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“Halloween” e “Festa dei morti” s’intrecciano

Ven, Ott 31, 2014

Cultura&Società

E’ bene conoscere altre tradizioni ma non dimentichiamo da dove veniamo

Halloween o “Festa dei morti”? La domanda sembrerebbe retorica, con la festività imminente e con i mass-media che danno ampia risonanza soprattutto ad Halloween. Ma siamo in Sicilia, la terra dove per secoli si è festeggiato la “Festa dei Morti”, una tradizione bellissima dedicata ai bambini e non solo, e allora la domanda diventa legittima….

La Sicilia è terra ricca di tradizioni e feste popolari molto antiche che si tramandano da generazioni e che ne fanno una regione affascinante e allo stesso tempo misteriosa. Alcune di queste sono accompagnate da leggende e credenze che mescolano il sacro con il profano, la realtà con la fantasia. È il caso del 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, che dalle nostre parti viene vissuto in maniera tutt’altro che triste, tanto da essere chiamato il giorno della “Festa dei Morti”.

I cari defunti, che nell’immaginario collettivo sono cupi e addolorati, si trasformano in generosi e burloni e la notte tra l’1 e il 2 novembre, abbandonando per qualche ora le loro eterne dimore, distribuiscono giocattoli, dolci e vestiti ai bimbi buoni, nascondendoli negli angoli più strani della casa. Al mattino ogni bambino inizia la sua frenetica corsa alla ricerca dei tanto attesi regali che di solito si trovano sotto il letto, sopra l’armadio, dentro i cassetti, ecc. I maschietti generalmente trovano pistole giocattolo, robot, automobiline, trenini elettrici ed interi cantieri in miniatura; le femminucce trovano le classiche bambole che piangono senza il ciuccio, Barbie, cucine con tutto il pentolame al seguito. Poi tutti assieme si va al cimitero a portare fiori, a ringraziare i propri cari per la loro generosità e a ricordarli come quando erano in vita. Eppure oggi se un bambino vestito da mostriciattolo viene a suonare alla porta brandendo la frase “Dolcetto o scherzetto” e pretendendo da noi dolci in cambio di protezione, o se veniamo invitati ad una festa in maschera in mezzo a streghe, vampiri e zombie, o se qualcuno arreda la casa con zucche vuote illuminate da una candela, quasi non ci facciamo più caso e accettiamo passivamente la trasformazione della Festa dei Morti in Halloween. Questa nuova festa, arrivata da noi dagli Stati Uniti grazie ai centinaia di telefilm made in U.S.Ache popolano la nostra televisione, in realtà ha origini molto antiche e si fa risalire alla tradizione celtica del V secolo a. C. Secondo la leggenda, il 31 di ottobre gli spiriti dei defunti vagavano per la terra alla ricerca di un corpo da possedere per ritornare in vita. I celti, al fine di scoraggiare gli spiriti, spegnevano ogni fuoco, rendevano fredde le loro case e si abbruttivano il viso e il corpo. La tradizione è poi giunta in America nel 1840, quando gli irlandesi emigrarono verso il nuovo mondo. Oggi gli americani l’hanno trasformata in una festa in maschera, simile al nostro carnevale ma in versione horror, ed è un modo come un altro per ridere dell’idea della morte. Queste due tradizioni, generate dallo stesso principio ma sviluppatesi in maniera del tutto differente, ci mostrano ancora una volta quanto il mondo sia vario e allo stesso tempo bello.

È giusto conoscere e capire gli altri, ma questo non vuol dire emularli a tal punto da dimenticare da dove veniamo e quindi quali tesori possediamo già.
Ci riusciremo? Chissà…

Agata Rizzo

Agata Rizzo

Insegnante di scuola dell’infanzia nel IV Circolo Didattico “Michelangelo Virgillito” di Paternò, II Collaboratore del Dirigente Scolastico e Responsabile della Scuola dell’infanzia.
Referente del progetto Pari Opportunità “Bambine e bambini, uguali…ma diversi”, da 10 anni coordina il giornalino scolastico “La Gazzetta RosAzzurra” sul tema delle pari opportunità e della genitorialità, diretto alle famiglie degli alunni. Negli anni ha collaborato con riviste del panorama pedagogico nazionale quali “Scuola Materna”-Ed. LA SCUOLA- e “Infanzia”-Alberto Perdisa Editore.
Nel 2006 è risultata II finalista con il progetto sulle Pari Opportunità “Bambine e bambini, uguali…ma diversi” al I Premio “Piccolo Plauto”, edito dalla Rivista Infanzia e dall’Università di Scienze dell’Educazione di Bologna.

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