“W L’Italia.it… Noi non sapevamo” di Egidia Bruno e Marie Belotti
Alla cartiera di Catania uno spettacolo che non su accontenta delle lezioni scolastiche
Abbiamo assistito, domenica 24 novembre (replica il 25), alla Cartiera di Catania, alla pièce W L’Italia.it… Noi non sapevamo interpretata da Egidia Bruno.
È da più di un anno che la giovane attrice lucana, con già una bella esperienza fra teatro, televisione e cinema, porta in giro per l’Italia lo spettacolo che ha scritto assieme a Marie Belotti.
Già il titolo della pièce teatrale oppone una sigla, che richiama grandi possibilità d’informazione, internet, la navigazione sul web, a un lapidario “noi non sapevamo” che, perlomeno, spinge a porci dei problemi, delle corpose domande.
È questo che lo spettacolo vuole ottenere dal pubblico: chiedere, chiedersi, non accontentarsi dei pochi ricordi di lezioni scolastiche quasi sempre insufficienti. L’argomento è l’Unità d’Italia, quel periodo in cui il Regno delle due Sicilie diventava anch’esso Italia, in teoria al pari delle altre, ormai tramontate, entità politico-amministrative. Attenzione, nulla che una buona Storia d’Italia non riporti con dovizia di particolari, documenti, testimonianze etc. Ma che, nella pochezza culturale di un’Italia sempre più preda di grandi fratelli e amici vari, di una scuola pubblica abbandonata e impoverita, diventa una novità che sconvolge e fa riflettere. E fa bene la Bruno a tenere su un tavolino sul palco una pila di libri da cui citare pezzi più o meno brevi per fare capire l’importanza dell’informazione, della lettura, dell’approfondimento. Durante lo svolgimento dello spettacolo la pila “da leggere” si abbassa e, per contro, si alza la pila dei “etti”. Egidia ci informa di com’era il Meridione prima dell’unità, del comportamento da occupanti dei “savoiardi”, degli eccidi in nome di una Legge completamente priva di giustizia, del brigantaggio, della sparizione delle industrie, spesso all’avanguardia in Italia o addirittura in Europa. Smonta mistificazioni ormai sedimentate, luoghi comuni e bugie già secolari. E lo fa apparentemente da sola: apparentemente perché assieme a lei – unica presenza sul palco – compaiono i visi dei protagonisti, noti e meno noti, famosi o sconosciuti, briganti e generali, nobildonne e brigantesse; apparentemente perché lei stessa riesce a rappresentare e a dare voce alle varie regioni del Sud, con le testimonianze, coi canti popolari nei dialetti d’origine, il lucano, il siciliano, il campano.
Lo spettacolo si snoda per un’ora e mezza, senza pause che spezzerebbero il filo del discorso, con momenti di grande coinvolgimento e di vero e proprio pathos. Uno spettacolo che riesce a mettere a tacere nello stesso momento le scempiaggini di leghisti e soci e il meridionalismo d’accatto, spesso addirittura filo borbonico, a cui assistiamo da qualche anno, ambedue frutto, sostanzialmente, dell’ignoranza, anzi della precisa volontà di ignorare.
Francesco Giuffrida
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Mar, Dic 24, 2013
Spettacolo