Profumi di guerra. Chi vi gode festeggi!
Obama si prepara al conflitto siriano con acqua laica benedetta
Alleluia, ci siamo: chi gode delle guerre festeggi: il conflitto interno alla non fortunata Siria ha partorito un nuovo pargolo: la guerra allargata. Barak Obama dixit: se il conflitto interno della Siria tenta al peggio e qualche testa calda (troppo calda) ne approfitta per scatenare un conflitto più ampio e soddisfare pruriti non confessati per un macello allargato, noi, gentiluomini irenici a prova di autocontrollo spesso dimostrato e di testimonianze esterne oneste, siamo costretti, con riluttanza, ma convinti, a intervenire. Per allargare un conflitto già avvelenato? Perché no? Basta non qualificarlo così, basta spruzzarlo di acqua benedetta laica qualificandolo con estroso ossimoro. E siccome l’evento paventato si è (si sarebbe?) verificato, eccoci pronti allo scatto. Secondo i telegiornali e il seguente titolo del Corsera: In Siria usati i gas, risponderemo. Parole, e parola d’onore, di Obama, il supposto (o supponente?) leader della saggezza. Cioè del presidente di una delle due superpotenze capaci di bruciare all’atomo l’intero orbe terracqueo abitato da uomini e bestie. Mentre battiamo queste poco allegre righe sta procedendo il dialogo fra i numeri Uno (e qualche autorevole spalla) delle due sole realtà politico-militari capaci di apocalissi. Si parlano, s’intende, per contenere le rispettive azioni dentro muri di prudenza che consentano di salvare capra e cavoli. O, in termini più confacenti alla nostra faccia edignité, misurando l’intervento entro limiti economici in fatto di armi, danni, vittime. E dunque e soprattutto di vittime del comparto civili. Insomma, si tenterà di costringere l’intervento dentro un solido circuito militare: soldati contro soldati, e i danni saranno limitati (che fa pure rima!). Ma limitati, purtroppo, non vuol dire nulli. Un po’ perché la separazione civili/militari non sempre può essere netta e garantita. E un altro po’ per la deprecabile cattiva volontà dei suddetti in divisa che decidessero di farsi scudo proprio di quei civili che dovrebbero escludere dallo scontro. I precedenti di questi giorni non mostrano un’attenzione esemplare verso l’incolumità di civili e tenera carne di bambini e ragazzi. Non escludendo l’uso di droghe capaci di appannare la coscienza dei militari, con o senza gradi significativi. Se poi fosse provato quell’uso di gas che ha scatenato l’intervento umanitario (siamo sicuri che sia come dichiarano politici interessati e riportano giornali più o meno schierati?), be’ un aspetto nel senso dell’aggettivo sarebbe sufficiente a legittimare l’impegno americano. Il pericolo di complicazioni con la Russia di Putin non mi sembra del tutto scongiurato: molto dipenderà dalla portata della presenza Usa in quel territorio così distante dal Paese obamico. Dichiarazione di Obama: «E’ giunto il momento di assumere decisioni chiave». Purché la chiave sia bagnata nell’acqua benedetta dell’Onu.«Intanto arriva l’allarme Unicef sull’emergenza profughi: il numero di bambini rifugiati in fuga dal conflitto ha raggiunto la drammatica soglia del milione. E migliaia rischiano sfruttamento e abusi sessuali». Così sulla Stampa citata (24 agosto). Dove l’horror meno tollerabile è in quel cenno sui possibili abusi sessuali. Che homo sapiens al quadrato (si scrive ripetendo sapiens!) sia più sapiens negli abusi di ogni genere è verità confermata quotidie dai casi di cronaca nera. Ma che un controllo più stretto e capillare su chi ha precedenti sarebbe necessario è un’ovvietà non soddisfatta per una questione di soldi: l’economia statale non può concederci migliore tutela per manco di possa in disponibilità pecuniaria. E’ il caso Italia, dove l’idea di dimezzare (e magari ridurre, per iniziare, di un 30/100) la (troppo) folta compagine parlamentare e le relative pensioni panciute, dopo gli emolumenti gonfi (durante la presenza attiva alle Camere), non marcia, non va oltre il gesto esemplare di qualche singolo/a. Anzi, chi ha gustato una prima volta l’esperienza parlamentare tenta sempre di ripeterla. Troppo attira la calamita da vaso di Pandora capovolto. Ma torniamo al tema enunciato e ai suoi profumi più eccitanti seguendo (parzialmente, è ovvio) titoli e assaggi di testi dei quotidiani più diffusi. La Stampa del 24 agosto (sabato) titola (a grandi caratteri, ma ancora a livello mediano): Siria, la svolta di Obama. Pronti ad attaccare, ma solo con il mandato dell‘Onu. Un assaggio del testo suona questa lugubre musica: «Barak Obama rompe gli indugi sulla guerra civile in Siria e annuncia che “è giunto il momento di assumere decisioni chiave”». Il Presidente americano esclude, tuttavia, un intervento militare degli Stati Uniti senza un chiaro mandato Onu. Peccato che l’agognato intervento latiti: al suo posto arriva il dissenso del popolo americano, con non insospettata sorpresa per la riluttanza del ceto apicale del detto popolo. Intanto arriva «l’allarme Unicef sull’emergenza profughi: il numero di bambini rifugiati in fuga dal conflitto ha raggiunto la drammatica soglia del milione. E migliaia rischiano sfruttamento e abusi sessuali». Ad majora. L’allarme, tuttavia, non altera granché i programmi edonistici del Presidente Usa. Leggiamo:«Alle 7 e 58 minuti del mattino Barak Obama è già nella palestra della Ymca, davanti all’albergo di Auburn dove ha passato la notte. La scorta e i giornalisti lo aspettano sul bus con cui sta girando New York e Pensylvania per risedurre la classe media» (E buon lavoro). L’accenno della pg.1 diventa enfasi di spazi e caratteri in pg 2, tutta occupata dal caso: Obama rompe gli indugi. In Siria dobbiamo agire, ma non andremo da soli. (servizio dell’inviato Paolo Mastrolilli. Il catenaccio del titolone dettaglia come segue: «Sul pullman in tour; tra comizi e proteste, mentre irrompe la guerra e il grande rilancio su scuola e lavoro è inghiottito dal Medioriente». Sullo stesso giornale Roberto Toscano mostra I dilemmi di un intervento, di cui trascriviamo l’incipit di pg 1: «In Siria, la cosiddetta “Comunità internazionale” (a ben vedere, si tratta piuttosto di Usa e Ue) è forse alle soglie di un intervento militare, ma mai come in questo caso risulta evidente tutta la riluttanza dei Paesi che dovrebbero impegnare uomini e risorse imbarcandosi in un’impresa militare dalle problematiche motivazioni e soprattutto dalle imprevedibili conseguenze». Sul Corsera del 27 agosto ampi spazi sono dedicati al “fattore” Siria, a far lampeggiare timori più che fondati. Ecco qualche titolo dei vari numeri. Corsera 26 agosto: Gas in Siria, Obama preme. Ora Damasco apre agli ispettori Onu. Gli Usa: è tardi. Vedi buona volontà tarlata del moralista del Kappa Barak Obbama. Sospetto: che pensi gli sia utile nella propaganda elettorale in corso mostrare grinta e decisionismo? Tanto più che con le diavolerie di recente invenzione, tipo droni, il rischio “perdite umane” è ampiamente ridotto.
Noticina di congedo: la foto del binomio verticale maggiore dei n/s giorni, e cioè Putin-Obama, ritratti al G8, impegnati in una sorridente stretta di mano (meno ridens Putin) (La Stampa, 6/9) si avverte come l’aspetto più caratterizzante del nostro Tempo: cinico ridens (come il cinico bludell’antica canzone)
Pasquale Licciardello
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Mar, Set 10, 2013
Attualità, Primo Piano