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Maria Rosaria Omaggio è Oriana Fallaci nel “Walesa” di Wajda

L’attrice e il regista premiati a Venezia, rispettivamente con il “Pasinetti” e il “Persol”

«Un film che si rivolge sopratutto ai giovani di oggi, sperando che possano sentire di nuovo il desiderio di partecipare alla vita politica», e ancora: «Un film che ha il soggetto più difficile che abbia mai affrontato in 55 anni della mia carriera nel mondo del cinema», così ha detto del suo ultimo lavoro (Walesa – Uomo della Speranza) Andrzej Wajda, il celebre regista polacco.

Il lungometraggio, presentato fuori concorso alla 70esima Mostra Cinematografica di Venezia (con premio “Persol” a Wajda e premio “Pasinetti” a Maria Rosaria Omaggio quale migliore interprete), riporta sul grande schermo l’incredibile biografia di un uomo nella cui vita si sovrappongono e si scontrano la necessità di uno Stato regolato dalle leggi e la volontà di ribellarsi ad esso quando queste ultime non sono democratiche; vi si incrociano l’amore e la politica; e il tutto dà il via ad un evento importante della storia, dove il protagonista da semplice operaio si trasforma in simbolo della liberazione degli Stati dell’Est Europa dal comunismo.

«Ho ammirato Walesa dal primo momento», dice il regista de L’uomo di ferro. «Ho ammirato Oriana Fallaci dal primo momento», afferma con la stessa determinazione la bella e brava attrice romana. Ecco, proprio all’inizio del film, la scena dell’incontro di Oriana Fallaci (interpretata stupendamente dalla Omaggio), con il futuro premio Nobel, al quale la giornalista pone, nel suo appartamento di Danzica, delle domande “scomode” che nessun altro prima aveva osato o voluto fare. La celebre intervista fu poi fondamentale per dare visibilità europea al leader polacco.

l’Alba (recensione a Walesa ed intervista a Rosaria Omaggio, a cura di Pino Pesce, sul n° di febbraio 2012, poi sulla sezione on line dello stesso periodico [1]) aveva quindi già riportato la storia ragionata del film prima del suo debutto a Venezia.

Adesso abbiamo ricontattato Maria Rosario Omaggio, per una lettura “post uscita” e per cercare di cogliere le reazioni e le riflessioni, visto che pochi giorni fa ci sono state le anteprime del film a Danzica e nel Teatro dell’Opera di Varsavia; in quest’ultima città alla presenza di Lech Walesa, del Presidente della Repubblica di Polonia, i Ministri polacchi ed espressioni di Solidarnosc.

[1] http://www.lalba.info/2012/02/a-settembre-%E2%80%9Cwalesa%E2%80%9D-di-wajda-in-anteprima-a-danzica/

Chiacchierata con Maria Rosaria Omaggio

A Varsavia (ne danno notizia i giornali italiani, polacchi e financo, con orgoglio, l’Ambasciata italiana), in questi recenti giorni di settembre,  è stata presentata, nell’affollatissimo Teatro dell’Opera, la Prima del film di Wajda Walesa – Uomo della Speranza, dove lei ha interpretato la giornalista Oriana Fallaci. Standing ovation oltre 10 minuti, ma ce ne parli lei…

«L’arrivo è stato trafelato: arrivati da Danzica, dopo varie interviste, ero quasi digiuna. Ma già il red carpet, nel magnifico atrio di marmo dello storico Teatro dell’Opera, con Ministri e gli esponenti storici di Solidarnosc, è stato un’emozione che mi ha caricata nuovamente. A Varsavia ho rincontrato quasi tutta la troupe. Oltre ad altri interpreti, c’erano tutti i reparti: scenografia, costumi, trucco, operatori, produzione… Ci hanno sistemati sul palco e quando si è aperto il sipario, occupavamo tutto il palcoscenico. Davanti a noi circa 2.500 persone, che avevano appena applaudito l’entrata in sala del Presidente della Repubblica con Lech Walesa. La giornalista di cinema e spettacolo della tv di Stato, popolare come qui da noi Vincenzo Mollica – tanto che io l’ho scherzosamente chiamata Mollikoska! (Grazyna Torbicka, il suo vero nome) – ha presentato uno ad uno.»

Certamente non è stata poca l’emozione quando ha pronunciato il suo “discorsetto”, prima della Prima, davanti al Presidente della Repubblica polacca e Lech Walesa…

«Dopo l’intervento di Robert Wieckiewicz, Lech nel film, che ha letto uno struggente messaggio di Andrzej Wajda, è toccato a me il saluto di chiusura. Avevo il cuore in gola e temevo non uscisse suono, ma come ho detto dobry wieczór, cioè buonasera, sono stata accolta da un applauso. A quel punto si aspettavano parlassi in inglese o in italiano, invece ho proseguito in polacco. Ho concluso dicendo “Grazie Maestro Wajda e grazie Polonia”. Non dimenticherò mai quell’applauso! Così come resterà vivo il ricordo di un’altra serata con il concerto del grande pianista Zimmerman prima della proiezione per tutti gli Ambasciatori in Polonia. Lì ho potuto rifugiarmi nell’inglese per fortuna!»

Giornate a Danzica e a Varsavia fra concerti, “cappuccioni”, cappotto e fascia, e la sua eleganza firmata Sarli couture. Che mi dice?

«Vedo che mi avete seguita sui social networks! Passare dai 28 gradi ai 9 non è proprio facile per me! Prima della valigia, ho dovuto anticipare il cambio di stagione. Il “cappuccione” è stato un regalo di Kasia, la mia preziosa interprete. “MaRò – mi ha detto – qui fanno l’espresso italiano. Fermiamoci un momento.” Ebbene, mi è arrivato un tazzone di latte macchiato e così montato, che sembrava uno gnomo di schiuma! Non riuscivo a berlo per il gran ridere. Quanto a Sarli, sono fiera di indossare nel mondo l’arte italiana della nostra Alta Moda.»

Cosa ha significato per Walesa vedersi interpretato in un film, oltretutto titolato a lui? La prima è stata, in qualche modo, anche un regalo al 70esimo compleanno (29 settembre) del leader di Solidarnosc

«Per l’uscita del film e il suo 70° compleanno è stato stampato un francobollo e un annullo speciale. Aveva già visto il film a Venezia, ma nel suo Paese si è commosso. Wajda ha più volte dichiarato che ha sentito questo film come un dovere per consegnare ai giovani la memoria storica della nascita dell’attuale Unione Europea e per questo ha scelto che il filo conduttore fosse la profetica intervista che Oriana Fallaci fece a Walesa nel 1981.»

Lei, da sempre, ammira Oriana Fallaci, e adesso eccola ad avviare il film con l’intervista della “regina degli opposti, fragile e aggressiva” che duella con Walesa.

«Più volte in Polonia la stampa mi ha chiesto se sapevo che Walesa in Patria ha tanti ammiratori quanti detrattori ed ho sempre risposto che questo accade da noi anche per la Fallaci. Sia Robert che io, abbiamo avuto la responsabilità nell’interpretarli, di non tralasciare questo doppio aspetto dei loro forti caratteri.»

C’era stata, qualche settimana prima, la soddisfazione alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, per  la consegna del premio “Persol 2013” e “Pasinetti” al film fuori concorso di Wajda. Quale la sua emozione ritornando nella Città lagunare?

«Il premio “Persol” si chiama “Leggenda del cinema” ed è indiscutibile che il Maestro Wajda lo sia. L’emozione inattesa e per me commovente è arrivata con l’annuncio che la giuria dei giornalisti e critici cinematografici avevano assegnato a me, nonostante il film fosse fuori competizione, la menzione speciale “Premio Pasinetti” quale miglior interprete. Mi verrà consegnato a Roma nella cerimonia di fine ottobre. Andrzej mi ha abbracciato e detto “Sono fiero di averti scelta e questo, vedrai, è solo il primo”.»

Il richiamo al Premio anche per le tormentate vicende, sin dal 2007, sull’interpretazione della Fallaci nella fiction televisiva italiana, che sembra ormai di prossima realizzazione. Nemo propheta in Patria?

«La nostra fiction segue criteri differenti dal cinema. Una biopic può raccontare la parte centrale e più significativa di un personaggio, come nel caso di Walesa, o partire dall’adolescenza e utilizzare un’interprete da invecchiare col trucco. Io mi ritengo soddisfatta di aver preso parte ad un film che resterà nella storia del cinema, che è candidato agli Oscar e, non ultimo di aver interpretato la Fallaci con le sue testuali parole, con i suoi oggetti personali – come lo storico registratore – e soprattutto esattamente nel ruolo che l’ha resa celebre nel mondo: raccontando la vita di un personaggio di potere, svelando la sua forte personalità attraverso un’intervista. Se potessi amerei interpretarla ancora in Un uomo, la sua storia d’amore con Panagoulis, il suo amato eroe più giovane di lei di 10 anni.»

Pratica da 20 anni TaiJiQuan, forma Yang, con il Gran Maestro Li Rong Mei, pratica anche golf, segue il calcio in quanto tifosa della Roma… Mi chiedevo se c’è una figura del mondo femminile dello sport che vorrebbe interpretare?

«Non ci ho mai pensato e comunque nonostante un buon fisico, conservato anche grazie a 23 anni – su 56 è un bel pezzo della mia vita!- di pratica di arti marziali, temo di non avere più l’età. Se abitualmente si preferisce una trentenne, figuriamoci in questo caso! Dovrebbe capitarmi una vicenda particolare o, chissà, un ruolo alla “Kill Bill”. Magari in uno “007”! Judy Dench, che potrebbe essermi abbondantemente mamma, mi sembra che se la cavi molto bene.»

Poi ci sono i suoi libri, i suoi viaggi entusiasmanti nel mondo delle pietre preziose, le sue ricerche “oltre frontiera”, il suo interesse verso il mistero e l’arcano. Insomma una donna dai mille interessi… che affascina!

«Sono una studiosa di antropologia culturale ed anche se il confine può sembrare sottile, si tratta di ben altro dall’arcano! Ricerco e scrivo le tradizioni antiche, spesso ridotte a mere superstizioni, dalle quali tento di mettere in guardia. Un mio grande professore diceva di tenersi alla larga dall’“esoturismo”, anche se ha terreno fertile! Questo consiglio è alla base delle mie pubblicazioni.»

L’aspettano i festival in Corea e in Francia all’inizio di ottobre, sempre per presentare il film di Wajda. Come va invece con i suoi progetti in Italia? Dove potranno vederla, a breve, i suoi ammiratori?

«Alla fine di ottobre andrò al Nizza Film Fantasy Festival per un altro film. Si tratta diBloody Sin con la regia di Domiziano Christopharo. Interpreto un personaggio moltoglamour e soprattutto…divento un fumetto! Intanto annunciamo che Il balcone di Golda, la piéce di William Gibson da me tradotta e di cui firmo la regia, torna in scena, distribuito dal TSA, il Teatro Stabile d’Abruzzo. Sempre con Paola Gassman nel ruolo di Golda Meir e le musiche di Luis Bacalov. Lunedì 27 gennaio, giornata mondiale della memoria, sarò in scena al “Vittoria” di Roma con le parole di Primo Levi e aprirò il concerto al pianoforte dal vivo proprio di Bacalov. Per il resto, alla prossima!»

Grazie. Un grande piacere aver conversato con una Diva come lei.

Silvia Ivanova

Silvia Ivanova

Nata a Vidin, Bulgaria, dopo la laurea all’Università di Blagoevgrad, lavora per la Radio Nazionale Bulgara e vari prestigiosi mensili dello stesso Paese come corrispondente dei più grandi Festival del cinema: Cannes, Venezia, Tribeca, Dubai, Cairo, Goa (India), New York, Taormina, Roma. Dal 1986 vive e lavora in Sicilia. L’Icona (Primavera d’Autunno) è il suo debutto come sceneggiatrice, regista e produttrice. Attualmente lavora su tre nuovi progetti, due documentari e un lungometraggio.

Silvia Ivanova was born at Vidin, Bulgaria. After getting the degree at the University of Blagoevgrad (Bulgaria), she has worked for several Bulgarian Medias including the Bulgarian National Radio and Television, Theater and monthly magazines of art and culture. In the last 17 years she has lived and worked in Sicily, Italy, where she has been a member of the Journalist Register of Sicily since 1998. As Journalist she has covered the most prestigious international film festivals, such as Cannes, Venezia, Tribeca, Rome, Dubai, Goa (India), Cairo, Taormina, New York.

The Icon is her debut as a scriptwriter, director and producer. Right now she is working on three new projects, two documentaries and a comedy with elements of fantasy.

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