Pesante sconfitta per la Nazionale di Prandelli
Comunque «Una nazionale che si è fatta onore in nome dell’Italia»
Il cielo di Kiev si tinge di rosso e di giallo la domenica sera dell’uno luglio. Finisce così UEFA EURO 2012, la competizione calcistica, riservata alle squadre nazionali maggiori, giunta alla sua 14^ edizione che ha tenuto milioni di tifosi incollati agli schermi dall’8 giugno all’1 luglio.
L’esordio degli azzurri non è stato proprio brillante: il girone “C” (Spagna, Croazia e Irlanda), ci ha dato filo da torcere; ma già dalla partita con l’Inghilterra, i tifosi del Bel Paese si erano abituati ad assistere a partite interessanti sul piano agonistico; la partita con la Germania, poi, era stata un esempio lampante delle enormi potenzialità dei giovani azzurri: una squadra coesa, con una difesa formidabile e un Super Mario che ci ha portati al gran finale.
«Una nazionale che si è fatta onore in nome dell’Italia» aveva detto, alla vigilia di Spagna-Italia , il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha superato con orgoglio competizioni con squadre importanti, una squadra che «ha un cuore grande così…» aveva esordito il cronista poco prima del calcio d’inizio: ma questo cuore e questo orgoglio tutto italiano non sono bastati a frenare l’irruenza disarmante del diavolo prevalentemente rosso che già dai primi minuti mette in difficoltà la difesa azzurra. Bastano poco più di 13 minuti alla Spagna per infliggere l’1-0: l’assist di Fabregas e il colpo di testa di Silva non lasciano scampo a Buffon. L’Italia tenta di ripartire, ma impossibile interrompere il perpetuo fraseggio iberico; qualche occasione mancata, che non spazientisce più di tanto il portiere Casillas e al 40° Jordi Alba sigla il 2-0. Si spera nella ripresa, fuori Cassano dentro Di Natale, ma i suoi guizzi non cambiano le sorti anzi, a complicare ulteriormente la situazione, ci pensa Thiago Motta, appena entrato e subito fuori per un infortunio. Italia in dieci, soffre, tenta di resistere ma, prima Torres e poi Mata devastano completamente l’iniziativa azzurra.
Gli Iberici volevano conquistare un posto nella storia vincendo tre competizioni consecutive, gli Europei del 2008, i Mondiali del 2010 e gli Europei del 2012; l’Italia voleva portare a casa un titolo che ormai manca da troppi anni, dal 1968 quando la nostra nazionale si impose per 2-0 sulla Jugoslavia.
Quello con la Spagna era anche uno scontro tra due differenti filosofie di calcio: il “tiki taki” iberico, contro il gioco in velocità fatto di verticalizzazioni della nazionale di Prandelli; che sia sfortuna, stanchezza ormai poco importa, la nostra Nazionale esce a testa bassa; inutile lo sforzo eroico di Totò di Natale che fino alla fine incita i compagni di squadra, inutili gli incoraggiamenti di Prandelli che sportivamente lascia il campo ringraziando tutti: un’altra pagina della Storia del Calcio è stata scritta: la Spagna vince e lo ha fatto meritatamente, a noi resta tanta delusione e il volto inconsolabile dei tifosi che, dopo aver gremito le piazze di tutta Italia, tornano a casa, in silenzio.
Francesca Coluccio
Lun, Lug 2, 2012
Cultura&Società, Informazione