10 minuti di applausi al “Roma Web Fest” per “Transfert” di Massimiliano Russo
Un forte dramma corale che esamina e scompone la psicopatologia dei suoi personaggi
Un metro e novanta, folta barba e cappello a falde larghe: si direbbe uscito da un cult di Tarantino; ma non è un personaggio di finzione, ed ha uno sguardo fin troppo raggiante per essere una “iena”: Massimiliano Russo, catanese classe 1989, accoglie con entusiasmo i dieci minuti di applausi che al “Roma Web Fest” sono andati alla sua opera prima, Transfert.
«È stato davvero gratificante. Siamo stati tutti piacevolmente colpiti dall’accoglienza del pubblico; a dire il vero, non ci aspettavamo una reazione così entusiastica, soprattutto ad un film così articolato come Transfert.» dichiara Massimiliano.
Il thriller psicologico di Russo segue le sedute terapeutiche dei pazienti del giovane e Stefano Belfiore (Alberto Mica), analista alle prime armi, seguito a sua volta da un supervisore (Rosario Pizzuto), premurosa ed affabile figura, a tratti benevola e paterna. Lodevole l’interpretazione di Alberto Mica (Stefano Belfiore), onnipresente nell’articolazione della trama, eppure sempre impeccabilmente in grado di vestire i panni di un terapeuta novellino, che tenta di fare dell’empatia il proprio punto di forza.
È la pratica psicoterapeutica a rappresentare il motivo di sviluppo della storia, il perno attorno al quale girano gli eventi della trama. Ecco che Transfert diviene un dramma corale che esamina e scompone la psicopatologia dei suoi personaggi, le loro dinamiche relazionali, spesso saldamente connesse a fattori inconsci. Efficaci le interpretazioni dei vari pazienti, affidate a Paola Roccuzzo (Letizia Masseroni), Clio Scira Saccà (Chiara Masseroni), Enrico Sortino (Claudio), Rossella Cardaci (Alice), e dello stesso Massimiliano Russo (Stefano Sofia), che si cimenta anche nella recitazione; buona anche l’interpretazione di Viviana Militello (Greta, moglie di Stefano Belfiore). Si lega allo scenario terapeutico un’enigmatica trama parallela, che proietta lo spettatore in un passato equivoco, dove si consuma la tragica vicenda di Lorena (Luisa Ippodrino), nevrotica donna, afflitta da una grave prostrazione morale che il suo terapeuta (Aldo Toscano) tenta di curare. Nel cast anche il piccolo talento Matteo Martorana, che, con i suoi teneri dieci anni, ci regala un’eccellente interpretazione.
Di notevole interesse è notare che Transfert è una produzione catanese (produzione esecutiva dello stesso Russo e Andrea Luca Zaccone), le cui riprese sono state esclusivamente realizzate in Sicilia; eppure, nonostante proponga immagini di una Sicilia facilmente identificabile, il lungometraggio si allontana da clichés e stereotipi che, attraverso la grande industria cinematografica nazionale e internazionale, stanno progressivamente demolendo l’immaginario legato al “siciliano”. «Lucia (Lucia Pisana, scenografa, location manager), con il suo lavoro, mi ha proposto un’idea di “Sicilia” legata al soggetto trattato e non aprioristicamente determinata; sin da subito ci siamo trovati d’accordo sulla necessità di non piegare le nostre esigenze espressive al consolidato immaginario siciliano.» afferma il regista.
L’intrigante scrittura (Massimiliano Russo cura anche soggetto e sceneggiatura, le efficaci scelte musicali (Ray Hermanni Lewis, Giulio Fodale), la convincente scelta e le interpretazioni dei ruoli concorrono a determinare la riuscita di un lungometraggio la cui regia è una giovane promessa per il cinema italiano.
Mary Virgilio
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Ven, Dic 8, 2017
Spettacolo