“Li romani in Russia – Racconto di una guerra a millanta mila miglia”
Cristicchi al “Musco” di Catania con l’adattamento del poema di Elia Marcelli e la regia di Alessandro Benvenuti
Rispetto alle vesti nelle quali siamo abituati a vederlo, e cioè la canzone d’impegno sociale, questa volta Simone Cristicchi, di professione cantante, ci lascia positivamente colpiti nella sua performance d’attore al Teatro “Musco” di Catania, dove, per lo Stabile catanese, porta in scena Li romani in Russia – Racconto di una guerra a millanta mila miglia, spettacolo teatrale di assodato successo, in tournée dal 2010. Si tratta di un lungo monologo adattato per l’occasione da Marcello Teodoni e tratto dall’omonimo poema in versi di Elia Marcelli, la cui regia è firmata da Alessandro Benvenuti. Il testo, già ricco di per sé nella forma, in quanto scritto in ottave e nel dialetto romano, grazie alla straordinaria capacità comunicativa di Cristicchi si carica di una intenso significato umano e sociale, raccontando, con la voce di chi l’ha vissuta in prima persona, l’orrore della seconda guerra mondiale.
L’esperienza è quella di Gigi, Mimmo, Peppe, Nino, Nicola, Remo, un gruppo di soldati della “Divisione Torino”, spediti da Mussolini nella famigerata campagna di Russia (1941-1943), che li avrebbe dovuto vedere vincitori e che invece si trasformò in un lungo calvario prima della morte. Per mancanza di un valido equipaggiamento: poche armi e cibo per sostentarsi, i soldati vennero spazzati via dal temibile Generale Inverno; dei 220.000 giovani che partirono, fecero ritorno dalla Russia in circa 90.000. Elia Marcelli, uno dei pochi reduci di guerra, con il suo poema epico può essere annoverato tra i più importanti autori della letteratura italiana del secondo Novecento alla stregua di autori come Rigoni Stern, Revelli e Bedeschi. L’aver vissuto sulla propria pelle un’esperienza così difficile rende l’opera, portata in scena con sapienza interpretativa ed estremo coraggio nell’affrontare il teatro civile in una dimensione corale, un testamento per le giovani generazioni affinché non dimentichino un evento della nostra storia contemporanea, che troppo spesso rischia di venir messo in secondo piano.
Il particolare attaccamento di Cristicchi a quest’episodio storico, gli ha permesso di catapultarci dentro la storia senza che ci accorgessimo. Il nonno Rinaldo era stato anch’esso reduce di guerra, ma non gli aveva mai voluto raccontare niente di quel periodo; sicuramente il ricordo di quella infelice condizione umana non gli consentiva di riportare in vita un racconto tanto drammatico. Il linguaggio borgataro, crudo e veritiero, contribuisce a rendere la storia alla portata di tutti. E risulta vincente l’inizio del racconto scegliendo di procedere a ritroso; così, infatti, si esprime l’ormai sessantenne protagonista/poeta: « Me so’ rimasti pochi compleanni/ poi ve saluto e me ne vado via/ sioccome nun ciò sòrdi da lassà/ vorrei lassavve… un po’ de verità»
Il risultato un’escalation di emozioni che si spalanca alla giocosità in un primo momento, per poi tingersi di toni sempre più cupi, nel quadro di una scena dai contorni minimali, intervallata solo dai comunicati della radio di regime, pronta ad esaltare le gesta dei soldati italiani, e dalle musiche di Gabriele Ortenzi/Areamag. Un’esperienza teatrale che può sulle prime scuotere drasticamente ma che è degna di essere vissuta per allargare gli orizzonti umani.
Laura Cavallaro
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Sab, Gen 5, 2013
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