“Rosa Balistreri” di Giuseppe Cantavenere a Belpasso
Presentato il libro dell’avvocato-scrittore di Palma di Montechiaro nell’Aula consiliare
La voce che si fa canto, amaro, struggente, disperato, per gridare al mondo, il dolore, l’angoscia, la povertà, la violenza e le proprie e altrui sopraffazioni. E’ questa Rosa Balistreri, personaggio unico, irripetibile nel panorama artistico-musicale della nostra Isola. Di lei, piccola grande donna, caparbia, risoluta, con la sua ostinata voglia di riscatto dalla condizione in cui l’avverso destino l’aveva posta, hanno parlato con sincero affetto e ammirazione il prof. Nunzio Famoso, docente universitario, il prof. Pino Pesce, direttore periodico l’Alba, che ha promosso e fortemente voluto l’evento culturale, e lo scrittore Giuseppe Cantavenere autore del libro Rosa Balistreri, presentato di recente nella sala consiliare del Comune di Belpasso. Durante la serata, introdotta dall’assessore alla Cultura Barbara Laudani, entusiasta organizzatrice dell’incontro, il folto pubblico presente ha avuto modo di poter entrare nel mondo di Rosa, la “cantatrice del Sud”, come ha ricordato il direttore de l’Alba, tirando fuori alcuni giudizi del tempo e puntualizzando che l’autore conobbe Rosa fin dalla giovinezza e che ne scrisse la sua biografia, apprendendo, dalla sua stessa voce, «Una vita travagliata, segnata dalla povertà morale e materiale, ma riscattata dalla sua natura indomita, e dal dono che madre natura le aveva elargito, la voce». «Voce di coltello» l’aveva definita Matteo Collura, che entrava nel cuore fino a ferirlo. Voce di protesta, di denuncia Ivu all’nfernu ca ci fui chiamatu, e ancora Morsi, ca morsi, e cu mamava persi, comu fineru li iochi e li spassi, la bedda libirtà comu la persi. L’autore, anche attraverso i suoi ricordi personali rende la vicenda umana e musicale di Rosa, affascinante, particolare, ma soprattutto vera, senza veli o retorica alcuna. La sua vita, seppure breve, è una storia con cadenze di tragedia, al limite dell’inverosimile. Lei, ignorante, analfabeta,è riuscita a calcare le scene nazionali, cantando la sua Sicilia disperata, calpestata, sfruttata, ma pur sempre splendente di luce di sole e di vita, con la quale si sentiva un tutt’uno; la Sicilia era lei povera e ricca allo stesso tempo, intrisa di poesia, di umana dignità, di amore e speranzoso riscatto. Nel suo canto affiorava una sapienza antica, e la sua voce di mille colori, ora forte e possente, ora leggera e delicata o aspra e tenerissima, era capace di toccare tutte le corde segrete dell’anima. Dalle immagini del film documento del regista Nello Correale, proiettato fra un intervento e l’altro la sua peronalità emerge chiara, pregnante, lei piccola, che racconta il suo vissuto e a tratti imbraccia la chitarra e incanta, trascina e scuote l’animo. Il prof. Famoso nel suo intervento, nell’evidenziare il grande valore della canzone popolare, in quanto espressione intensa e immediata del sentire umano, ha sottolineato fra l’altro che «Rosa Balistreri è stata un grande personaggio, da annoverare fra i più noti scrittori e poeti siciliani; nel suo canto struggente, non c’era solo protesta e denuncia sociale, ma intensa poesia, arte e profondità di sentimenti».
Maria Calvagno
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Sab, Gen 25, 2014
Cultura, Informazione