“Signorina Julie” di Strindberg al Teatro Ambasciatori di Catania
Trasgressioni puritane in una notte svedese di mezz’estate a fine Ottocento
Atmosfera underground, musica da discoteca, lontana ma insinuante, in sottofondo, erotismo a profusione, più che semplici ammiccamenti scene quasi esplicite di una sessualità che serve a raccontare altro. Si presenta così la pièce di Strindberg Signorina Julie, nella messa in scena del regista Valter Malosti, al teatro Ambasciatori di Catania dal 2 al 7 marzo per lo “Stabile” della stessa città.
Su una scena che sembra ricostruire una casa rovesciata, piena di anfratti, botole, elementi che sembrano un richiamo alla dimensione dell’inconscio, si consuma la tragedia naturalistica dello scrittore svedese. La vicenda si svolge in una notte di mezz’estate di fine Ottocento. Nella magica notte di San Giovanni, occasione rituale di scatenamenti orgiastici, la signorina Julie, figlia del conte, e padrona di casa, conduce un gioco di seduzione e trasgressione con Jean, il servo tuttofare del padre. Gioco che si concluderà tragicamente con il suicidio della protagonista.
Sebbene la carnalità sia un elemento preponderante della messa in scena, l’erotismo più che oggetto della drammaturgia è veicolo per raccontare altro: la differenza fra le classi sociali e la distanza tra i due sessi. La debole e contraddittoria aristocrazia svedese di fine Ottocento, rappresentata da Julie e la classe medio-bassa, scaltra, intelligente, che mira ad elevarsi allo status borghese, personificata da Jean, sono i veri protagonisti del dramma di Strindberg.
Ed il motivo dello scandalo dell’opera all’epoca fu proprio l’unione tra padrona e servo, che porta ad uno capovolgimento dei ruoli, in cui sarà Julie a chiedere a Jean di impartirle ordini. Più sottile il gioco basato sulla differenza fra i due sessi, la femminilità complessa ed a tratti nevrotica di Julie, e la prestanza tracotante di Jean, si scontrano in una continua dicotomia tra eros e thanatos.
Valeria Solarino ha prestato il volto alla complessa personalità di Julie, che convive con un turbine di emozioni, alla ricerca di sé, e con un dolore così profondo da poter essere risolto solo attraverso il suicidio. Ottima l’interpretazione di Federica Fracassi, perfettamente a suo agio nei panni della cuoca, nella scena di seminudo, e nei dialoghi con Jean. Mentre Valter Malosti decisamente meglio come regista che come attore. In alcuni momenti il servo Jean sfoggiava, infatti, una recitazione troppo accademica, mentre era ben esibita la carica di sessualità sulla scena, e l’avidità del personaggio, credibile come mascalzone.
Laura Timpanaro
Lun, Mar 5, 2012
Spettacolo