Il FestAval di Roma stupisce con scelte estravaganti
Un altro trionfo per la documentaristica italiana: premio alla miglior attrice assegnato per la voce
Non un Festival, ma un “FestAval” è stato quello del cinema 2013 a Roma, conclusosi di recente. L’ho ha sottolineato più volte il nuovo vecchio direttore artistico Marco Muler al suo secondo anno al timone della festa cinematografica romana. Che un festival si trasforma in una festa non è una novità, ma di certo il verdetto finale ha sorpreso non poco. La giuria internazionale, presieduta da James Gray e composta da Luca Guadagnino, Amir Naderi, Veronica Shen, Aleksei Guskov, Noemie Lvovsky e Zhang Yuan, ha stupito con una scelta estravagante. Il “Marc’ Aurelio d’Oro” per il miglior film è stato assegnato ad un altro documentario italiano, seguendo l’esempio del “Leone d’Oro” di Venezia, andato a Gianfranco Rossi per il suo Sacro Gra. A Roma invece ha trionfato TIR di Alberto Fasulo, storia di un camionista che a sorpresa ha sconfitto il favoritissimo Her di Spike Jonze. Pensare che il film di Jonze è considerato un capolavoro che ha seri requisiti per fare incetta di nomination agli Oscar. Anche se nella sala stampa si è sentito qualche applauso dopo l’annuncio ufficiale, nei numerosi siti, i giorni seguenti, abbiamo letto i commenti sfavorevoli provocati dalla “premiazione choc” della giuria. Migliore regia a Kiyoshi Kurosawa per Seventh Code, Premio speciale della giuria a un film rumeno in bianco e nero, Quod Erat Demonstrandum di Andrei Gruzsniczk. La migliore interpretazione maschile è andata a Mattew McConaughey per Dallas Buyers Club, e quella femminile (un caso a dir poco curioso) è andata alla voce di Scarlett Johansson, che nel film non si vede neanche, ma per la giuria stranamente la sua voce è stata sufficiente per assegnarle il prestigioso premio. Così Scarlett ha fatto la sua bella passeggiata sul red carpet con il suo allegro abitino corto, sorridente e raggiante.
La folla più grande al festival si è vista per la sfilata del cast dell’attesissimo film fuori concorso, Hunger Games (La Ragazza di Fuoco), diretto da Francis Lawrence. Di solito i sequel sono sempre un gradino più basso del primo film, ma in questo caso si può dire tranquillamente che il secondo ha superato il primo, sia come effetti speciali sia come interpretazione e trovate di regia. I giovani attori Jennifer Lawrence, Liam Hemsworth e Josh Hutcherson sono stati letteralmente assaliti dai loro ammiratori che hanno mostrato un affetto riservato solo alle vere star hollywoodiane. Se vi ricordate, la giovane Jennifer Lawrence è precipitata dalle scale prima di prendere il suo meritato premio Oscar a Los Angeles, ma ha proseguito la sua scalata verso il successo senza inciampare più, per raggiungere lo status attuale del nuovo volto del cinema internazionale.
Per la prima di Romeo e Giulietta, presentato fuori concorso, regia di Carlo Carlei, riproposto in una cornice rinascimentale dopo 44 anni, insieme al cast, ha sfilato sul red carpet anche Nadja Swarovski, presidente di Swarovski Entertainment Ltd, uno dei produttori del film. Nata in Germania, cittadina austriaca, Nadja ha commentato che passare al mondo del cinema è stato un processo naturale e logico. E chiarisce: «Siamo entusiasti di presentare il film al pubblico italiano al Festival di Roma, un luogo adatto e iconico per un film così radicato nella sua storia. Swarovski ha lavorato con diversi talenti nei costumi e nelle scenografie e ci siamo impegnati a sostenere la creatività nei vari settori quali moda, gioielli, design e cinema. Romeo e Giulietta lo sentivo come il progetto perfetto per approfondire il coinvolgimento e la collaborazione con visionari affermati come Ileen e Julian che sostengono i talenti emergenti di oggi». Swarovski ha collaborato in stretto contatto con il visual consultant Milena Canonero e il costumista Carlo Poggioli, per adornare i costumi del primo rinascimento (gioielli, accessori e maschere con mezzo milione di cristalli) ed evocarne le luci e i colori del periodo. Con una storia lunga 80 anni, e dopo aver messo la sua impronta su diversi costumi, gioielli e scenografie in alcune delle produzioni più famose di Hollywood, per Swarovski è davvero una naturale evoluzione muoversi nella produzione cinematografica.
E’ difficile, in poche righe, scrivere tutto ciò che un festival regala al suo pubblico, ma vorrei menzionare due film italiani che mi hanno colpita particolarmente, e che raccomando di vedere perché sono tosti e perché fanno pensare: L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi, che ha aperto il festival, e Il venditore di medicine di Antonio Morabito. «Ho scelto l’ambiente della Farmaceutica per il prodotto che viene trattato», dice il regista che aggiunge «Il farmaco è l’ultima cosa che dovrebbe essere ridotta a mero prodotto commerciale». Invece lì, cosi come in tutti i settori competitivi, esiste la corruzione sfrenata e illegale, inganno e tradimento di fiducia. Veronesi, invece, con L’ultima ruota del carro, ci ha regalato una commedia corale incentrata sulle vicissitudini normali e al contempo eccezionali di un semplice uomo, un eroe dei nostri tempi. Il film si basa, al 90%, sulla vera storia di Ernesto Fioretti, attraverso la quale in un lampo si percorrono 40 anni della storia italiana.
Silvia Ivanova
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Ven, Nov 29, 2013
Spettacolo