Sabato 25 agosto al Porto di Catania a sostegno dei migranti
A salvaguardia della democrazia per non imbarbarire la politica e la vita civile
I numeri, come al solito, sono stati discordanti: ufficialmente sabato scorso al Porto di Catania la manifestazione regionale a sostegno dei migranti bloccati sulla nave della Guardia Costiera “Ubaldo Diciotti” avrebbe fatto registrare la partecipazione di un migliaio di manifestanti facenti riferimento ad associazioni come Legambiente, Arci, Libera, Amnesty, come pure a comitati e gruppi più o meno spontanei (NO Muos, SOS Razzismo), a sigle sindacali e forze politiche, come CGIL, Rifondazione Comunista e Potere al Popolo. Diversa la valutazione dei manifestanti che, nei loro resoconti pubblicati in prevalenza su pagine e profili social, hanno raccontato di almeno tremila persone con striscioni e bandiere arrivati da ogni parte della Sicilia, non pochi anche dalla dirimpettaia Calabria. Ma il dato numerico, in questa più che in altre occasioni, dovrebbe essere messo da parte e l’attenzione rivolta semmai alle motivazioni di tutta questa gente che, in un caldo sabato d’agosto, ha rotto gli indugi ed alle parole di sdegno e condanna per l’azione decisa dal ministro degli Interni Matteo Salvini affidate alla rete ha deciso di sovrapporre il protagonismo civile scendendo in strada e mettendoci la faccia.
Ecco, se dovessimo dare un significato alla manifestazione al Porto di Catania le assegneremmo il merito di aver mostrato che nel nostro Paese, tra la gente comune, ve n’è ancora tanta che vuole spendersi per salvaguardare la democrazia e che non intende abdicare a quell’imbarbarimento della politica eloquentemente rappresentato dal guanto di sfida lanciato sin dalla prima ora dal leader leghista, nelle vesti di ministro e di vice-presidente del Consiglio, certamente all’istituzione Europa ma anche ai principi ed alle norme che regolano il nostro ordinamento.
Ritrovarsi sulla banchina di quel porto così numerosi, convinti e coesi nel chiedere a gran voce che i 144 migranti (in origine 170) salvati da morte praticamente certa dal pattugliatore italiano, dopo dieci estenuanti giorni di attesa, venissero fatti sbarcare sulla terraferma “è stata una bella boccata d’aria fresca e pulita”, ha affermato chi c’era. Giovani, tantissimi e tutti motivati, ma anche meno giovani ed ugualmente battaglieri e partecipi, come Emilia Ferrara (nella foto ccanto), presidente del circolo legambientino di Melilli, ultraottantenne che, a dispetto dei suoi acciacchi, non ha esitato a mettersi in viaggio perché «non potevo mancare di venire qui a portare la mia solidarietà a degli esseri umani trattati come cose, come merce di scambio, strumento di ricatto, come se già non bastassero le atrocità subite da questi fratelli in territorio libico». Dalle parole di Emilia viene fuori la certezza che l’Italia non sarà lasciata in balia di adunate e teatrini messi in piedi da questo e da quell’altro personaggio politico per guadagnare consensi speculando sulla vita delle persone. Di questi tempi questa certezza non è affatto poco!
Claudia Casa
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Mar, Ago 28, 2018
Attualità