Maria Campagna è tornata… alla Sala Magma
Impegnata ed attivissima soprattutto in teatro nella Catania post-sessantottina
Al di là di ogni comprensibile sentimentalismo che può accompagnarne il ricordo – soprattutto quello personale di parenti ed amici – o di ogni possibile ricostruzione tendente alla mitizzazione, un buon servizio alla memoria di Maria Campagna si può sostanziare nella sua ricollocazione storica, anche se essa richiederebbe un approfondimento maggiore di quello qui possibile. Le si farebbe un grave torto (oltre che commettere un errore storico) se si facesse passare l’idea che la sua esperienza – per quanto pioneristica – sia stata isolata, da vox clamantis in deserto; con la decontestualizzazione le si ruberebbe quella forza, che invece ebbe, di relazionarsi con il presente (e, come si vedrà, con il passato) guardando al futuro.
Ella è stata impegnata ed attivissima all’interno di un più ampio movimento di “ricerca”, abbastanza vivo – soprattutto in campo teatrale – nella Catania post-sessantottina, pur considerata sonnolenta anche a causa di una borghesia retriva, rivolta assai spesso a destra e assai dura a morire.
Del resto, nella prima parte del Novecento, la città, con le sue peculiarità (appunto, positive o meno) era stata culla di tante importantissime vicende culturali collegate ai movimenti nazionali ed internazionali. E, intorno agli anni Sessanta, ad esempio, procedendo per sbrigative “istantanee”, si possono ricordare alcune esperienze non poco significative; è, infatti, qui che il catanese Giampiero Mughini fonda nel dicembre del 1963, la rivista Giovane Critica; è qui che con lo storico Nino Recupero fiorisce un movimento culturale di ampio spettro; è qui che Carlo Muscetta negli anni caldi attorno al ’68 “fa scuola”; è qui che Nando Greco, in alternativa al Teatro Stabile, fonda quel Teatro Club mai adeguatamente ricordato…
Il versante dell’impegno di Maria Campagna è stato quello in cui si scavava nelle radici storiche del popolo – in primis, siciliano – alla ricerca dei semi che potessero germinare in quella che si chiamava “presa di coscienza”, preludio al riscatto dalle condizioni di subalternità economica, politica e culturale. E, per quanto riguarda il teatro, era anche l’epoca in cui fiorivano le aggregazioni estemporanee e spontanee, cioè poco “organizzate”, non “normalizzate”, di “gruppo”; anche questa era considerata una “scelta politica”. E “gruppo”, insieme a “collettivo”, erano le parole magiche che precedevano la denominazione di quasi tutte queste vivacissime realtà.
In Italia, dappertutto soffiava un vento di speranza che aveva nel revival, nella reinterpretazione della “tradizione” e nella lettura della storia un motore, appunto, per quella “presa di coscienza” individuale e collettiva di cui si diceva. Soprattutto, nel campo musicale – muovendo da esperienze etnoantropologiche – proliferavano i “Canzonieri” popolari: dal piemontese “Teatro delle Dieci” di Gindro e Moretti (Canzoniere piemontese) alla partenopea “Nuova Compagnia di Canto popolare”… Mentre in Sicilia, attraverso cento analoghe esperienze, prendevano le mosse e mietevano successi i vari “Meridiano 15” (Giuseppe Frazzetto & C.), “Nuova Compagnia di Canto popolare”, “Taberna Mylaensis”, “Fronne”…
Per tornare al teatro, mentre altrove nascevano capolavori come La gatta Cenerentola, a Catania Tony Cucchiara creava il suo Pipino il breve, spettacolo gradevole ma principalmente di “evasione”, soporifero, adatto alla struttura istituzionale che lo produceva, il Teatro Stabile, che allora volava con il vento in poppa.
Fortunatamente, c’erano anche i giovani che si opponevano a quel male che ha sempre afflitto Catania, il teatro d’evasione tout court, il teatro dialettale meno che filodrammatico ma assai diffuso (ieri come oggi): Mario Bonica, Gianni Scuto, Filippo Aricò, Aldo Kappadonna, Franco Calogero… Uno di questi, Nuccio Caudullo, attore e regista dotato di un gran bel “carisma”, agiva con una struttura “di base” chiamata proprio “Teatro Gruppo”. Maria Campagna ne era l’anima “colta” e particolarmente sensibile; furono proprio i componenti di questa compagine – Santi Lazzaro, Alfio Guzzetta, Saro Coniglione, Giuseppe Schillaci, Turi Giuffrida, Giuliana Grasso, Anna Maria Di Dio, Mimmo Gennaro, Rino D’Alù, Saretto Mazzullo, ecc. – ad individuare il piccolo locale di via Adua n. 3, ad insediarvisi e a trasformare una stamberga in un gradevole ed alternativo tempio della ricerca teatrale catanese, tuttora rimasto come unico superstite. Non si chiamava ancora Sala Magma e per alcun anni successivi, all’esterno, campeggiò una notevole insegna metallica con la denominazione allora prescelta.
Fu in esso che – insieme a Carmelo Failla, tuttora “guru” del teatro catanese (E. Piscator) – ho assistito a I fatti di Bronte di Maria e, successivamente, a Caccia alle streghe.
Dopo la di lei morte e dopo varie vicissitudini (tra cui le variazioni di gestione della sala), Nuccio Caudullo scelse di rendere omaggio a questa artista, chiamando la sua Compagnia “Teatro gruppo Maria Campagna”, denominazione tuttora conservata.
Maria Campagna, dunque, da donna del suo tempo, spese la propria vita e tutte le proprie energie in questo contesto. Come si addiceva all’animatrice di un “gruppo di base” esplorò tutti i mestieri del teatro; più uno: la scrittura. La sua opera omnia, raccolta dalla famiglia (soprattutto dalla sorella Salvina e dal cognato Lorenzo Corinella) confluì nel volumetto Il teatro di Maria Campagna: I fatti di Bronte – Caccia alle streghe – La valle di Minnola, edito da Giannotta nel 1979.
In questi giorni Maria Campagna è dunque ritornata a casa sua, in via Adua n.3, accolta dal Centro Magma e dall’associazione Terre Forti – che, non a caso fanno riferimento anche ad Alfio Guzzetta – ben felici di accogliere un evento commemorativo (Un fiore per Maria, parole frammiste a canti popolari) proposto da Cinzia Caminiti e Salvina Campagna nei giorni dell’anniversario della morte, avvenuta nel maggio del 1978, per un incidente d’auto di cui era stata vittima sulla Catania-Gela all’altezza dello svincolo di Ramacca, sua città natale. A precedere il recital con un contributo personale si sono alternate, di sera in sera, esclusivamente voci femminili, quelle di Nellina Laganà, Tiziana Giletto, Agata Damante e Silvia Ventimiglia.
Salvo Nicotra
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Mer, Mag 27, 2015
Spettacolo