Paternò per “Per una casa del cantastorie”
Il progetto di Giovanni Calcagno è proseguito con una Rassegna teatrale
Il progetto diretto dall’attore Giovanni Calcagno, circa un anno fa, di fare nascere a Paternò “La casa teatro del cantastorie”, non è rimasto un caso isolato (vedi l’Albafebbraio 2012 e aprile/maggio 2012) e l’attore paternese ha lavorato in questi mesi organizzando una rassegna teatrale “Per una casa del cantastorie”. Con la collaborazione delle associazioni Pro Loco, Leo Club e Stratanova e con il patrocinio del comune di Paternò, la rassegna, iniziata il 29 dicembre e conclusa lo scorso 15 febbraio, ha proposto sei spettacoli: Ninnarò, il presepe raccontato al Teatro Ditirammu, film-doc di Vincenzo Pirrotta con Rosa Mistretta e Vito Parrinello; Importante, molto importante di e con Savy Manna e Ilenia Maccarrone; All’ombra della collina di e con Vincenzo Pirrotta; Da piccola archiviavo le carte dei mandarini, film-doc di Emanuele Cicconi di e con Dario Fo e Franca Rame; La follia del giullare di e con Giuseppe Severini e infine L’epopea di Gilgamesh di e con Salvatore Ragusa e Dino Costa.
L’iniziativa nasce dall’idea di un gruppo di volontari, guidati da Giovanni Calcagno, i quali si sono proposti l’obiettivo di lasciare un’impronta in uno spazio, quello della Galleria d’arte moderna «che non ha un’identità» e creare una “Casa” ovvero «una struttura dedicata alla cultura popolare dove la nostra comunità possa tentare di ritrovare i segni della propria storia e identità…».
Il percorso intrapreso da questo gruppo sin dall’inizio ha in primo luogo ridato voce al cantastorie, figura artistica che la nostra Paternò ha conosciuto come fenomeno culturale negli anni passati. Si fa, inoltre, promotore di un messaggio che coinvolge l’artigianato, la scoperta delle nostre tradizioni e del nostro dialetto. Caratteristica comune è stata una scenografia ridotta all’essenziale e realizzata interamente con materiale di riciclo, a conferma che in un momento di crisi economica bastano dei pezzi di legno, carta, ritagli di stoffe, gusci di noce e soprattutto passione e fantasia per ricreare atmosfere mitiche, medievali ecc…
L’intero gruppo si ritiene soddisfatto del successo da parte del pubblico e della critica.
Come ha detto Giovanni Calcagno «il collante di questa esperienza è l’idea che la programmazione culturale di una comunità possa scaturire da un bisogno condiviso e debba prevedere una comune assunzione di responsabilità. D’altra parte una città senza teatro non può dirsi tale».
La casa teatro del cantastorie infatti continuerà il suo lavoro e ha già in cantiere delle iniziative per i mesi a venire.
Come la storia ci insegna i greci attribuivano al teatro la funzione di docere per cui «lo spettatore greco si recava a teatro per imparare precetti religiosi, per riflettere sul mistero dell’esistenza, per rafforzare il senso della comunità civica. L’evento teatrale aveva dunque la valenza di un’attività morale e religiosa, assimilabile ad un vero e proprio rito». Ci aspettiamo, quindi, che la comunità paternese, forse perché condizionata dal “colore politico”, non resti indifferente, come ha sempre fatto e continua a fare, dinanzi all’evento culturale della propria città, che è certamente un momento di condivisione collettiva e crescita sociale, economica e politica.
Rosa Maria Crisafi
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Dom, Feb 24, 2013
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