Verso un nuovo concilio? Il Vaticano III
In Papa Francesco i presupposti di cambiare la struttura verticistica della Chiesa
«Il pontificato di papa Francesco potrebbe essere il preludio di una nuova stagione conciliare. A sostenerlo è lo storico Franco Cardini che, sulla scorta dei suoi vasti studi, che spaziano dalla chiesa medioevale fino ai nostri giorni, ritiene che le divisioni e le tensioni all’interno della Chiesa siano tali da rendere plausibile la convocazione di un nuovo Concilio.
Tale tesi è condivisa anche da Onorato Bucci e Pierantonio Piatti, il cui ultimo saggio rilancia il dibattito sui concili ecumenici. Docente di storia medioevale all’Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze, Cardini s’inserisce a pieno titolo in tale discussione che non è una disputa puramente accademica ma coinvolge la Chiesa tutta.»
Queste riflessioni pubblicate da Zenit fanno pensare alla presente realtà della Chiesa e della società, le quali vivono momenti di grande disagio e di repentine trasformazioni.
Alcuni flash di luce guizzano nel buio della notte e manifestano il grande divario tra i ricchi e i poveri, i potenti e i deboli. Lo scandaloso problema della diseguale distribuzione della ricchezza sollecita una risposta urgente e “cristiana”. La ricchezza e la povertà degli uomini, però, diventano questioni importanti sul piano della testimonianza: lo furono ai tempi di San Francesco d’Assisi e lo sono oggi, ai tempi di papa Francesco.
Le dimissioni di Papa Benedetto XVI hanno segnato un solco profondo e, nel passaggio al pontificato di Papa Francesco, che si presenta come Vescovo di Roma, quasi come un primus inter pares si leggono i presupposti della modifica organizzativa della struttura verticistica del Papato.
Si fa cenno con frequenza ad una partecipazione democratica ed il prossimo Sinodo sulla famiglia costituisce la prova tecnica dell’innovazione.
I numerosi questionari pervenuti, molto eterogenei, rivelano come lo stile di vita “moderna” ha inciso sulla mentalità comune, facendo apparire normale e ordinario, ciò che per secoli è stato ritenuto errato e contro i principi della religione e della fede.
Sono trascorsi 50 anni dal Vaticano II e nella rilettura degli esiti e dei benefici apportati alla Chiesa, la discordanza dei pareri rivela il distacco tra le cose dette e le diverse applicazioni attuate.
Seguendo la linea storica dei Concili, convocati per ”rispondere” ai concili precedenti, il prossimo Vaticano III potrà considerarsi come una palinodia del Vaticano II, rispondendo alle nuove esigenze sociali e culturali per un’applicazione coerente del Vangelo.
In ultima analisi, si legge nell’intervista al prof. Franco Cardini, «la scelta che resta da fare ai vertici della Chiesa è proprio questa: fino a che punto aderire all’assolutezza dei dogmi della Chiesa senza mutarli, senza per questo perdere contatto con la storia? O fino a che punto possiamo invece sviluppare il contatto con la storia con il rischio di poter arrivare a quello che alcuni prelati più conservatori chiamano relativismo?»
Certamente il contatto con la storia non dovrà intaccare l’essenza del Vangelo, né la ricchezza del messaggio cristiano, tramandato dai Padri della Chiesa, mentre la complessità del momento sollecita interventi coraggiosi e parole chiare come quelle pronunciate il venerdì santo nella solenne liturgia della Croce e nella Via Crucis al Colosseo.
Parole di denuncia che necessitano una coerente risposta con azioni concrete e segni visibili, come avveniva tra i primi cristiani.
L’invito pasquale di “ritornare in Galilea”, luogo che ha dato inizio alla storia della salvezza, per incontrare Gesù, e rileggere la storia e gli eventi alla luce del Vangelo, accompagna questi giorni segnati da così eccezionali eventi.
Nella vita del cristiano la “Galilea” esistenziale, è quella che custodisce l’esperienza dell’incontro personale con Gesù e quindi la vocazione all’impegno cristiano, la chiamata a scegliere ed operare il bene. Ritornare in Galilea significa “fare il pieno” di energia per un nuovo cammino da intraprendere
L’intercessione dei due grandi Papi, proclamati “Santi”, uno che ha avviato il Concilio Vaticano e l’altro che l’ha attuato, rispondendo ai bisogni dell’uomo di oggi, traccia nel cielo una scia luminosa da seguire, quale direzione di marcia per una società migliore.
Giuseppe Adernò
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Mer, Apr 23, 2014
Cultura