo l’introduzione della professoressa Maria Virgillito e il saluto del Sindaco, ha dialogato con la scrittrice il prof. Pino Pesce, direttore de l’Alba, che ha illustrato la struttura narrativa del libro: una raccolta di trenta novelle incastonate da due poesie dallo stesso titolo che poi è lo stesso del volumetto; la prima è di Irene a chiusura dei primi diciassette racconti che si rifanno alla narrazione orale (cuntu) di fatti realmente accaduti; la seconda di Mario Incudine a corona degli altri tredici racconti accostabili, per l’interiorizzazione riflessiva, alla narrazione psicologica di matrice fantastica. Le due poesie non sono di sintesi ai due gruppi di novelle, semmai entrambe si rivolgono all’anima di tutta la raccolta tant’è che si attribuiscono lo stesso titolo del libro.
L’attrazione narrativa di Irene – per Pesce – sta nella semplicità della scrittura che l’Autrice prende in prestito dalla propria esperienza pittorica. Significativo il parallelo fra i due mondi espressivi che il professore ne fa. Puntualizza ad esempio che le tele di Irene, dove domina il giallo nelle sue gradazioni dall’ocra all’oro, descrivono «una Sicilia attiva e piena di vita contrapposta alla “Sicilia arsa” e rantolosa di fine agosto raccontata da Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo”, dove lo scrittore contempla invece il “sonno” degli siciliani.»
La Varveri Nicoletti, fra una lettura e l’altra di passi scelti delle novelle, che lei stessa fa, ha voluto chiarire che l’ispirazione gliel’hanno fornita alcuni fatti realmente accaduti in particolare della Sicilia della prima metà del Novecento; un piccolo patrimonio orale conservato e custodito che rischiava di andar perso. Generalmente si tratta di piccole storie comuni di senza voce che sono però un tesoro della documentazione umana e quindi un modo per conservare la memoria di particolari momenti sociali. Diceva Tolstoj: «Il tuo villaggio è il centro del mondo, racconta il tuo villaggio e racconterai del mondo.» Ci sono poi i racconti della seconda parte del libro che sono invece di pura fantasia, prodotta da sensazioni e allegorie di emozioni.
Sui due diversi fastelli di novelle (diciassette e tredici), chiarisce Irene che è una sorta di presa in giro della cabala ed un porsi contro la superstizione. Il tema dei numeri viene ripreso e riproposto più volte sia in chiave scherzosa che simbolica.
Il libro vanta un prefatore prestigioso: Moni Ovadia, il quale loda la scrittrice per la “grazia” e l’“ironia” che le permettono di caratterizzare persone e vicende. La serata si è chiusa con un vivace e colto dibattito, allargato al pubblico, sui temi del libro.
Mary Virgilio
Foto di Orazio D’Alì
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Dom, Mag 26, 2019
Cultura