Convegno di Fisica Nucleare a Catania
L’Italia in grande attività. Ce ne parla Alessia Tricomi della sez. INFN etnea
Dal 29 settembre al 3 ottobre 2014 si è tenuta a Catania, presso l’Hotel Principe, la riunione annuale della Commissione Scientifica Nazionale 1 dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) nella quale è stato approvato il bilancio 2015 per gli esperimenti e i progetti a cui partecipano i fisici italiani che fanno ricerca utilizzando acceleratori di particelle elementari nei più importanti laboratori italiani e internazionali. A questo cruciale appuntamento hanno partecipato i membri eletti della Commissione (21 scienziati provenienti da tutta Italia), il presidente di commissione Franco Bedeschi, il prof. Antonio Zoccoli (membro della Giunta Esecutiva dell’INFN) e circa 50 scienziati osservatori italiani e stranieri partecipanti ai diversi progetti coordinati dalla Commissione.
Durante i lavori sono stati discussi, in particolare, i finanziamenti per l’anno 2015 per gli esperimenti LHC: ATLAS e CMS, i due grandi esperimenti che si stanno svolgendo presso i laboratori europei del CERN di Ginevra che hanno annunciato, nel 2012, la scoperta del bosone di Higgs, nonché LHCb, LHCf e Totem. Questi esperimenti tra pochi mesi ricominceranno a prendere dati ad LHC.
Inoltre, sono stati discussi l’esperimento NA62, sempre presso il CERN di Ginevra, Belle II, esperimento in fase avanzata di progettazione, che sarà svolto presso i laboratori KEK in Giappone e due nuovi progetti di esperimento, g-2 e Mu2E, presso il grande laboratorio Fermilab di Chicago (U.S.A.)
Le discussioni della Commissione hanno evidenziato che, nonostante la grave crisi mondiale, la fisica nucleare italiana sta attraversando un periodo di grande attività, trovandosi all’avanguardia del settore a livello internazionale e contribuendo in maniera sostanziale all’ampliamento della conoscenza nel regno dell’infinitamente piccolo grazie anche allo sviluppo di apparati tecnologicamente all’avanguardia (tra cui alcuni realizzati interamente in Italia) che poi avranno ricadute e applicazioni nella vita di tutti i giorni, ad esempio nella diagnostica medica e nella terapia di certe malattie.
Ne ho avuto modo di parlare proprio di questo con l’organizzatrice dell’evento, Alessia Tricomi della sezione INFN di Catania e docente di fisica all’Università etnea, una donna tosta e valida, con la valigia sempre pronta per partire. Attualmente lavora in due esperimenti, CMS che ha scoperto l’ormai famoso bosone di Higgs (teorizzato nel 1964, che poi è stato osservato per la prima volta nel 2012, negli esperimenti ATLAS e CMS condotti con l’acceleratore LHC), e l’altro, del quale é responsabile nazionale, l’esperimento LHCf al CERN di Ginevra, che si occupa di fisica astro particellare, un settore più nuovo al confine tra la fisica delle particelle e astrofisica.
Così chiarisce Alessia: «Tutti questi esperimenti di ricerca pura non hanno un riscontro immediato nella vita di ogni giorno, ma lo hanno nel corso del tempo. Tutte le tecnologie che vengono sviluppate hanno poi delle ricadute molto importanti sulla vita quotidiana; basti pensare per esempio che l’internet è stato sviluppato proprio al CERN per comunicare dati tra gli esperimenti, ma adesso tutti noi non possiamo fare a meno di Google,Safari, Mozilla e altri motori di ricerca. Anche gli acceleratori vengono utilizzati comunemente nelle terapie contro i tumori, adroterapia, radioterapia, risonanza magnetica nucleare, quindi sono tutte applicazioni di tecniche e tecnologie che sono state sviluppate per esperimenti di ricerca di base che poi vengono riadattate per un utilizzo più quotidiano. Questo è dal punto di vista applicativo. Poi è chiaro che tutti noi abbiamo quel desiderio della conoscenza, di capire quale è la nostra origine, come si è formato l’Universo. Alla fine quello che cerchiamo di fare nei laboratori è cercare di riprodurre condizioni quanto più possibile simili ai primi istanti di formazione dell’Universo, e cercare così di capire se le nostri ipotesi sono più o meno valide. Ci sono sempre questi due aspetti, uno quello della conoscenza, ricerca di base che chiaramente produce la conoscenza in maniera naturale, e l’altro quello delle applicazioni che ha un meccanismo più lento, ma che ha dato dei risultati straordinari – radiodiagnostica e radioterapia sono dei esempi più importanti.
Per quanto riguarda il male del nostro secolo, il cancro, a Catania c’è uno dei più importanti centri di proto terapia in cui curano il tumore dell’occhio. Si tratta del Laboratorio Nazionale del Sud che è proprio una struttura di INFN, e che è stato un centro pilota con questa tecnologia. Adesso sta cercando di realizzare un centro di adroterapia analogo a quello di Padova che funziona da più di un anno. Catania in effetti è in prima linea in questo tipo di ricerca di applicazioni alla fisica medica.
Il grande problema della Sicilia è la fuga dei giovani, che in realtà è un problema che riguarda tutto il nostro paese, ma il Sud ne è particolarmente colpito. Io personalmente non trovo drammatico il fatto di andare a lavorare fuori dal mio paese; questo può essere visto anche come un arricchimento culturale. C’è anche un lato positivo che supera determinate barriere. Il vero handicap d’Italia è il fatto che non ha una politica di attrazione dei giovani stranieri nel proprio paese. Noi siamo penalizzati molto dal fatto che i giovani di talento italiani se ne vanno in Svizzera, Germania, Francia e Inghilterra, ma uno scambio di “cervelli” non c’é. La questione è complessa, perché solo esportare talenti brillanti e non avere nulla in cambio diventa un po’ frustrante. Nella ricerca siamo competitivi quando siamo più giovani, quindi è importante avere qui i nostri ragazzi validi. Avevo considerato io stessa la possibilità di restare a Ginevra, ma poi ho sempre avuto un sogno di creare una scuola di fisica delle particelle a Catania. Anche perché la città ha una lunga tradizione nel campo fisico nucleare, ma non di fisica delle particelle. Il gruppo nel quale lavoro io è stato il primo che ha iniziato questa attività a Catania. Quindi quando mi è stata offerta questa opportunità, un po’ per ragioni familiari, un po’ perché credevo molto in questo progetto, avevo deciso che vale la pena provare, anche perché se scappiamo tutti è finita davvero».
Silvia Ivanova
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Gio, Ott 9, 2014
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