“Sicilia, la fabbrica del mito” di Matteo Collura a Ragalna
La Trinacria “centro del mondo” che dà forma a misteri coi quali si fonda e vive
Nella sera di San Lorenzo le stelle di Ragalna rimandano ad altre stelle, quelle del cielo della Val Pusteria dalle quali nasce Sicilia, la fabbrica del mito di Matteo Collura per l’Editrice Longanesi. Con la complicità delle stelle e del cielo terso del Trentino Alto Adige, l’Autore vede la sua terra natia, la Sicilia, con lo sguadro d’emigrato scevro di qualsivoglia nostalgia di chi sà che ad essa apparterrà sempre.
Collura ripensa all’Isola, a quella Trinacria sentita come centro del mondo, fucina che dà forma a misteri sui quali si fonda e vive. Ma si tratta di misteri autentici o di invenzioni, di verità o di maschere? Da questi interrogativi origina la riflessione che pervade il libro. Matteo Collura indaga i miti che hanno reso famosa, nel bene e nel male, l’isola: da Salvatore Giuliano a Vincenzo Bellini, dal Principe di Palagonia a Franca Viola, dai monaci mafiosi di Mazzarino a Cagliostro, dal caso Majorana alla Real casa dei matti del barone Pisani. E procede assumendo un punto d’osservazione realistico ripulito da ogni retorica campanilistica. Oltre a svelare le origini del mito, l’autore spiega altresì come la Sicilia si presti ad un facile attecchimento. Le suggestioni di un lavoro tanto originale, sia per il tema trattato che per lo sviluppo dell’ipotesi iniziale, sono emerse appunto per San Lorenzo alla Pro Loco di Ragalna (Ct) in un incontro organizzato dall’Assessorato alla Cultura e dal periodico l’Alba che cura la Rassegna “In cerca d’Autore”.
Discutono con lo Scrittore-giornalista agrigentino: Norma Viscusi (editorialista de l’Alba), Turi Scalia (giornalista e scrittore) e Pino Pesce (direttore de l’Alba); modera la Viscusi che presenta autore e relatori rispettivamente come «sacerdote e ministri della Sicilia e delle stelle» per sottolineare il concorso degli astri e della cultura greca di cui il mito è diretta scaturigine. Invita a riflettere sul fatto che in Sicilia «cronaca e personaggi diventano leggenda», inquietanti o esaltanti misteri che altrove verrebbero dimenticati. La storia si trasforma in mito e rende la Sicilia un continente a sé stante così da impedire ai suoi abitanti di cambiare o estinguersi. I siciliani, come Tomasi di Lampedusa insegna, sono convinti di essere perfetti. La Sicilia dove «tutto si ingigantisce», come sottolinea Pesce, seguendo strani cammini e strane illusioni, dà senso al personale aleph di Collura che riconduce ai “luoghi” di borgesiana matrice. «Una terra enigmatica» per posizione e per manipolazione, scandagliata dall’Autore, in qualche caso, attraverso la «tecnica della dissolvenza cinematografica» con lo sguardo lucido di chi «scopre da lontano». Sul perché di una Sicilia eccentrica si sofferma Scalia che ne rivela «l’infernalizzazione» a partire dal ratto di Proserpina che si sostanzia nella fuitina e nell’«aria sulfurea dell’Etna» che contribuisce a plasmare «esseri perfetti o mostri»; proiezioni del caos di Empedocle e dell’equilibrio di Archimede; un eterno oscillare narrato attraverso la «divagazione» così vicina a quella dello scrittore latino Aulo Gellio delle Notti attiche. L’Isola diventa così il «pretesto» per togliere il velo ad altro; un’aurea di mistero che, come lo stesso Collura sottolinea, è volta sì «a dare un’immagine storpiata della realtà» per confondere le acque e rendere durevoli i siciliani seppur irritanti ancorché seducenti e simpatici, ma che tuttavia senza rinuncia a quell’insita «funzione consolatoria del mito».
Ad arricchire la serata non sono mancati i momenti musicali affidati alle musiciste Elisabetta Russo e Caterina Arcidiacono e le interpretazioni dell’attore e doppiatore Salvo Miraglia. Molto compiaciuti il presidente del Consiglio, Enzo Messina, e l’assessore alla Cultura Lucia Saladdino per aver voluto un momento di così alta cultura a Ragalna.
M. Gabriella Puglisi
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Sab, Set 27, 2014
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