Daniele Petralia al Castello Ursino per Catania Summer Fest
MAGIA DI NOTE NEL CORTILE SVEVO
Le mani preziose del m° Petralia eseguono testi musicali difficilissimi. Sono mani che si fanno esegeti di contenuti diversi tra loro per stile e contenuto; mani che filtrano le note, lette tra le note, passando attraverso una sensibilità estrema ed un gusto raffinatissimo; mani che raccontano ed incantano.
Sono due preludi di Rachmaninov e un valzer di Chopin i bis concessi da Daniele Petralia su insistente richiesta di un pubblico che, seppur esiguo (a motivo delle attuali restrizioni anti Covid- 19), non aveva ancora voglia di interrompere il “viaggio” che aveva intrapreso insieme al suo Maestro.
Una magia che passa per le sue mani, preziose: mani esecutrici di testi musicali difficilissimi, per la complessità tecnica ed interpretativa; mani che si fanno esegeti di tematiche diverse tra loro per stile e contenuto; mani che filtrano le note, lette tra le note, passando attraverso una sensibilità estrema ed un gusto raffinatissimo; mani che raccontano, che descrivono, che incantano, che inchiodano i fortunati che ascoltano.
Questo è Daniele Petralia: un stella. Un raro esempio di simbiosi tra artista e uomo che sa farsi amare perché la sua musica lo racconta.
Il tono apologetico della recensione trova giustificazione, ancora una volta, in occasione del suo recital al Castello Ursino, ne I concerti del Conservatorio di Catania, per Catania Summer Fest che ha visto alternarsi docenti e allievi.
Un programma arduo, quello del 31 agosto, non solo dal punto di vista delle difficoltà tecniche, nelle quali Daniele Petralia si destreggia mirabilmente, raccontando il suo variegato e pregiato background, avendo attinto con onore alle fonti tecnico-didattiche più autorevoli del mondo contemporaneo (valgano tra questi i nomi illustri di Sergio Perticaroli e di Vladimir Askenazy, di cui è stato pupillo), ma arduo anche per la complessità espressiva, in una agogica propria, e che chiama in ballo un controllo emozionale forte, padrone, deciso, chiaro e capace di compenetrarsi in alterni e repentini umori espressivi: passionali e dolcissimi, rabbiosi e intimisti, mistici e carnali che sanno ora controllarsi e ora perdersi… e rapirti mentre rapisci.
Al di là della puntuale disamina del brani, fondamentale nella connotazione della sua arte, acclamata a livello internazionale, è il tocco.
Si, il tocco: personale, giusto, in cui il fortissimo, il forte, rimangono all’interno di un equilibrio armonioso, gradevole e gradito, e nel quale ogni altra sfumatura sonora trova la sua più naturale relazione, complementarietà ed efficacia espressiva e semantica.
Virtù che manca a certe scuole pianistiche, oramai sempre più diffuse, in cui i decibel esercitano vera e propria violenza acustica, coniugandosi peraltro, alla scelta di repertori tutt’altro che lirici e che ne amplificano l’effetto, protesi, codesti sedicenti virtuosi, a ricercare rumori assordanti, convinti come si è, che più forte suoni, più note vai triturando, più veloce corri, più fai musica.
Ma certamente musica era quella di Beethoven, lunedi sera: la sua Appassionata, (sonata op.57 in fa min.), travolgente, con i suoi repentini cambiamenti di umore.
La quiete e il terremoto, l’inquietudine e l’abbandono, l’urlo, la follia e la vitalitàesplosiva, incontenibili di un uomo, di un artista che non trova pace e che si arrampica sui muri invalicabili della ricerca timbrica e sonora della bellezza, che percepisce come viatico verso un “sempre di più”, camminando tra i chiaroscuri di una luce che intravede, intuisce immensa e tuttavia irraggiungibile nella sua pienezza.
E per tradurre questa fame inquieta, occorre certamente possedere grandi tecniche virtuosistiche, ma occorre ancor più aver dentro cultura e umanità profonde e capacità di comprendere e tradurre. Daniele Petralia sa farlo.
La leggenda di S. Francesco di Paola che cammina sulle onde, poema sinfonico di F. Liszt, impegna il Nostro pianista, ancora in una sapiente esecuzione che tiene conto di un modo diverso di interpretare un autore romantico, che vive in modo radicale il dualismo tipico del suo tempo, evidenziando quella spaccatura, ora mistica, ora passionale, che connotò vivamente la sua esistenza, anche quando si diede interamente alla vita religiosa.
Si tratta di musica a programma, e fin da subito Daniele Petralia entra nel tema con toni accesi e violenti, realizzando tremoli ora in crescendo ora in diminuendo e rendendo efficace l’idea delle onde del mare e dei pericoli della traversata che il santo vuole compiere per andare con i suoi compagni dalla Calabria in Sicilia. Forza e virtuosismo rendono l’idea della lotta interiore e del reale pericolo fino a quando non sopraggiunge il quieto messaggio di pace.
Altrettanto efficacemente descrittiva l’esecuzione del Mephisto –Walzer, altro poema sinfonico, in cui seduzione ed erotismo si alternano a sensuali cantilene rivolte a sedurre su richiesta di Faust, la bella fanciulla nell’osteria, trascinando il pubblico in quel vortice demoniaco e inebriante che F. Liszt conservò sempre, seppur alternandolo ad una fede cristiana di profonda religiosità, identificando se stesso con il pianoforte e tutto ciò che componeva ed eseguiva, con le sue tormentate ed estatiche emozioni.
I sei momenti musicali op.16 di S. Rachmaninoff, ispirati ai già noti momenti musicali di Schubert, diventano anch’essi per Petralia una opportunità per coniugare virtuosismo e adesione interpretativa ai differenti caratteri di ciascun momento. La raccolta infatti si articola attraverso un ventaglio di proposte che talvolta richiamano il Notturno e talvolta lo Studio di Chopin, variando rapidissimamente dal pianissimo al fortissimo, talvolta riecheggiando lo stile Schubertiano e talvolta la Romanza senza parole, e ancora, si coglie il sapore degli studi di Czerny o lo schema-stile della barcarola dal carattere popolare, per chiudere infine con un Maestoso che mette a dura prova la resistenza tecnica del pianista che deve fronteggiare strutture ritmico-melodiche di estrema difficoltà.
Viaggio ricco dunque ed impetuoso, che attraversa le pieghe intime e quelle tumultuose dell’uomo, viaggio in cui Daniele Petralia, ora Virgilio, ora Beatrice, conduce il suo fedele pubblico in un percorso impalpabile eppure ardito e nel quale, anima e cuore si incantano e davanti a cui si inchinano.
Norma Viscusi
Tags: Castello Ursino di Catania, Catania Summer Fest, Daniele Petralia, l'Alba ArteCulturaSocietà
Gio, Set 3, 2020
Spettacolo