Riapre la Casa del Cantastorie di Paternò
Un atto d’amore verso gli aedi che hanno onorato la cittadina etnea
Un San Valentino all’insegna dell’amore per la propria storia e la cultura quello festeggiatosi a Paternò, che, proprio nel giorno dedicato agli innamorati, ha inaugurato la riapertura della Casa del Cantastorie.
Un atto d’amore, quindi, ma non solo. Il 14 febbraio è anche l’anniversario di morte del più anziano dei cantastorie paternesi, Paolo Garofalo, deceduto a 101 anni, dopo aver avuto l’onore dei festeggiamenti per il suo 100° compleanno nei locali della Casa. E soprattutto, il 14 febbraio è stato scelto in rievocazione della prima apertura dello spazio museale avvenuta nel 2014, esperienza poi interrottasi per varie vicissitudini. E, dunque, a rinnovo della promessa d’amore, il giorno di San Valentino ha visto suggellarsi questo patto di fedeltà fra la Città e le sue tradizioni.
Paternò vanta una vera scuola di cantastorie, che parte dagli anni trenta con il Maestro Gaetano Grosso per snodarsi nel corso dei decenni e che si è evoluta per fasi, dall’intrattenimento itinerante (il cuntista faceva il tour in macchina per le piazze siciliane accompagnato da megafono e cartelloni) a forme più commerciali (stampa di libretti, cassette, dischi), sino ad arrivare alle odierne rassegne teatrali, segnalandosi, a tal proposito “Narratori di Sicilia”, che ha avuto inizio il 17 u.s. nei locali del Piccolo Teatro, sede della Casa Museo e che si protrarrà fino a maggio.
Fra i più noti protagonisti della scuola paternese troviamo l’indimenticabile Ciccio Busacca, allievo dello stesso Grosso, Ciccio Rinzino, Vito Santangelo, Orazio Strano e il già ricordato Paolo Garofalo.
La riapertura della Casa Museo (fortemente voluta sia dall’Amministrazione comunale che dai promotori storici della stessa, Giovanni Calcagno ed Eleonora Bordonaro, e dall’associazione Il Cenacolo, presieduta dall’ex deputato avv. Nino Lombardo, il quale, durante la serata inaugurale, ha garantito il proprio supporto costante al progetto) ha visto l’impegno intenso dell’Associazione culturale Batarnù che ne curerà le attività e le visite guidate e che, in persona del suo presidente, dott. Alessandro Nicolosi, ha saputo dialogare con tutti i protagonisti al fine di superare le diatribe sorte in passato fra la famiglia Busacca (che richiese tutto il materiale originale concesso in prestito perché non custodito) e il Comune e raggiungere l’obiettivo a beneficio dell’intera comunità.
Inoltre, se la prima fase di vita dello spazio museale era stato affidato alle cure di volontari e senza alcun riconoscimento formale da parte dell’Amministrazione, stavolta, una delibera della giunta comunale ha istituito la Casa del Cantastorie, ubicandola nei locali di Via Monastero e del Piccolo Teatro.
Si delinea, dunque, non solo un suggestivo spazio espositivo e un luogo di incontro e identità culturale locale ma un vero centro di ricerca sui cantastorie e le tradizioni popolari in generale, stante che si sta già lavorando all’allestimento di un archivio multimediale, consultabile sia in loco che on line, e di una rete di collaborazioni con altri archivi, musei e vari Dipartimenti delle Università siciliane.
A tal proposito, ci tiene a precisare Nicolosi, che la Casa Museo, lungi dal considerarsi un luogo di conservazione della memoria, è da intendersi quale organo vivo, pulsante, di continua creazione culturale ed artistica.
D’altra parte, andando ai contenuti della produzione dei cantastorie, è lapalissiano come le loro fossero storie di denuncia sociale, purtroppo, peraltro, ancora attuali, e quindi, di certo, non destinate alla mera custodia quanto ad essere fonte di riflessione e cometa che indica un percorso socio-culturale coscienzioso quanto incessante.
Claudia Barcellona
Ven, Mar 3, 2017
Cultura&Società, Eventi