“Il tuo Dio è nero” di Nicoletta Bona a Biancavilla
Il romanzo verrà presentato al Circolo “Castriota” venerdì 13 gennaio
Ne parleranno con la scrittrice licatese il prof. Pino Pesce, direttore responsabile del periodico l’Alba e l’avv. Claudia Barcellona, responsabile Nazionale Affari Generali Siedas (Società Italiana Esperti di Diritto delle Arti e dello Spettacolo). Introdurrà l’incontro culturale il prof. Giuseppe Monforte, presidente del “Castriota”. La serata sarà piacevolmente costellata dalle letture dell’attrice Agata Longo e dall’interludio musicale della pianista Maria Schillaci e della soprano Margherita Aiello.
«Protagonista di questo libro sorprendente e maturo – scrive Giuseppe Cantavenere su l’Alba(http://www.lalba.info/2016/07/il-mio-dio-e-nero-di-nicoletta-bona/) – è Sara, una giovane pittrice, che vive in una povera, disordinata soffitta, in un angolo della città di mare, ritrovo (covo) di giovani e non giovani emarginati, ostaggio della lebbra dell’odierna “società maledetta”. Eppure Sara, infognata anche lei in questo girone infernale, aveva una luce che rischiarava il suo animo, che «la proteggeva dall’influsso epidemico circostante».
Sara vive questa sofferta realtà “coltivando una spregiudicata voglia di essere diversa da tutti”. “La sua vita era dentro i suoi sereni orizzonti, e il suo cuore in quei fiumi di colori che riversa nelle sue tele: su cui i pennelli danzavano come trasportati da note celestiali e la tela diveniva un palcoscenico vuoto, che si arricchiva di un particolare ad ogni tocco inzuppato di blu, di verde, di ocre”. (E’ l’eco dell’altra amata attività della scrittrice, appassionata di teatro, direttrice dell’Associazione Teatrale Dietro Le Quinte).
E’ una ragazza volitiva, Sara, abbandonata da piccola dai genitori, una ragazza “strana e distratta” per i suoi compagni, avidi, sfruttatori, violenti, un mondo greve, che come da un muro lei si sente protetta. Un mondo meschino, immorale, di pittori falliti, mercanti avidi, sbandati».
Si riporta anche un passo del romanzo per dare meglio l’idea di come questa ragazza intende la sua naturale vocazione: «L’arte non si può insegnare, né imparare; la tecnica sì, il colore sì, l’anatomia delle cose sì, il resto no! Il mare, il cielo, lo stelo di un fiore o un albero spoglio, sono creature informi che nascono dentro di te, le realizzi con le mani, ma le crei col cuore. È il potere straordinario di visione che è in noi a far assumere forme concrete alle astrazioni».
Santy Caruso
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Gio, Gen 12, 2017
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