#LiberaUscita, tre minuti per parlare di politica
Mer, Set 17, 2014
LiberaMotta lancia il primo Open Space politico. Per un paese con poche porte sul mondo.
C’hanno etichettato come un trand, una moda, un semplice fuoco di dissenso giovanile, destinato a spegnersi dopo il 25 maggio, con un’esigua rappresentanza consiliare e tanto fumo negli occhi. Elezioni, quelle di maggio, che hanno accentuato una sempre maggiore parabola discendente, che vede oggi Motta, come un paese spento. Con l’anima intorpidita. Intorpidita dall’abuso, celato dietro gesti di falso buonismo. Che glorificano (per nascondere, per ammaliare) anche la normale amministrazione, che nel vivere civile dovrebbe essere sinonimo di normalità. Una cittadina,quella di Motta, capitale siciliana della bandiera, che da decenni invoca una tensostruttura, ma che si accontenta di un torneo giugnino . Della serie: ho dovuto chiudere il Bar per i debiti e tu mi offri una granita (tanto per restare in tema estivo). Ed ancora, una cittadina in pieno disagio economico e sociale: inesistenti i servizi sociali e complessivamente tutti i servizi previdenziali, tante aziende decidono (molte volte per necessità) di chiudere o delocalizzare, tante le famiglie ridotte sull’orlo dell’abisso. E qui, in queste situazioni di malessere, che cova il tarlo della criminalità, del malaffare, che gioco forza diventa l’unico sistema vincente, che abbassa il tenore culturale ed intellettuale, che ingabbia e getta la chiave nell’oceano. Perchè quando non esistono alternative, quando manca il pane da portare a casa, si diventa deboli. Deboli e vulnerabili. Ed al contempo terminali di un sistema. Un sistema, che i giovani (e meno giovani) di #liberamotta hanno voluto affrontare, scandagliare, monitorare ed analizzare. E per poco stavano anche per distruggere. Perchè non diventa lotta di frontiera, campagna di sensibilizzazione da “centro sociale” (con tutto il rispetto che si può avere) fine a se stessa, se si da un proseguio, se si capisce che questa esperienza ha risposto implicitamente ad una domanda: E’ questo il progetto vincente, la strada che la nostra piccola comunità deve seguire? Si… E giorno 21 settembre, lo confermeremo con certezza. Con la certezza che basteranno 3 minuti, ad ogni singolo mottese, per gridare chi è, cosa vuole, cosa sogna. Perchè infondo, il fatto di dirlo è già qualcosa. Il fatto di porterlo dire, è già qualcosa. Il tutto all’ombra del Dongione Normanno (ore 17:30, zona “affitto”), ricco di storia e tradizione. Una storia che non dice, all’appendice, “porcaio” e “porcile” della Sicilia. E chissà che cosa avrebbe fatto o risposto Ruggero d’Altavilla, se si fosse affacciato dalla torre, volgendo lo sguardo a Tiritì. Sicuramente avrebbe avuto la nostra reazione: in vita, fu mago degli “assedi”.
Giovanni Frazzetto
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Complimenti non so niente di
Motta ma l’articolo trasmette la forte passione per la propria città. Trand è Trend.