Attaccati alla mamma? No, alla terra I nostri giovani sono “terroni” non “mammoni”
Hanno 16/17 anni e il loro obiettivo non è quello di restare vicino alla “mamma” ma inventarsi un lavoro nella propria terra per farla crescere
Se “mammoni” significa voler restare attaccati alla propria mamma, allora i nostri giovani studenti vogliono sentirsi definire “terroni”, perché loro invece si sentono inesorabilmente attaccati alla propria terra. La amano e si stanno impegnando per inventarsi un lavoro che non c’è, per restare sul territorio e contribuire alla crescita economica della loro terra, della Puglia e, possibilmente, di tutto il meridione.
Relativamente all’ultima uscita del ministro Cancellieri secondo cui i giovani sono tutti dei “mammoni”, ci piace far notare (anzi, non ci piace affatto) che qui, nel Salento, come nella maggior parte del meridione, la stragrande maggioranza dei giovani che cercano un lavoro sono ancora costretti ad emigrare (ebbene sì, siamo ancora degli emigranti, alla faccia del restare attaccati alla gonna di mammà). Ogni anno migliaia di giovani meridionali, diplomati e laureati, lasciano casa, amici e paese per recarsi al nord, in Europa e oltre, in cerca di una possibile occupazione, posto fisso o flessibile che sia. Lo sappiamo bene noi che operiamo nel mondo della scuola e che, dopo due mesi dal diploma, veniamo puntualmente informati sulle scelte future dei nostri ex studenti (parliamo di quelli che hanno deciso di non proseguire gli studi) e, anno dopo anno, restiamo con quell’amaro in bocca causato da questa triste e persistente condizione.
Ed è per dare una svolta a questa tendenza che, a partire da settembre scorso e per i prossimi tre anni, gli studenti della 3B dell’Istituto Costa di Lecce stanno lavorando per “inventarsi” un lavoro nuovo, basato sullo “sfruttamento” del riconoscimento Unesco della nostra sana e buona Dieta Mediterranea quale patrimonio immateriale dell’umanità e sul rilancio dei prodotti della terra e della cucina nostrana. L’intuizione dei giovani salentini è molto semplice, ossia se si riuscisse a far comprendere al resto d’Italia e al mondo intero (in primis Usa, Canada, Germania e Gran Bretagna) che il meridione d’Italia è la culla della Dieta Mediterranea e che i suoi prodotti e la sua cucina tradizionale rappresentano da sempre uno dei regimi alimentari più sani e gustosi che ci siano, allora, con l’incremento dell’interesse generale, si raggiungerebbero due grandi risultati: in primo luogo si otterrebbe la valorizzazione e la conseguente domanda economica dei prodotti (commercio); in secondo luogo, aumenterebbe il numero di visitatori stranieri in Italia interessati a gustare i nostri piatti e a scoprirne i segreti (turismo). Se questo accadesse, commercio e turismo avrebbero bisogno di un numero maggiore di operatori del settore che, tradotto in lingua corrente, significa maggiore occupazione, per tutti ma soprattutto per i giovani.
Per questo loro progetto gli studenti hanno creato e registrato il brand ex novo “Dieta Med-Italiana” (non è altro che la contrazione di Dieta Mediterranea Italiana) e opereranno nella promozione di quella che chiamano la “tripla A”, che non è quella decretata dalle agenzie di rating ma quella che viene fuori dalle iniziali di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente.
Nella loro visione, quindi, il futuro lavoro, loro e dei loro coetanei, si potrà esplicare attraverso:
1) il rilancio innovativo dell’agricoltura, dell’ittica e dei relativi prodotti;
2) la valorizzazione, promozione e commercializzazione in tutto il mondo del regime alimentare della Dieta Mediterranea “italiana”;
3) il rigoroso rispetto dell’ambiente.
I primi passi? L’utilizzo di siti web, blog e social network per diffondere e far conoscere il progetto nel resto del mondo e l’organizzazione in primavera di un grande evento, il “Festival della Dieta Med-Italiana”, capace di convogliare giornalisti, esperti, appassionati e curiosi, nazionali ed internazionali, là dove la Dieta Med-Italiana si pratica da centinaia di anni.
Se è vero che “volere è potere”, allora questi giovani stanno muovendo i primi passi verso quello che potrebbe essere l’inizio di un cambiamento radicale.
Mer, Feb 8, 2012
Cultura&Società