“Oratorio di resurrezione”: la vittoria dell’amore sulla morte
La “preghiera laica” di Renato Pennisi nella “trascendente” realizzazione di Salvo Nicotra
Fine marzo alla Sala Magma di Catania, per la stagione 2015. Sui fogli di presentazione, si legge testualmente: «Quattro voci si confrontano sulla creazione e sul nostro destino. E’ un percorso di crescita, sacrificio e perenne stupore. E il filo che attraversa la storia e il nostro pensiero ci lega a una promessa incomprensibile, perché se ogni divenire sembra diretto inesorabilmente al proprio annientamento, l’oscurità irrimediabile in cui ogni creatura è immersa si accende misteriosamente di un bagliore che nulla ha di terreno. E il dolore diviene canto, improvvisa gioia».
Oratorio di Resurrezione ripercorre le tracce del martirio dell’Uomo alla ricerca non di significato ma del profondo senso della vita. Nella rappresentazione, pertanto, il cammino di Cristo verso il Golgota disegna il mistero dell’umanità alla luce del perdono e dell’amore; ma ancor di più conduce l’uomo a riscoprire in se stesso la fame d’infinito che solo un figlio può avere dal Padre. In questa nuova dimensione, il racconto della morte e resurrezione di Gesù sembra voler trasformare il dolore in salvezza, l’ascolto in coscienza di sé, e il mistero in scoperta della fede. Ed ecco perché nei segni del pane e del vino l’uomo riuscirà a vedere attraverso il Cristo la propria resurrezione; il suo dubbio perde così la memoria, e quella fame d’infinito saprà di cosa nutrirsi.
Decisamente, Salvo Nicotranon ama i percorsi comodi e facili. Viceversa, va a cercarsi e scegliersi le strade più impervie in salita che riescano a tradurre efficacemente la sua voglia di ricerca e di fare cultura e teatro. Del resto, il Centro culturale e teatrale “Magma”, con la Coop. “La terra del sole” e l’Ass. culturale “Terreforti”, ci hanno abituati all’inedito ed al non-visto, alle novità e sperimentazioni, a performances che non possono mai essere “di ordinaria amministrazione”, perché altrimenti – scommetto sul loro pensiero – non avrebbero ragione d’esistere su un palcoscenico artistico e culturale già affollato, spesso “commerciale” (anche in velleitari spazi di pretesa “avanguardia”) ed alla fine carente di veri stimoli e novità per il pubblico d’oggi.
Ed ecco che Salvo Nicotra, ancora una volta, si cimenta nel “difficile”, coinvolgendo chi assieme a lui crede davvero in certe “pazzie”; semplicemente perché le trova “cultura”, le ama e ci si ritrova appieno. E nasce ancora una “novità assoluta” e rischiosissima, questo poetico e struggente Oratorio di resurrezione di Renato Pennisi, un professionista, scrittore e studioso, autore di libri di poesia e direttore della rivista letteraria La Terrazza, amico da anni del promotore del “Magma”, il quale ne è rimasto evidentemente affascinato come gli succede con pochi (come ad esempio, per sua ammissione, il linguaglossese Santo Calì, definito suo “vate”). E si è affrontato così, assieme, «il mistero, avvolto nel fascino che gli è proprio, dai confini invalicabili, l’unica realtà possibile, vera risposta a se stesso; accettarlo come tale è fare un passo avanti» (le tre parole finali della rappresentazione).
Operazione ambiziosa e magari “azzardata” per un pubblico esigente, quest’ultimo lavoro, che l’imprevedibile cultore di teatro Nicotra ci confessava di avere in testa da tempo, una sorta di “sogno” o “fissazione” la cui realizzazione pratica richiedeva però alcuni pre-requisiti indispensabili: una lettura ed una scenografia adeguate, che non fossero ridotte a qualche leggìo e microfono e musiche di sottofondo su cui leggere, ma una messa in scena “vera”, che vedesse impegnati attori “veri”, cioè all’altezza, e bisognava quindi trovarli e coinvolgerli tra tanti impegni e problemi di ciascuno.
E Salvo Nicotra con tenacia e fortuna ha evidentemente (e felicemente) trovato ciò che cercava e di cui aveva bisogno, cioè un ottimo cast di interpreti pienamente all’altezza della situazione, cioè del rischio e della scommessa della messa in scena di questa “preghiera laica”. Un interprete di prim’ordine, anzitutto, come Antonio Caruso (collaboratore anche per la regia e i costumi), che assieme a tante esperienze pregevoli adesso cura al “Magma” anche una scuola di recitazione, e che non finiamo mai di apprezzare. E poi i giovani, esperti ed affermati, come i bravissimi Francesca Fichera ed Antonio Starrantino (che non avevamo visto mai all’opera prima) e la convincente Sabrina Tellico, che avevamo apprezzato tra l’altro al Castello Ursino quasi due anni fa in Goethe: un uomo che ama diretto da Elio Gimbo. Attori di talento, che hanno offerto anche – come è stato giustamente scritto – «una fortissima partecipazione fisica e psicologica». E tutti, si badi, protagonisti di una valida ed efficacissima performance in cui essi recitavano il “difficile” testo (per l’intera ora di spettacolo) a memoria e senza leggii di sorta. Ecco perché Salvo Nicotra ha finalmente messo in scena il suo ostinato intento («inerpicandosi sugli impervi sentieri della poesia ed accostandosi con umiltà ai misteri, alle domande, all’avvenimento che ha marcato la storia, all’amore insito nella ‘novella’ cristiana»), curandone tra l’altro puntigliosamente anche l’impianto scenico e le luci. «Un’attività di laboratorio che si accosta al ‘rito’ – si legge tra l’altro nella presentazione – provando ad assimilare il tutto in qualcosa di originale, con il fondamentale apporto di tutte le sensibilità presenti nell’organico».
Uno spettacolo breve, ma intenso e drammaticamente coinvolgente. Da apprezzare e sottolineare senza retorica o piaggerie di sorta. Perché anche stavolta era teatro ed era cultura, in quel “piccolo tempio” che si conferma essere la Sala Magma di Via Adua 3 a Catania; piccolissima ma sempre pronta a proporre, a stupire, ad accogliere gli amanti del teatro, e dell’arte e della cultura nelle varie espressioni (poesia e musica in primo luogo). Il tutto all’insegna di un puro volontariato fatto di impegno e sacrificio e senza lucro, che è lodevolissima e innegabile professionalità, o professionismo se volete, sul piano dell’impegno, della bravura, della passione e competenza che anima tutti i partecipanti alla macchina organizzativa ed alla messinscena. Ed è naturale e giusto citare, a parte la sapiente ed accurata regìa dello stesso Salvo Nicotra, che ha offerto – come è stato scritto – «un’interpretazione tanto viscerale quanto trascendente» dell’intenso e apprezzatissimo testo di Renato Pennisi (il quale non a caso ha abbracciato commosso tutti a fine spettacolo), la meticolosa ed appropriata consulenza e direzione musicale di Salvo Disca, la preziosa collaborazione organizzativa del collaudatissimo ed appassionato Alfio Guzzetta, l’ottima direzione di scena dell’irriducibile “factotum” Orazio Indelicato; con l’ulteriore collaborazione di Emanuele Disca e Francesca Foti. Insomma, una “squadra” che quando si mette compatta all’opera funziona davvero alla grande, dall’attenta preparazione alla realizzazione finale; e che – come in molti ormai affermano convinti – meriterebbe ben più ampi spazi, palcoscenici e riconoscimenti. Intanto, l’accogliente “salotto” del Magma registra davvero «un passo avanti»…
Roberto Fatuzzo
Gio, Apr 2, 2015
Cultura, Spettacolo