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“Il mondo in una stanza” di Salvatore Miraglia al “San Guanella” di Roma

Ven, Lug 25, 2014

Spettacolo

La fantastica storia claustrofobica di un professore intrappolato nelle proprie mura domestiche

Il teatro San Guanella di Roma, in quest’ultimo giugno, ha portato in scena Il mondo in una stanza, una commedia scritta, diretta e interpretata da Salvatore Miraglia.

«La storia è vita esasperata e claustrofobizzata che scorre in maniera sorda; ognuno guarda e coltiva il proprio “io”, ignorando l’interlocutore che gli si muove e dimena davanti.» sottolinea l’Autore alla fine dello spettacolo. «Ma cosa può raccontare un essere che non vive se non storie di pura fantasia? Favole… » puntualizza ancora Miraglia.

Il fatto si svolge in un appartamento di Roma. Il protagonista, il prof. Santi Mariani (Salvo Miraglia), si è intrappolato tra le proprie mura domestiche e vi ha recluso “il mondo”: il suo. Negli anni ottanta vince giovanissimo un ambito e noto premio letterario diventando l’evento letterario dell’anno (il primo romanzo l’aveva scritto in Sicilia, dove era vissuto male a tal punto da lasciarla. Ma è fuga anche dalla madre protettrice che ti soffoca per troppo amore fino a toglierti le ali. La voce patinata della radio (Catena Fiorello) ne racconterà l’antefatto. La scrittrice recita il ruolo quasi di se stessa: giornalista e conduttrice di una rubrica chiamata “Libri”. L’ansia da prestazione letteraria per il successivo e atteso lavoro che non arriva e la “sindrome da pagina bianca”, gli procureranno una spiccata misantropia mista ad una punta di ipocondria, che si acuiranno nei trent’anni a seguire e caratterizzeranno in maniera grottesca i paventati rapporti del professore con Antonio, il portiere-portiere (Daniele Blando), Selvaggia (Veronica Nebbia), la romantica vicina, troppo vicina…parafrasando il testo della commedia, Alessandra (Giorgia Serrao), la rampante agente immobiliare. Dalla sua finestra Mariani vede la tangenziale e la vita scorrergli sotto, ma non ha il coraggio di immergervisi. Entreranno poi in scena personaggi onirici e medianici: la Creatività (Silvia Savino) sulle note di Piazzolla e Tiersen e personaggi  sulle note del proprio dialetto che colorano il fare “teatro”: è il caso del napoletano Dino de Bernardis, alter ego di Mariani.

Alla fine della commedia, ricca di musica, coreografie, richiami ad autori importanti, si scoprirà che Mariani ha sognato quasi tutto, forse anche l’incontro con la ballerina-creatività e con il suo alter ego. Capirà ridestandosi, dopo lo scontro con l’alter ego e quindi con se stesso o con quella parte taciuta in un antro dell’animo, che la vita va vissuta davvero. Si insinuerà nel pubblico il dubbio-convinzione che magari l’alter ego forse esiste davvero come figura magica quasi mitologica. Una favola moderna che sorprende il pubblico quando la radio parla anche con la voce di Carlo Valli (nel ruolo dello speaker) che, doppiando la voce di Robin William, rimanda il pubblico indietro nel tempo: ai tempi di Good morning Vientnam.

Altra graditissima sorpresa è stata la partecipazione speciale in sola voce di Anna Malvica nel ruolo della madre premurosa e apprensiva di Santi Mariani.

Manca nella commedia una vera e propria morale; Salvatore Miragliadeliberatamente ci offre una rappresentazione leggera che, con eleganza e attingendo dal vernacolo partenopeo, romano e siciliano, riesce a trasmettere il messaggio, senza velleità alcuna: occorre però vivere, inzupparsi dell’odore buono e della puzza nauseabonda del quotidiano noto come “vita”. Bisogna sporcarsi di vita, abbuddare i manu perché sennò si rischia di rimanere “puliti” e intonsi come quei fogli sui quali Mariani tenta di buttare un po’ del suo inchiostro. Il protagonista scrive e poi fa le “pallette” col foglio che ha schizzato istintivamente d’inchiostro, cancella implacabilmente, e intanto rimane incluso dentro il suo mondo chiuso in una stanza. Tutto come in un acquario. L’autore racconterà di gesta eroiche ma è tutto inventato… troppo… allora anche la visione si sbriciola perché “incredibile” agli occhi dell’autore stesso e del lettore. Anche la favola ha bisogno del bagaglio personale per suonare armonicamente… L’esistenza di Mariani non ha note e dunque musica, musicalità. La commedia finirà con Mariani che si lascerà amare e soprattutto amerà Selvaggia.

Uscendo dalla quinta, Mariani, nella finzione, simboleggia il teatro e la volontà di affrontare il mondo. Naturale quindi che uno scrittore ha bisogno della realtà per scrivere un romanzo e vivere… che Selvaggia o chiunque altro, approdato in questo mondo, ha bisogno della fantasia e di un libro per mitigare la durezza della realtà e quindi vivere…

Cos’è la vita senza un libro? Ma che cos’è la vita quando leggi sempre lo stesso libro?!!

Santy Caruso

Santy Caruso

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