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“Le allegre comari di Windsor” di Shakespeare al “Verga” di Catania

Mar, Feb 7, 2012

Cultura, Spettacolo

Da sx - Leo Gullotta, Giuseppe Di Pasquale, Fabio Grossi

Grande l’attesa di Leo Gullotta nel ruolo di Sir Falstaff, personaggio vissuto due volte!

Stamattina negli uffici dello Stabile di Palazzo Biscari di Catania, Leo Gullotta ha incontrato la stampa per presentare Le allegre comari di Windsor di Shakespeare, commedia comica, inserita nella stagione “Donne.

L’altra metà del cielo”, che verrà proposta, come prima, stasera al Teatro “Verga”.

E’ grande l’attesa dell’artista sul palco dello Stabile che calcò giovinetto dietro la direzione di Mario Giusti, illustre anima del teatro catanese. Sarà sir Falstaff, personaggio già dell’Enrico V che il grande drammaturgo, avendolo fatto morire, farà resuscitare nelle Allegre Comari per compiacere la regina Elisabetta I. Cosa non può fare il teatro?!

«Questo paese ha bisogno di credere nel futuro; e credere nelle regole» dice in conferenza Gullotta, augurandosi che i giovani, dietro l’insegnamento degli ultimi fatti della politica, studino di più e con coscienza e dignità per migliorare la «qualità della vita» e non aspettare il «Picone» di turno che li mandi…

La Commediaè riproposta nella traduzione e nell’adattamento di Fabio Grossi e Simonetta Traversetti, per la regia dello stesso Grossi. Prodotto dal Teatro Eliseo, con le scene e i costumi di Luigi Perego, le musiche di Germano Mazzocchetti, le coreografie di Monica Codena, luci Valerio  Tiberi, il capolavoro ha un eccellente cast: Alessandro Baldinotti, Paolo Lorimer, Mirella Mazzeranghi, Fabio Pasquini, Rita Abela, Fabrizio Amicucci, Valentina Gristina, Cristina Capodicasa, Gerardo Fiorenzano, Gennaro Iaccarino, Francesco Maccarinelli, Federico Mancini, Giampiero Mannoni, Sante Paolacci, Vincenzo Versari.

Dice Fabio Grossi: «Anche questa nostra edizione, benché passati parecchi secoli, nasce sotto l’occhio vigile e severo della Grande Regina: intrighi, scherzi e maramaldate, sfileranno così secondo il divertito gusto shakespeariano». E sottolinea il regista: «Protagonista della vicenda è Sir John, con le sue esuberanti smargiassate da guascone, la sua sovrabbondante figura, la sua pletorica simpatia cialtrona, il suo amore per la crapula e il bicchiere, e la sua irresistibile, endemica disonestà viziosa e bonaria. Con gli occhi di oggi, lo considereremmo un diverso, sia per verbo sia per figura, un avverso al presupposto bigotto di una società borghese. La stessa tessitura della commedia va oltre l’apparenza e, per andar al di là del detto che ‘l’apparenza inganna’, è avviluppata proprio d’inganni e scherzi, per lo più perfidi. Vi si racconta di una società, che vive sotto l’occhio della Corte, dove il dileggio reciproco dei componenti della comunità fa da quotidiano passatempo: la protervia della condizione di nascita e dello svolgersi dei fatti della vita d’ognuno la farà da presupposto dominante. Un ventaglio di più svariata umanità la farà da protagonista: il bonario benestante, il meschino geloso, lo scaltro pedante, il servo scimunito, il pavido baciapile, l’ampolloso bottegaio, l’antipatico saccente. Ma su tutti trionferanno le donne che, con furbizia e lungimirante intelligenza, collocheranno, in maniera indolore per la comunità, la parola fine alla vicenda. Quindi amori e amanti, guasconi maldestri e burocrati vacui, mariti gelosi e golosi mercanti, mercenari allettanti e infingardi, ci racconteranno la storia che, come nelle migliori tradizioni teatrali, verrà in alcune parti rafforzata dalla partitura musicale, sottolineando di volta in volta momenti comici, grotteschi e romantici».

Saranno 2 ore e mezza di piacevole spettacolo, dove non sempre tutto è comico, perché la riflessione  – a intendere Gullotta – sarà un motore importante dell’opera shakespeariana ridotta da 5 atti a 2 per non stancare lo spettatore moderno a differenza di quello di un tempo che magari stava seduto per 7 ore. «Ma allora erano altri tempi; ai tempi di Shakespeare addirittura si mangiava e si beveva» puntualizza l’attore catanese. E poi parla ancora della correlazione di quelle passate vicende con i nostri tempi; ed è chiara l’allusione agli ultimi fatti da gossip della politica italiana.

Santy Caruso

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