“La vita di Adèle” di Abdellatif Kechiche
Storia d’amore contrastato e di sesso delicato segnata da emozioni nascoste
La vita di Adèle, un film di 2 ore e 53’, di Abdellatif Kechiche è un tributo dello spettatore. Il film si fa attendere, vedere, si sa che un senso ci deve essere, saranno poi la crescita della 18enne Adèle e la scoperta della sua omosessualità? Ma è un tributo che si può dare a Kechiche, autore degli interessanti Cous-Cous (2007) eVenere Nera (2010), e questo su Adèle è Palma d’Oro a Cannes 2013. Ha la stessa atmosfera intimistica di Cous-Cous, la macchina da presa puntata quasi ossessivamente su Adèle che cresce, quasi a far cogliere i segni della crescita attimo per attimo, le sue emozioni recondite che ci si aspetta vengano fuori nel viso.
Vi sono lunghissime scene di sesso tra Adèle (Adèle Exarchopoulos) e la sua amica artista Emma (Léa Seydoux), nelle prime due ore dedicate alla presentazione dell’ambiente, all’introspezione su Adèle e alla contemplazione dei due bellissimi corpi di ragazze quasi adolescenti. E’ un sesso delicato però, fatto di baci e di corpi che si prendono in modo molto softly. Che contrastano con l’omosessualità maschile e spiccia, violenta, deLo sconosciuto del lago.
Marco Chiani scrive di Kechiche sul sito di mymovies diun’esistenza presa di petto dai suoi personaggi. Anche nel momento in cui soccombono e possono solo abbandonarsi agli scherzi del destino. Succede però che nella vita dell’adolescente che sboccia, Adèle, i momenti di soccombenza – quando viene liquidata dal grande amore Emma ad esempio – vengono riempiti con succedanei, amici maschi che la corteggiano e a cui si concede in parte, perché è sola, perché non si può star soli a quell’età, perché le lacrime silenziose o pronunciate la scuotono.
Era un amore vero tra Adèle e Emma. Questa però va per un’altra vita, più glamour, circondata da un’altra amante, Lise, e da ammiratori dei suoi quadri, nudi in cui lei ha ritratto Adèle del resto. Ha letteralmente cacciato di casa bruscamente e con una certa sufficienza la giovane protagonista, perché questa si accontenta solo di averla accanto, è soddisfatta del “semplice” impiego di maestra d’asilo, sta bene coi bambini. E l’asilo e i bambini sono l’unica cosa che le resta, la famiglia l’ha lasciata da tempo, ma le famiglie delle due sono semplici riempitivi nel film. Così pure sono dei riempitivi i numerosi parties e ritrovi tra amici, gente erudita o semplici ex-compagni di scuola, occasioni invero un po’ stucchevoli.
Memorabile e triste l’ultima scena in cui Adèle, sola per strada, va via dalla mostra di Emma da cui è stata ancora una volta rifiutata, ma noi siamo con lei.
Angelo Umana
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Gio, Nov 6, 2014
Spettacolo