“Sulle orme del Cigno. Nuove musiche per Bellini” al Palazzo della Cultura di Catania
OMAGGIO DI ANDREA AMICI A BELLINI
Tenutosi a Palazzo della Cultura, la sera del 17 settembre, La Luna, il sol, le stelle di Amici, l’evento ha registrato un gratificante successo, non solo per la qualità delle produzioni artistiche, ma anche perché il pubblico ha molto apprezzato gli stili compositivi originali, emotivamente densi e culturalmente elevati.
Norma Viscusi
È all’interno di un evento che ha cadenza annuale che Andrea Amici, talentuoso compositore messinese, oramai adottato dalla città di Catania e prossimo a completare i suoi studi di composizione presso il Conservatorio “V. Bellini” sotto la guida del noto e amato Giovanni Ferrauto, storico docente della cattedra di Composizione del pregiato ateneo, che si è svolta la manifestazione in omaggio al grande compositore Vincenzo Bellini, che rende Catania fiera di tanto splendore.
Sulle orme del Cigno. Nuove musiche per Bellini. Questo il titolo dell’evento contenitore che ha accolto le composizioni inedite su elaborazioni tematiche del musicista Catanese, di Giovanni Nicosia, Giovanni Ferrauto e Andrea Amici per l’appunto.
L’evento tenutosi a Palazzo della Cultura la sera del 17 settembre, con un folto numero di spettatori, ha registrato un successo gratificante, non solo perché meritato per la qualità delle produzioni artistiche, ma anche perché il pubblico ha mostrato di apprezzare stili compositivi di grande originalità, spessore culturale e densità emotiva. Ci pare particolarmente degno di nota Andrea Amici, docente di Lettere, eppure fertile compositore che annovera a suo carico un congruo numero di composizioni e di riconoscimenti anche internazionali.
La Luna, il sol, le stelle, segna certamente un momento topico della sua carriera, poiché ne lascia intravvedere una proiezione temporale ricca di consensi che riscattano la musica classica contemporanea, che probabilmente conosce da tempo purtroppo, rallentamenti e stasi dal punto di vista stilistico e linguistico, laddove per tale, si intende l’utilizzo della sintassi musicale in modo convincente, autenticamente nuovo e con forti contaminazioni emotive ed artistico-culturali. Certo, in tal senso, l’esperienza letteraria del Nostro Amici, non può non influenzare l’ispirazione di atmosfere evocatrici, che si traducono poi in poliedriche opportunità creative. Sono queste che danno vita a multiformi addensamenti armonici, dove le parti, sebbene apparentemente caotiche, rese tali da progressioni dodecafoniche e ricercate commistioni timbriche e in realtà traducono i misteriosi e i impercettibili movimenti dell’anima, che nel suo dispiegarsi, osservarsi e volersi tradurre, trovano solo della musica il loro linguaggio preferenziale, il codice linguistico duttile, eloquente e mai statico.
Entrando nel merito del suo brano – chiedo al mio amico Andrea Amici – potresti darci qualche dettaglio che ti ha ispirato?
-Si, certo! Si tratta di un verso tratto dal primo atto de I Puritanidi Vincenzo Bellini, inizialmente estrapolato dal contesto, che diviene lo spunto per un poema per orchestra, quasi una serie di “variazioni fantastiche” su temi del grande operista catanese, cui il brano intende rendere omaggio.
E i tre nomi: Luna, Sole e Stelle? Sorride compiaciuto –Sì, quelli fanno da ossatura a una struttura musicale, che, nel gioco continuo di riflessi e rifrazioni di elementi belliniani, intesse una trama narrativa estraniata dai loci originari, innestata invece nelle contraddizioni (anche linguistiche) della contemporaneità.
Bene, entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire i percorsi di ricerca timbrica e compositiva che hanno reso possibile una descrizione così dettagliata ed efficace del turbamento che permea il poema.
-Sì, in effetti inquietudine e turbamento sono l’atmosfera su cui si sviluppa la tessitura e su cui poi si innestano altri elementi. Più esattamente, la prima sezione, caratterizzata da un’atmosfera buia, statica ma inquieta, affine a un cielo notturno reso ancora più oscuro dalle nubi che scorrono, vede il continuo e progressivo affiorare e riaffiorare della Casta Diva. La Luna, che non mostra mai per intero in questo paesaggio il suo volto, come negandosi, fino a giungere al primo climax con un motto in fortissimo di tutta l’orchestra che deforma il motivo eponimo tratto da “I Puritani”.
Emerge, come un sogno nella notte, la Luna, irreale: Casta Diva che inargenti… La musica di Bellini appare – riconoscibile – in una distorsione onirica, per frammenti che poco per volta si sfilacciano, per ritornare alla più nera oscurità dalla quale, lentamente ma in maniera inesorabile, si infiamma il Sole, in un tumulto di luce.
Mi complimento vivamente per il fascino di questa tua idea che oltretutto mi appare elegantissima e all’un tempo paradossalmente lieve…
-Un andamento di marcia,- continua Amici, provando a descrivermi genesi e sviluppo di un momento successivo che si contrappone stilisticamente e ritmicamente al primo, – tutto giocato sull’inciso iniziale di suoni la tromba, con all’interno echi quasi indistinguibili del tema precedente, incede trascinando con sé tutta l’orchestra, tra accensioni e ripensamenti: non è un trionfo, ma un continuo procedere del tempo che – talvolta a ostacoli – sembra non arrestarsi nel suo violento consumare gli elementi. – Andiamo verso l’epilogo e chiedo spiegazioni sul sopraggiungere della quiete che caratterizza la parte ultima del brano. Una quiete sperata, attesa e che con toni di consolazione giunge gradita all’ascoltatore attento.
-La tensione tende pian piano a smorzarsi e appaiono, in maniera più distinguibile, i frammenti belliniani : Suoni la tromba e La Luna, il Sol, le Stelle. Ritorna per breve tempo un’atmosfera sognante, all’interno della quale circola, irriconoscibile, un’elaborazione seriale del motivo di La Luna, il Sol, le Stelle, in un crescendo che porta a un’affermazione perentoria di tutta l’orchestra, finché tutto infine scompare, a riveder le Stelle, con un ostinato luminescente nella sua apparente immobilità.
-E le stelle, stanno a guardare? cito provocatoriamente il titolo di un noto romanzo.
-No, le stelle, non sono foriere di serenità. Il contesto diviene nuovamente teso, fino a un Luna punto di massima tensione; e appare in quel punto, nella sua forma originale, La Luna, il Sol, le Stelle, nella veste voluta da Bellini, di una solenne preghiera: gli elementi “dien gloria al Creator”. Le parti gravi dell’orchestra insinuano delle contraddizioni all’armonia belliniana: alla lode dell’apparente immutabile sfera celeste si unisce un’umanità ferita, in un cammino «alla luce dalla densa tenebra» (G. Bruno).
Abbiamo concluso una splendida e dotta intervista che ha reso più intellegibile ciò che si è ascoltato e ciò che l’orchestra del Conservatorio di musica “V. Bellini” ha sapientemente saputo rendere. Andrea Amici, ha ancora tantissime frecce nella sua faretra. Lieti di averti raccontato Andrea. Seguiremo da vicino l’incanto dei tuoi movimenti.
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Ven, Ott 11, 2024
Primo Piano, Spettacolo