Paternò e l’antica, nobile arte del cantastorie
Omaggio a Turi Mancuso dalla Compagnia Teatrale Luigi Capuana di Paternò
Un omaggio a Turi Mancuso e alla sua arte, l’antica, nobile arte del cantastorie, la serata organizzata dalla Compagnia Teatrale Luigi Capuana di Paternò, di concerto con il Comune di Paternò, il 20 marzo, presso il salone della Biblioteca Comunale.
Tema principale dell’incontro la commedia musicale Orlando Pazzu di Turi Mancuso, erede dell’arte dei cantastorie paternesi, rappresentata con oltre cinquanta repliche in teatri di varie province siciliane e non solo, visto che il musical ha varcato anche i confini della Sicilia.
Bisogna ricordare, comunque, che Mancuso oltre Orlando Pazzu ha composto e musicato altri due fortunati musical: Cavalleria Rusticanadi Verga e Vanni Lupo di Nino Martoglio.
L’incontro culturale, introdotto dal presidente della compagnia Elena Cavallaro ed egregiamente coordinato da Norma Viscusi, ha visto nell’intervento qualificato del prof. Nino Tomasello, storico locale della cultura popolare, una suggestiva interpretazione della storia del prode Orlando così come l’ha voluta Mancuso nella sua opera.
Una storia che vede invertiti i classici ruoli dei protagonisti: non più un puparo ma il cantastorie che viene usato, fatto pupo dai pupi, i quali una volta tanto diventano pupari!
«Vogliono, i pupi, – racconta Tomasello – solamente provare a “prendersi il gusto” della libertà, raccontando, cantando, la storia di Carlo Magno, tratta dalla Chanson de Roland e mediata da Ludovico Ariosto, dal loro punto di vista, a modo loro, come la sentono dentro la loro anima nascosta nel guscio di legno, con parole, trame e tonalità musicali del popolo del quale assumono la rappresentanza reale.
L’operazione è complessa e, per essere dispiegata, dicono i pupi nel loro Parlamento, ha bisogno di chi, di solito, canta al popolo le storie: il cantastorie, a cui suggeriscono, infondono parole, e note perché racconti al pubblico “la loro storia” di Orlando! …Vogliono, in altri termini, anche loro diventare pupari, in questo caso del cantastorie.
E’ il caso di sottolineare che nella storia cavalleresca i pupi usano la lingua italiana; ciò per alimentare l’unità linguistica del Paese, mentre i cantastorie usano il dialetto siciliano. Nell’Orlando Pazzu i pupi e il cantastorie parlano, non a caso, la stessa lingua…»
L’Orlando Pazzu che accoglie nelle splendide musiche di Turi Mancuso, tutta la tradizione dei canti popolari, è un’opera in tre atti, originale, divertente e, nello stesso tempo, struggente che costituisce con la rivoluzione dei pupi – come sottolinea lo stesso Mancuso – la metafora della ribellione dei soggetti più deboli nei confronti dei potenti, quei ceti deboli che non vogliono essere più manovrati ma essere con-partecipi della scena sociale.
La serata, in perfetta amalgama tra il numeroso pubblico, l’autore e i qualificati ospiti, amici e collaboratori voluti da Mancuso, si è conclusa con una splendida performance dell’autore nella quale, sul filo della memoria dei ricordi personali dello stesso, che attingono ai principali ispiratori della sua arte: DON ANGELO E DONNA MARIUCCIA, il padre e la madre, si sono intrecciati canti tradizionali e popolari siciliani, accompagnati dall’insostituibile chitarra con la quale il nostro cantastorie ha regalato suggestioni indimenticabili.
Ed infine, Turi Mancuso ha voluto ringraziare il suo pubblico con l’omaggio di un cd, con i brani dei suoi tre musical, realizzato in occasione delle cinquanta rappresentazioni de L’Orlando Pazzu.
Agata Rizzo
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Mar, Apr 8, 2014
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