Taormina chiude il “tour” dei Teatri di pietra
AL CENTRO DANTE E GIUSEPPE DISTEFANO
Diretto da Francesco Costa, il 29 agosto, a Taormina, il Coro Lirico Siciliano (di cui è presidente Alberto Ragusa-Munafò) chiude il tour 2021 con uno spettacolo che in cartellone ben si annuncia: Nessun dorma – Tenori in concerto e Omaggio a Dante – “E la bella Trinacria”.
Vibrante, potente e accorata, la musica di Monsignor Frisina.
di Norma Viscusi
Difficilmente si può eguagliare il percorso che il Coro Lirico Siciliano compie in generale (e da 4 anni in particolare) nei suoi teatri di pietra. Un debito che la Sicilia deve tributargli per aver posto, sotto i riflettori del mondo, scrigni colmi di gioielli. Si pensi alla forma dei teatri, simili a corone e i suoi spettacoli migliori, gemme preziose.
Così, diretto da Francesco Costa, il 29 agosto, a Taormina, il Coro Lirico Siciliano (di cui è presidente Alberto Ragusa-Munafò) chiude il tour 2021 con uno spettacolo che in cartellone ben si annuncia: Nessun dorma – tenori in concerto e Omaggio a Dante – “E la bella Trinacria”. Titolo eloquente, ma non certo privo di sorprese e con due toccate di classe: una, a conferma dell’apertura, dedicata al grande Pippo/Giuseppe Distefano (nel centenario della sua nascita), che ha avuto inizio a Motta S. Anastasia, il 24 luglio, terra natia dell’ineguagliato e amato artista e partner artistico prediletto da Maria Callas, e la seconda, non meno rilevante, dedicata al sommo vate, Dante Alighieri, nel 700mo anniversario della sua morte.
Come coniugare i due eventi, apparentemente lontani, eppure così italiani? Brillante l’iniziativa da parte di Francesco Costa e Alberto Ragusa Munafò, di commissionare a monsignor Marco Frisina – davanti al cui repertorio liturgico ci si inchina grati e sempre profondamente emozionati ed edificati – la composizione di un brano dedicato alla bella Trinacria, i cui versi sono tratti dall’VIII canto del purgatorio di Dante.
Quindi, appositamente pensato e composto per il festival teatri di pietra 2021, anche la Sicilia canta Dante, e in una affascinante reciprocità, emerge il suo verso ispirato, che restituisce l’immagine di una terra bella e abusata.
Con il patrocinio della Società nazionale Dante Alighieri, e non solo, in un festival bellissimo, in una sera d’incanto, viene consegnato all’attenzione del mondo, alla musica e alla storia, una solenne composizione per coro, pianoforte, percussioni ed ottoni.
Vibrante, potente e accorata, la musica di Monsignor Frisina, che non delude, ma anzi, accresce la potenza semantica dei versi (67/73), con scelte timbriche, sonore e compositive che ne esaltano impeto e pathos, negli alterni momenti, che come è noto, raccontano il rammarico di Carlo D’Angiò che, per il malgoverno della sua famiglia, gli Angioini, perse la Sicilia, che si rivoltò contro, nel famoso Vespro siciliano. Così i sentimenti che agitano Carlo, animano versi e musica.
Il secondo momento, è una vera e propria festa dell’opera, della canzone e della romanza popolare. I brani più noti, amati e cantati, (tratti da Tosca, Turandot, Cavalleria rusticana, Il Trovatore, Andrea Chenier, e i classici della canzone napoletana), vengono interpretati in una gradevolissima alternanza, da due grandi tenori della scena internazionale. Due tenori che si connotano per peculiarità proprie che si evidenziano significativamente durante le loro performance: una per la voce morbida e amante del virtuosismo, l’altra per il timbro asciutto e la tecnica pulita, rispettivamente Piero Giuliacci e Aquilles Machedo, che ricevono il premio Internazionale intitolato a Giuseppe Distefano.
Il coro, presente, impolpa e canta, intensificando la coralità che diventa di tutti e fa festa e dà gioia, mentre, prima ancora, con Nabucco e Macbeth aveva tenuto il pubblico col fiato sospeso per la grande intensità interpretativa e l’impeccabile esecuzione tecnica. Insomma, un’indimenticabile serata di tarda estate, in uno scenario indescrivibile, un volo da settimo cielo, oseremmo dire, e una planata che trionfa su una Taormina internazionale, gremita e brulicante di volti, lingue, colori, luci e scenari che mozzano il fiato.
Monsignor Frisina, prendendo la parola sulla scena, con un sorriso che non riesce a spegnersi, canta le lodi di una bellezza complessa, stratificata, multiforme, che non cessa di stupire e ne confessa la malìa. La Sicilia, in quell’angolo speciale che ben la compendia e rappresenta, eleva il suo canto! A raccordare con elevata professinalità i fili di questa serata ricca e profumata, un illustre cultore della musica, Sabino Lenoci, noto giornalista e critico musicale, che riceve anch’egli il premio-riconoscimento per la grande dedizione alla musica e per essere stato intimo del grande Di Stefano.
Non sono abbastanza gli applausi per la bravissima Giulia Russo, che al pianoforte, ha accompagnato con impeccabile maestria quasi tutti i brani.
E infine, Francesco Costa, bravo, bravissimo direttore e maestro di coro, un coro che non abbassa mai il livello nonostante il fittissimo calendario che scandisce eventi diversi con repertori diversi.
Il Parlamento Europeo, il presidente del Senato, il presidente della Camera hanno patrocinato il Festival Lirico dei Teatri di Pietra, che ha anche ottenuto il prestigioso marchio Effe Label, che viene assegnato ai festival più prestigiosi d’Europa. Una nota di merito non indifferente va conferita anche a Liu Yi per la regia, Wu Xiaohai, per le magnifiche luci,
Liu Jingyu, per la regia esecutiva. Quasi a sigillare la fine dell’estate, un moto di gioia, leggerezza e malinconia, ci accompagna all’uscita del teatro. Che altro dire? Grazie!
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Lun, Set 6, 2021
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