Perché si deve sempre porgere l’altra guancia?
Anche il terzo grado. Anche i giudici della Cassazione hanno sentenziato sul processo Mediaset: Silvio Berlusconi è colpevole di frode fiscale e condannato a 4 anni di reclusione. Qualsiasi altro cittadino avrebbe, anche se a malincuore, accettato il verdetto del giudice dei giudici e scontato la propria pena. Ma lui, si sa, non è un semplice cittadino. E’ il proprietario di un’azienda partito e i suoi dipendenti, con fedeltà fanno anche le leggi e, oggi, determinano la stabilità del governo Letta. Il governo delle larghe intese, delle grandi responsabilità e degli enormi problemi strutturali del paese.
E proprio quando, secondo i sondaggi, molti italiani iniziavano a credere alla favola di Napolitano dal titolo “Il Paese necessita di governabilità”, ecco che la vicenda penale di Silvio adombra qualsiasi emergenza e qualsiasi spread. I deputati del Pdl si fanno intervistare dai giornalisti, gridano allo scandalo, piangono senza far invidia alle migliori prefiche, ma soprattutto cercano, senza pudore, una via d’uscita dall’aberrante pantano delle “sentenze comuniste”. E guarda un po’ (alla faccia del senso di responsabilità), il loro interlocutore si chiama Giorgio Napolitano e la loro richiesta varia dalla grazia all’indulto ad una più ampia riforma della giustizia, in ragione della stabilità del governo e delle larghe intese. Perché la giustizia va riformata, certo, ma non in nome del processo Mediaset. Sarebbe l’ennesimo schiaffo a quei cittadini che per via della giustizia hanno subito ingiustizia, senza sit-in in piazza, senza deputati e senza cantori delle proprie sventure.
Mentre tra le fila del centrodestra si prova ad inventare una sorta di quarto grado di giudizio che consenta di riabilitare il leader padrone Berlusconi, nel centrosinistra le cose non vanno meglio, incastrato com’è tra le azioni masochistiche del presente e l’eco delle voci del passato, tra Berlusconi grande proprietario e le sue disavventure poco lecite. I deputati Pd, con il cerino in mano, hanno davanti tre possibili scenari. Il primo è quello di continuare con il governo Letta, concentrandosi realmente sulle priorità per cui questo governo è nato: legge elettorale e misure economiche, sempre con il Pdl, sempre con il condannato Berlusconi (con tutti i contro del caso); il secondo scenario è quello del voto anticipato, con l’ormai noto porcellum, che probabilmente forte dei conseguenti proclami demagogici farebbe comodo a tutti i nominati; il terzo è quello meno ovvio: che finalmente il Movimento 5 Stelle si convinca a fare un governo con il Pd.
Un governo nuovo, per il quale la legge sia uguale per tutti, per il quale la legge elettorale riuscisse a consentire ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, per il quale la lotta alla corruzione e al mostruoso conflitto d’interessi siano priorità, per il quale le misure economiche riescano ad incidere nel benessere della vita degli Italiani (altro che Imu). Un governo che riuscisse a rovesciare l’incresciosa situazione di stallo politico, ripartendo dalle tante inflazionate riforme. Perché nella gara a chi viene applaudito di più, il migliore, usando mezzi che amplificano lo scroscio delle mani, resta lui, Silvio Berlusconi. Si tratta dello scenario più improbabile, certamente, ma a quegli “attivisti” che, leggendo questa possibilità, continuano a stringere i pugni e a digrignare i denti, dico, nonostante tutte le sacrosante ragioni, che in questa situazione ci ha portato anche il loro atteggiamento politico.
Oggi la condanna a Berlusconi offre coraggio alle anime positive del Pd per uscire dal vicolo cieco in cui si è giunti con il governo Letta-Alfano. Rimanere in parlamento per fare gli indovini non ha senso. Anche perché non ci voleva molto per capire che sarebbe finita così.
Danilo Festa
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Lun, Ago 12, 2013
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