La magia compositiva di Francesco Paolo Frontini a Palermo
OGNI NOTA È INTRISA DI VERISMO
Al museo etno-antropologico “G. Pitrè”, il maestro Francesco Costa, direttore del Coro lirico siciliano, tiene insieme Sicilia e siciliani, musica e canto, storia e tradizione, popolo e Patria, eleganza e amore, bellezza e speranza.
«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande anima della nostra terra. La responsabilità maggiore di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti perché soltanto nella musica e nel canto noi siciliani sappiamo stemperare il nostro vero sentimento. Ricordatelo.»
Fu questo certamente lo spirito che mosse il musicista compositore e direttore d’orchestra Francesco Paolo Frontini a ispirare la sua intera produzione artististica e che intrise di verismo ogni sua nota, meritando apprezzamenti e lodi da artisti di fama come Jules Massenet: «…Invidio le vostre opere e voi scrivete in una lingua musicale che io amo o Émile Zola: Votre mèlodie est charmante et d’un caractère èlevé!»
Tuttavia oggi, Frontini nella sua terra, non è abbastanza conosciuto, non è sufficientemente eseguito.
A scagionare questa negligenza, una iniziativa di pregio promossa dall’assessorato alle culture della città di Palermo che, in occasione del nuovo allestimento del museo etno-antropologico siciliano “Giuseppe Pitrè”, regala un recital di musiche e canti popolari siciliani tratti da “Eco della Sicilia”, una raccolta di 50 canti editi nel 1883 da Frontini per la ed. Casa Ricordi-Milano con la quale il compositore intese dare un saggio delle più caratteristiche fra le canzoni dell’isola.
La raccolta venne dedicata a Giuseppe Pitrè, il quale, rivolgendosi al musicista, scrisse: «Tra gli artisti e compositori dell’Isola voi siete, se non il solo, uno dei pochissimi che comprendono la bellezza e la grazia delle melodie del popolo.» Così, il 30 dicembre, Eliana Calandra, direttore del museo “G. Pitrè”, anfitrione affabile e gentile, apre le porte ed accoglie in quel luogo privilegiato, cantori e musicisti eccellenti per celebrare un sodalizio artistico che regala eleganti momenti di abbandono nostalgico con romanze stupende, delicate, sognanti, accorate.
Gli artisti, accompagnati al pianoforte dalla brava Giulia Russo e diretti dal maestro Francesco Costa sono tutti del Coro Lirico Siciliano che si avvale di eccellenti solisti (Susanna La Fiura, soprano, Antonella Arena, mezzosoprano, Alberto Munafò Siragusa, bari tenore, Fabio Distefano, tenore) per esaltare il canto.
L’ensemble apre il concerto intonando la struggente maliconica melodia di Canzuna di li carritteri ovvero Toinella, poi la rassegna procede alternando i vari solisti che danno saggio di doti canore ed interpretative belle e accorate. È il caso di Antonio Munafò, baritenore, con canzonetta villereccia, meglio nota come Mi votu e mi rivotu. Nella sua interpretazione il bel colore scuro e vibrato, rende l’idea della Sicilia che più immaginiamo e conosciamo: dolorosa affranta ma virile e dignitosa, capace di cantare l’amore, l’amore totale che per la sua intensità arreca più dolore che gioia.
E poi Malatu d’amuri, valzer malinconico e struggente dedicato ad una donna che non merita tanto amore, tuttavia lui, pur sapendolo, preferisce morire piuttosto che essere un traditore che abbandona, cantato dal mezzosoprano Antonella Arena, dotata di potenza vocale che talvolta sembra sfuggire al controllo, ma che rientra immediatamente, conferendo al brano, in virtù di questo eccesso, una inquietudine più ardente e incontrollata. Qualche perplessità di coerenza lascia L’amanti cunfissuri intonata da Fabio Distefano, tenore, non certo per indiscutibile buona esecuzione, ma piuttosto per l’evidente stridore tra una melodia elegante e cantabile, un valzer lento, che accompagna un testo quasi tragicomico e che avrebbe richiesto uno stile più leggero e giocoso….
Altra perplessità lascia U ficu, eseguito ancora da Munafò che, obbediente alla partitura e alla severa articolazione della melodia e della struttura agogica, canta con maestria un brano che sembra, per la severità musicale e interpretativa, dissociarsi dal testo che, scevro di contenuti altrettanto nobili, sembra piuttosto nascondere un’ardita e piccante metafora.
Ma ritorna nuovamente la bella voce di Susanna La Fiura, con La Rosa, per restituire all’In-Canto Frontini-Pitrè, contenuto e forma coerenti, degni dei salotti più eleganti, ma anche delle serenate nei campi, grazie alla sua voce avvolgente, in un cantabile pieno e vibrato. Così procede il concerto alternando temi e voci fino a chiudere il galà con un immancabile Ciuri Ciuri corale, tutt’altro che una tarantella di paese.
In-Canto è l’effetto di quelle melodie che nelle sale vuote del museo amplificano le vibrazioni, conferendo un’acustica che magnifica la cantabilità di quelle invenzioni.
In-Canto è ancora la magia che Francesco Costa, direttore del prestigioso Coro lirico siciliano sa creare sempre; qualche volta anche un po’ di più, come in questa vigilia di San Silvestro di un anno non felicissimo, in cui smarrita la vita e il suo senso, riesce con un colpo maestro a tenere insieme Sicilia e siciliani, musica e canto, storia e tradizione, popolo e Patria, eleganza e amore, bellezza e speranza. Auguri.
Norma Viscusi
Tags: Francesco Costa, Francesco Paolo Frontini, l'Alba ArteCulturaSocietà, Museo Giuseppe Pitré Palermo
Gio, Gen 7, 2021
Spettacolo