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Ricordo di Giuseppe Coco, illustre matitista

Mer, Set 19, 2012

Arte, Cultura

Il Maestro Coco spiega alcune sue opere esposte nel salone di "Villa delle Favare" di Biancavilla (Ct)

L’artista e le sue opere  continueranno  a farsi beffe della Morte

Non si conosce mai chi si vuole, ma chi si deve o chi capita, secondo che una mano sleale ci rimescoli, accozzi e sparigli, disponendo o cassando a suo grado gli appuntamenti sui canovacci dei suoi millenni, (Gesualdo Bufalino).

A Maria Grazia, con tanta simpatia a fumetti. COCO

 

In questi giorni mi è capitato spesso di ripensare al commento – graffiante, come al solito –  che il Maestro Coco fece quando mi regalò il disegno raffigurante la clessidra del tempo con dedica sul retro riportata sopra: «Le chiocciole che stanno all’interno della clessidra ci sono perché qui a Biancavilla il tempo non passa mai!». Ed ancora mi strappa un sorriso.

Il 4 Agosto si è spento nella casa di Biancavilla, sua città natale, verso cui, a prescindere dalle parole, nutriva un profondo amore, lo stesso che si può nutrire verso una persona che, nonostante i difetti, ti rimane dentro per sempre. Vi era tornato nel 1997, dopo quarant’anni di successi a Milano, città di cui ricordava sempre il caos annichilente: «Le grandi città – era solito dire – non sono fatte per gli uomini sensibili». So che a lui sarebbe piaciuto essere ricordato in primis per le sue opere, ma non mi soffermerò sulla sua arte eccelsa: me degno a ciò né io ne altri ‘l crede, per dirla con Dante. Vorrei invece parlare della persona.

L’ho conosciuto al tramonto della sua esistenza e la prima cosa che mi ha colpito è stata quell’aria beffarda che aveva sempre negli occhi, come se guardasse il mondo dietro la cortina della sua esilarante ironia. Una ironia che non era mai scontata e che rifuggiva il perbenismo, che ti faceva comprendere come ogni realtà – anche la più seria – mostrasse sempre un lato comico, su cui potevi anche farci una grassa risata, nella più genuina tradizione pirandelliana, diciamo.

Instaurammo un rapporto di reciproca simpatia che lui evidenziava sempre con qualche elogio, qualche mia caratteristica che gli piaceva. Mi dissero di essere contenta di ciò perché il Maestro generalmente non era per niente di bocca dolce e quindi i suoi complimenti si dovevano considerare particolarmente preziosi.

Partecipai all’ultima intervista che concesse a Villa delle Favare: giacca di velluto blue royal, maglioncino lilla, camicia rosa-fucsia, impeccabile in quella che forse sentiva essere l’ultima battuta della commedia Vita, si aggirava fra le sue creazioni e di ognuno ne spiegava la genesi, ogni singolo dettaglio. L’impressione che mi diede fu quella che stesse parlando non di quadri ma di figli, era questo il rapporto che intratteneva con essi. Si crucciava spesso delle condizioni indecorose in cui, secondo lui, versavano, ne era geloso, come lo si è nei confronti di qualcuno che si ama.

Nella vita bisogna sempre conoscere il prezzo che si è disposti a pagare per inseguire il sogno che si ha dentro il proprio cuore e farlo diventare una stella, la cui scia illumina il cammino di coloro che verranno dopo: questo Giuseppe Coco lo ha testimoniato durante tutto il corso della sua vita. Ed ha pagato anche il suo obolo: la solitudine. Se ne sia valsa la pena, sta a dimostrarlo l’incanto surreale che suscitano in colui che li osserva i suoi stupendi disegni che si svelano sempre nuovi, diversi, ogni volta che ci si posa sopra lo sguardo. In questo senso, strettamente laico, Giuseppe Coco, come tutti i grandi artisti, grazie alle sue opere, continuerà, per sempre, a farsi beffe della Morte.

Maria Grazia Monteleone 

Il Maestro Coco spiega alcune sue opere esposte nel salone di "Villa delle Favare" di Biancavilla (Ct)

Il Maestro Coco spiega alcune sue opere esposte nel salone di “Villa delle Favare” di Biancavilla (Ct)

 

Redazione l’Alba

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3 Resposte a “Ricordo di Giuseppe Coco, illustre matitista”

  1. Salvatore Emmanuele ha detto:

    Maria Grazia,
    Ho fotografato i suoi disegni di Villa delle Favare, la digitale al PC mi permette ingrandimenti particolari. Ne ho apprezzato subito la mano, il senso estetico, la misura impeccabile delle pennellate, delle linee, dei chiaroscuri, dalle tonalità perfette. Il libro che mi ha regalato Lidia, apprezzabile, non mi permette le ricerche che desidero. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo.
    Ne fai una descrizione umana profonda e appassionata, da cui emergono le tue sofferenze personali, le sofferenze che gli esseri si trascinano costantemente dietro con la prioria ombra. Ne descriuvi il rapporto vitale con il mondo esterno attraverso quel suo sorriso amaro, che è il vero senso dell’esistenza.
    “Non era per niente di bocca dolce”. I suoi disegni scarnificano l’essere, lo mettono a nudo, ne illuminano gli attributi spirituali siano validi o sciocchi, insipienti. Sull’insipienza umana insiste con forza, la sua critica si fa feroce. Descrive il mondo attuale non badando a tenerezze, non ne nasconde le amare velleità che vive.
    Della sua personalità, del suo sentire forte, penetrante dentro le leggi dei fenomeni, hai colto un particolare importante. Trattava i suoi lavori come figli. Sì, i nostri pensieri sono i nostri figli, sono le nostre creature viventi, continueranno a vivere dopo di noi. Di questo lui ne era certo. La descrizione del suo abbigliamento impeccabile durante l’intervista a Villa delle Favare, ne completa la complessa personalità.
    L’irrealtà di certe esistenze, gelosamente vissute, si paga con la solitudine. Un particolare che alla tua età non sempre si osserva. Tu lo hai osservato, dà maggiore pregio all’articolo da te scritto. Inoltre vi aleggia il respiro che vi hai introdotto, ci offre il Maestro Coco nella realtà esistenziale del suo essere.

  2. Salvatore Emmanuele ha detto:

    Manca la firma, mi dispiace.
    Salvatore Emmanuele

  3. Salvatore ha detto:

    Complimenti per l’articolo Maria Grazia. Scrivi benissimo!

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