“Pensando a Paternò / Racconti fugaci” di Francesco Alberto Giunta
“fotografie d’epoca, di personaggi, angoli e vedute varie di Paternò, processioni, cartoline…”
Il libretto Pensando a Paternò / Racconti fugaci di Francesco Alberto Giunta (Edizioni Fermenti, [Roma, ?] 2012, pp. 56, € 10) ha un contenuto interessante, specialmente per gli anziani paternesi che vivono lontano. Esso nella copertina presenta un’emblematica serigrafia del compianto ed indimenticabile pittore paternese Adamo Impallomeni (1939-1989), la quale induce a considerazioni geografiche, storiche ed affettive su Paternò. Ma, oltre a questa, numerose sono le illustrazioni, tutte in bianco e nero (un nero piuttosto intenso), che — seppur di ridotte o ridottissime dimensioni — costellano le pagine, a volte incorniciate nel contesto: si tratta di fotografie d’epoca, di personaggi, angoli e vedute varie di Paternò, processioni, cartoline… Alcune d’esse (come quelle dell’abbeveratoio di piano Cesarea e dell’antica chiesa della Madonna della Consolazione, ora inesistenti, e quella della banda dei carabinieri e del suo direttore nel concerto del 1947 a Paternò) sono preziose perché oggi non facilmente reperibili. E per avere tali fotografie l’autore s’è avvalso della collaborazione d’un fratello.
Nato a Paternò nel 1925, Francesco Alberto Giunta vi ha abitato ben poco: per la maggior parte della sua vita è stato in giro per il mondo, simile ad un nuovo Ulisse in cerca di sirene ed altri miti. In Italia è vissuto anche a Catania, a Potenza e a Roma, città nella quale attualmente risiede. La sua vasta produzione letteraria è incentrata principalmente su ricordi di viaggio, descrizioni di particolari inusuali, interviste a scrittori e ad altri personaggi famosi. I suoi numerosi libri, nei quali l’autore inevitabilmente ripete cose in precedenza scritte, escono frequentemente, quasi ogni anno: ad esempio, prima che si potesse recensire il presente libretto, è già arrivato il libro successivo, intitolato L’uomo dalle trasparenze (Kairòs, Napoli, 2012).
La sua città natale, nonostante la brevità della presenza, ovviamente gli è rimasta nel cuore: non soltanto perché gli ha dato i parenti, la lingua materna e la prima formazione, ma anche perché in essa il Giunta ha trascorso i momenti più drammatici della sua vita, consistenti nei feroci bombardamenti anglo-americani del 1943.
Delle sue vicende paternesi egli aveva parlato in alcune sue opere, ma ora vi ritorna più diffusamente in questo libretto.
Oltre ai bombardamenti, l’autore ricorda vie e piazze, edifici, personaggi, feste (particolarmente quelle di S. Barbara, Natale, Carnevale e Pasqua), mestieri, usi particolari (come quello di mascherarsi e “impegnare” per Carnevale), visite ai parenti, dialetto, cibi e dolci. Particolarmente interessanti i cenni ai mulini e ai pastifici d’una volta: in piazza S. Antonio un pastificio stendeva gli spaghetti su canne sostenute da trespoli per farli asciugare al sole (e la stessa cosa avveniva in piazza S. Francesco di Paola e altrove); come pure sono interessanti la rievocazione del teatro dell’opera dei pupi di don Alessandro Librizzi col suo colorito linguaggio, un pellegrinaggio al santuario con la tonaca da monachello, un’impressionante visita all’antico macello e certi giochi da osteria presto scomparsi.
In tutto ciò l’autore rivela il suo animo fortemente sensibile, rimasto legato a tante cose che compendiano la sua infanzia e la sua giovinezza; e nel rievocarle con viva partecipazione in realtà egli vuole riappropriarsi d’esse, della sua infanzia stessa e del suo modo d’essere stato. Egli non ignora che — se pur è stato un privilegiato viaggiatore e cittadino del mondo, il quale ha acquisito delle esperienze straordinarie — anzitutto è stato un cittadino del comune di Paternò, ricco di bellezze paesaggistiche (come l’Etna e la Piana di Catania), di storia, di costumi locali e di grande vivacità. Pertanto questo lavoro si configura come un modesto omaggio alla città natale e a tutti gli amici che in essa l’autore conserva. E sotto questo punto di vista certamente esso è ammirevole e apprezzabile.
Il libretto s’apre e si chiude con un’affettuosa presentazione di Pippo Virgillito, benemerito cultore di storia paternese, promotore e patrocinatore della valorizzazione del Giunta a Paternò, città in cui fra l’altro nel 2004 è stato conferito al Giunta stesso il premio “Tirsi Etneo”, andato ad aggiungersi agli altri da lui ottenuti altrove.
Dal punto di vista linguistico-letterario, anche questo volume — come i precedenti dello stesso autore — non sempre è corretto, scorrevole e chiaro, a causa di periodi lunghi, contorti e confusi. Basta vedere a p. 43 il secondo periodo di quasi 16 righe (compresa la riproduzione miniaturizzata d’una cartolina) e a p. 47 il primo periodo di quasi 14 righe (compresa la piccola immagine del Risorto). Inoltre la lingua presenta maiuscole e virgolette indebite, incostanza dei tempi verbali, improprietà lessicali ed altri errori di grammatica e di punteggiatura. Infine l’elaborazione grafica, sebbene l’impaginazione sia buona, è difettosa nelle spaziature.
Carmelo Ciccia
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Ven, Feb 8, 2013
Cultura