“Lo Statuto regionale siciliano garanzie costituzionali e abusi politici”
Il tema è stato dibattuto in un Convegno al Museo Diocesano di Catania
Convegno del “Movimento Sicilia in Volo”, il 24 marzo 2017, al Museo Diocesiano sul tema “Lo Statuto regionale siciliano garanzie costituzionali e abusi politici”. Dopo i saluti, l’introduzione dei soci fondatori, Giuseppina Di Mauro e del Gianni Vecchio, rispettivamente responsabile pubbliche relazioni e tesoriere p. i. Quest’ultimo ha fatto un’accurata ed interessante ricostruzione storica soffermandosi sulla dimensione e la grande importanza dello Statuto Autonomista. Ha coordinato i lavori la dott. Rosaria Leonardi, presidente del Movimento. Sono intervenuti il prof. Alberto Russo, docente di diritto costituzionale all’Università di Messina ed il dott. Piero Maenza, giornalista Rai. «Lo Statuto siciliano avrebbe dovuto essere uno strumento legislativo foriero di benessere, centralità per la nostra terra – afferma la dott. Rosaria Leonardi –; purtroppo ci rendiamo conto che di fatto è stato non attuato, in particolare in relazione agli articoli fondamentali, determinanti per la crescita economica della Sicilia. Solo nel 1958, Silvio Milazzo, per appena due anni, riuscì a difendere i prodotti petroliferi dai grandi monopoli Edison e Montecatini, ed avviò il rilancio dell’agricoltura con progetti di meccanizzazione, modernizzazione colturale, ma questo esperimento venne vanificato dopo breve tempo a causa di logiche partitiche centraliste.» Amara constatazione quella del prof. Russo il quale rileva come quello che avrebbe dovuto garantire l’attuazione dello Statuto: l’Alta Corte, è stato mortificato, svilito, esautorato; addirittura, al momento, si sta registrando un movimento di opinione che ritiene di dover rinunciare allo Statuto autonomista. Il dott. Piero Maenza ha evidenziato, con dovizia di particolari, come negli anni, tranne alcune eccezioni, siano state eccessive le varie criticità di un sistema troppo politicizzato condizionato dalle logiche del consenso che si sono tradotte in forti penalizzazioni per popolo siciliano. Dopo gli interventi dei relatori si è tenuto un costruttivo dibattito. Alla naturale domanda: «Cosa fare?», la comune risposta è sembrata – per dirla con un trmine sciasciano – quella di abbandonare, da parte dei siciliani, la “sicilitudine”, perché la rassegnazione è una pericolosa condizione dell’anima che non permetterà mai alla nostra terra di cambiare e riscattarsi per come merita. Di fatto i siciliani sanno essere orgogliosi e positivi.
Mary Virgilio
Lun, Mar 27, 2017
Spettacolo