Tre mostri da distruggere: Miseria, Malapolitica, Malaffare
La Politica chiede un’aria nuova, diversa e senza pianti nostalgici
Partire dal basso. Ridare dignità alla vita delle persone ed al popolo “escluso” dalla vita oligarchica dei partiti.
E’ stato questo l’appello lanciato da Anna Falcone e Tomaso Montanari al “popolo” del Brancaccio: migliaia di militanti, dalle variegate esperienze politiche e territoriali, delusi da una classe partitica sempre più lontana dalle esigenze delle persone, chiusa nelle sempre verdi stanze dei bottoni.
Non era facile plasmare questo appello, mettere insieme tasselli di uomini martoriati da un PD che si è fatto sempre più carnefice dei suoi sostenitori. Da chi ha attraversato mari e monti per vederlo al governo (ogni riferimento al personaggio politico non è per niente casuale), per poi ritrovarsi un establishment degno delle peggiori destre di berlusconiana memoria (Verdini e Nazareno docet). Se è vero che a livello nazionale, Renzi ha chiuso le maglie della sua segreteria nel raggio di 100 km, è comprensibile come nelle varie realtà territoriali abbia consegnato il partito alle peggiori specie di trasformisti. Senza un collante comune, senza un’ideologia condivisa. Ma puntando esclusivamente a racimolare consensi per le varie tornate elettorali. Con accordi in “disaccordo” con quelli che sono stati i punti fermi su cui si è fondata la sua ascesa. Sembrano lontani i momenti delle leopolde speranzose del 2010 e del 2012. Tanti compagni e fratelli lasciati nel dimenticatoio, persi per strada, senza curarsi più quale fosse la meta. Altro che ideologie (ormai superate nella società liquida che stiamo vivendo, Bauman insegna), altro che militanza nei circoli, altro che direzioni, assemblee provinciali e locali. Non esiste più tutto ciò. Esistono semplicemente segreterie e deputazioni che tengono al guinzaglio gli adepti. E’ questa la sacrosanta verità.
In questo scenario apocalittico, dove i rigurgiti xenofobi, destrofili e populisti sono dietro l’angolo, dove le tastiere di un pc decidono sorti e candidature (in maniera abbastanza dubbia) del partito sistemico “antisistema”, riunirsi e rispondere all’appello dei pasionari “brancacciani” non è stata cosa da poco.
Ieri, alla fattoria sociale “L’Agorà” di Santa Maria di Licodia, si è respirata un’aria nuova. Diversa. Senza pianti nostalgici, senza falce e martello, senza tutto ciò che potrebbe disgregare piuttosto che unire. Si è parlato delle diverse esperienze, dei tanti sogni e dei tanti bisogni: dalla volontà di stilare un progetto comune, in massimo dieci punti, alla necessità di trovare un collante, partendo dalle tante battaglie locali nei vari comuni. E poi la stella polare: ridare dignità ai lavoratori, a chi un lavoro non ce l’ha ed a chi lotta per mantenerselo. C’è stato chi non vorrebbe morire democristiano, e chi democristiano c’è nato, ma non per questo morirà disonesto. C’è stato l’avvocato idealista e c’è stato chi, semplicemente, cerca compagni di lotta per la salvaguardia di centinaia di posti di lavoro. Chi si è battuto per la chiusura e la bonifica della Discarica di Motta e chi, da sempre, difende la valle del Simeto, da chi voleva costruire un inceneritore a ridosso della zona di Paternò.
E soprattutto, c’è stato chi di politica non ne ha mai sentito parlare, ma che comunque vede nella degenerazione del mercato del lavoro e nella crisi di rappresentanza politica, un motivo in più per mettersi in gioco. Insomma c’erano tutti. O per lo meno, rappresentati tutti. Anche quel 50% degli italiani che non vanno più a votare, che non credono più nel sistema partitico.
Miseria, malapolitica, malaffare. Sono queste le tre M (leggasi mostri) da distruggere. Se si vuole dare seguito alla spinta propulsiva del Brancaccio. Se vogliamo risollevare questo Paese. Prima che sia troppo tardi.
Giovanni Frazzetto
Tags: l'alba periodico, pd, popolo del Brancaccio, renzi, Santa Maria di Licodia, valle del simeto
Lun, Lug 10, 2017
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