“Giselle”, Mito del Balletto, al Teatro Massimo Bellini di Catania
CAPOLAVORO DELLA DANZA MONDIALE
Sulle tavole del Massimo etneo, a raccontare l’eterno trionfo dell’Amore sulla morte, c’erano il corpo di ballo e i solisti del Teatro Nazionale dell’Opera di Bucarest, musicalmente condotti dall’orchestra del Bellini, dietro la magica bacchetta di Krastin Nastev, e coreograficamente guidati (con filtro Petipa) dal maestro Mihai Babuşka, alta espressione del teatro rumeno d’orme filorusse.
di Pino Pesce
Si respirava aria di Ballettes russes il 9 maggio sera al Teatro Massimo Bellini di Catania; sembrava vi si aggirassero Sergej Djagilev e Vaclav Nižinski. Del resto c’è un file rouge che lega il Teatro Nazionale di Bucarest ai Teatri d’Opera di Mosca e di San Pietroburgo, lo stesso che, sbrogliandosi, conduce alla tradizione operistica italiana di fine Ottocento.
Si era alla Prima di Giselle, balletto in due atti, capolavoro e fondamenta della danza mondiale, concepito musicalmente a Parigi nel 1841 da Adolphe Adam con coreografie di Jules Perrot-Jean Coralli (riadattate poi da Marius Petipa) su libretto di Jules Henri-Vernoy de Saint-Georges e Théophile Gautier.
Sulle tavole del Massimo etneo, a raccontare l’eterno trionfo dell’Amore sulla morte, c’erano il corpo di ballo e i solisti del Teatro Nazionale dell’Opera di Bucarest, musicalmente condotti dall’orchestra del Bellini, dietro la magica bacchetta di Krastin Nastev, e coreograficamente guidati (con filtro Petipa) dal maestro Mihai Babuşka, alta espressione del teatro rumeno d’orme filorusse.
Giselle è una vicenda di triste amore di tono ossianico nella seconda parte; per cui, per la straordinaria suggestione di quest’ultima, è essenzialmente protoromantica anche se scritta in pieno romanticismo musicale. Si articola quindi su due piani: realistico, quello del primo atto con la romantica storia d’amore fra la candida contadina ed il principe sotto mentite spoglie il quale, per un incolpevole gioco d’amore, la conduce alla follia e alla morte; soprannaturale, quello del secondo atto, con la leggenda slava delle Villi, spiriti di donne morte per delusioni d’amore prima del matrimonio.
Atto I: Giselle, un’avvenente contadina della valle del Reno, si innamora di Albrecht, non sapendolo principe, già promesso alla principessa Bathilde, figlia del duca di Curlandia.
La contadina e il principe danzano felicemente nonostante il disappunto della madre di lei. Nel mentre di una battuta di caccia, arriva nel villaggio la corte con al seguito il duca e la figlia Bathilde. Giselle offre loro del vino e la principessa, toccata dalla generosità della fanciulla, le dona il suo medaglione. Il guardiacaccia Hilarion, geloso di Giselle, smaschera il principe davanti a tutti. La giovinetta si libera del medaglione con spregio e tenta di uccidersi con la spada di Albrecht; non lo fa. Presa però dalla pazzia, muore di dolore tra lo strazio della madre e l’orrore dei presenti.
Atto II: Hilarion, in preda al rimorso, si reca alla tomba di Giselle in una macraba radura sotto il chiaro di luna. I suoi amici cercano di portarselo via, ma percependo una presenza misteriosa, si spaventano e scappano via. Entrano in scena le Villi e la loro regina Myrtha. Giselle, evocata, esce dalla tomba e danza con loro. Il guardiacaccia, raggiunto dalle Villi, è costretto a danzare con loro fino alla morte. Stessa sorte sarebbe toccata ad Albrecht sopraggiunto alla tomba. Il fantasma della contadina implora Myrtha a risparmiarlo, ma la regina delle Villi è implacabile: costringe il principe, per il suo tradimento d’amore, a danzare fino allo sfinimento mortale. Giselle, astutamente, balla con l’amato per tutta la notte fino alle prime luci dell’alba. Le Villi sono costrette a fuggire via per non vanificarsi. Albrecht viene salvato dall’amore di Giselle mentre lei può ritornare alla sua tomba per riposarvi eternamente in pace.
L’opera è uno straordinario fluire ritmico di figure di danza con residui di pantomima (in particolare in Bathilde), le quali toccano il vertice nell’aulica grazia delle punte della protagonista: Cristina Dijmaru, e nell’elegante agilità del protagonista: Robert Enache. Ma tutti i danzatori rumeni hanno offerto virtuose figurazioni, specie nella seconda parte, rendendola particolarmente sovrumana, misteriosa ed eterea fra l’armonia dei valzer e la luce lunare che alla fine cede al sole, simbolo di Speranza.
Resto del Cast: Myrtha, Regina delle Villi (Rin Okuno), Pas De Deux dei contadini (Erina Yoshie & Ionut Dinita), Hans (Vlad Toader), Moyna [Villi] (Greta Nita), Zulma [Villi] (Kana Arai), Bertha, madre di Giselle (Lacramioara Proca), Wilfrid, scudiero di Albrecht (Virgil Ciocoiu), Duca di Curlandia (Florin Mihalache), Bathilda, promessa sposa di Albrecht (Laura Blica), Contadini (Narcis Niculaie, Maxime Latapie, Cristian Susu, Jacob Connor, Adrian Ionescu, Stefan Meter), Seguito (Mircea Ionita , Olena Sabosia, Alina Korzova), Villi (Alessia Montesardo, Ruxandra Necula, Alina Korzova, Brina Yoshie, Andreea Valean, Katrin Kennedy, Olena Sabosia, Ana Toderica, Andrea Caleffi, Teodora Szabadi, Octavia Cristea, Isabela Maciuca, Carmen Pìndaru, Maria Ungureanu, Karen Saito, Maria Savastre, Gabriela Durleci, Amyra Badro).
Le scenografie sono di Adriana Urmuzescu, la direzione artistica di Alin Gheorghiu direzione del balletto di Laura Blica Toader; mentre l’orchestra e Tecnici sono del Teatro Massimo Bellini di C Le scenografie sono di Adriana Urmuzescu, la direzione artistica di Alin Gheorghiu e la direzione del balletto di Laura Blica Toader; mentre i tecnici sono del Teatro Massimo Bellini di Catania.
Tags: "Giselle" di Adolphe Adam, Ballettes russes, Marius Petipa, pino pesce, Teatro Massimo Bellini di Catania
Gio, Mag 11, 2023
Spettacolo