“Storia di focu, di fidi e d’amuri” di Mimmo Santonocito
Al “Mandela” di Misterbianco le radici della comunità in uno spettacolare evento
“Misterbianco canta Misterbianco”: un’intera città protagonista e coinvolta in un evento artistico inedito di valore storico, culturale e formativo per la comunità locale. Che si traduce anche in un progetto di unità solidale contro le barriere e le difficoltà.
All’Auditorium Nelson Mandela di Misterbianco, è stato presentato ufficialmente l’eccezionale spettacolo in allestimento “Storia di focu, di fidi e d’amuri”, nato dall’opera dell’appassionato storico ed artista locale Mimmo Santonocito, prodotto dall’Associazione “Lapablu” diretta da Massimo Costanza con la regia di Nadia Trovato e la significativa partecipazione volontaria di circa 120 cittadini – quasi tutti misterbianchesi – impegnati gratuitamente in vari ruoli (attori, musicisti, coristi, ballerini, videomaker, tecnici, sarte, ecc.). Tra i quaranta attori, lo stesso autore Mimmo con la sua eccellente recitazione da navigato uomo di teatro, altre vecchie e collaudate conoscenze (come l’esperto Tino Mazzaglia, Pippo Santonocito, Antonio Biuso, Igor Nastasi, Santo Mancuso, Pinuccio Puglisi, Filippo Scuderi, Salvatore Urzì, ecc.) e perfino qualche bambino straordinario.
Non un “normale” spettacolo teatrale, nè un “recital”, ma uno straordinario momento di coinvolgimento collettivo, una rappresentazione “corale” di grande valenza emotiva e didattica, con storie di individui e momenti realmente esistiti, un racconto di esodo sofferenze fede e identità degli avi inseguiti dalla lava del 1669, nella suggestiva messa in scena ambientata nell’antica Misterbianco che ne è la protagonista assoluta, dalle origini fino alla terribile eruzione lavica che – arrivando fino al Castello Ursino a Catania – seppellì l’intero paese risparmiandone parzialmente solo l’antica Chiesa Madre, ora miracolosamente riemersa dalla lava stessa e ritornata alla luce nella sua bellezza architettonica e storica dopo i recenti scavi (“unici” al mondo, su oltre una dozzina di metri di basalto lavico) e divenuta prestigioso sito archeologico, vero patrimonio culturale e morale della comunità.
Un progetto ambizioso e davvero affascinante. Misterbianco racconta le proprie origini, come fa con amore e trasporto un nonno ai nipotini. E la distruzione e ricostruzione. E’ il sogno coltivato dal 1981 dal poliedrico cultore Mimmo Santonocito, che già nel 1965 mosso da grande curiosità e immaginazione aveva scavato per primo la lava scoprendo un angolo dei pavimenti dell’antica Chiesa Madre di Campanarazzu (oggi ormai raro tesoro archeologico), coinvolgendo alcuni amici, con cui si rinvenne la Cappella di S. Maria delle Grazie; e furono interessate la Sovrintendenza e le istituzioni; Mimmo pubblicò le sue scoperte nel proprio volume “Misterbianco ieri”, e quelle tenaci ricerche storiche sulle “radici” del paese sepolto ebbero il prezioso supporto del libro di padre Bruno Licciardello che descriveva persone vere, emozioni e sentimenti autentici di quei momenti drammatici di un “esodo” che potremo ora rivivere con intensa emozione, compreso il commovente salvataggio della storica “campana” della Chiesa.
Da qui, “la voglia di rimettere in piedi e rendere tangibile quell’epoca”, con un’opera tutta creata in proprio dall’eclettico Mimmo (testi, musiche, ecc.), prima a lungo riservata agli amici nel salotto di casa, e poi rimasta per molti anni nei cassetti del bravissimo autore. Nato l’Auditorium Nelson Mandela, un volano prezioso di cultura arte e spettacolo che ha già consentito tra l’altro la “rinascita” ed il rilancio “a casa” del teatro misterbianchese (a sua volta per lunghi anni in “diaspora” nella provincia), e grazie all’insistenza di alcuni amici (tra cui, se mi consentite, chi vi scrive) e le pressioni di Massimo Costanza e Nadia Trovato (“è stata una fortuna incontrarli” dice Mimmo) ecco l’autore convincersi a riprendere quell’opera, ed ora la lunga preparazione e la messa in scena (a fine maggio) di “Storia di focu, di fidi e d’amuri”, che impegna gratuitamente un cast davvero imponente.
“Amore e fede vincon la paura nei duri scontri con madre natura”: così leggiamo sintetizzata la presentazione della messa in scena della sofferta “lotta” di una popolazione in fuga dalla devastazione dell’Etna; dove “i momenti evocativi tra passato e presente sono tasselli essenziali per entrare emozionalmente nel cuore del racconto”. Con il sostegno dell’Assessore alla cultura Giuseppe Condorelli e la produzione dell’Associazione Lapablù di Massimo Costanza, il Coro polifonico Monasterium Album diretto da Pippo Caruso (con la meravigliosa voce solista di Giada Carcione), il Gruppo teatrale GTM Roscio Gallico, la regia di Nadia Trovato (con l’assistenza di Viviana Mazzola), le musiche originali dell’autore Mimmo Santonocito, le scenografie di Carmela Zuccarello, le coreografie di Martina Asero con il suo Corpo di ballo Studio Arte Danza, i costumi di scena di Sarah Musumeci, le orchestrazioni di Ettore D’Agostino e Giusi Sapienza, le esecuzioni sceniche dell’Associazione “Turi Campanazza” (promotrice e protagonista dal famoso Carnevale di Misterbianco), gli effetti e video di “Doppio Click” di Salvo Giuffrida e Katya Spadafora, i suoni di Lorenzo Arcidiacono ed il coordinamento di Moena Scala. Quasi tutti talenti e risorse locali.
Il vulcanico produttore Massimo Costanza, con orgoglio, definisce l’evento “una meravigliosa esplosione di esperienze dedicate ad un unico progetto, di omaggio a Misterbianco ed alla sua comunità”. La bravissima regista Nadia Trovato ha definito la scommessa del difficilissimo allestimento “una straordinaria, affascinante follia”, in cui sulla “macchina teatrale” – con gli aspetti puramente tecnici e scenici – verranno giustamente privilegiati quelli emotivi: “il reale, stupendo odore e le emozioni di quei momenti e sentimenti, con una comunità che si racconta e si raccoglie innamorata a sentire una storia quasi mitologica, intimamente sua”. E l’autore Mimmo Santonocito trova inesatto e riduttivo il chiamarlo “recital”.
“Una comunità può definirsi tale se davvero si riconosce come tale nelle storie che la tengono unita. E qui ci sono idee condivise in assoluta trasversalità” dichiara convinto il prof. Giuseppe Condorelli, assessore comunale alla cultura, turismo, spettacolo e identità condivise, che ha “sposato” con entusiasmo il progetto di “Lapablù” a nome del Comune. E non a caso, all’inedito evento scenico rievocativo viene significativamente associata la Mostra espositiva “Campanarazzu: Origine, Identità, Memoria”, organizzata dalla stessaAssociazione “Lapablu” con l’Assessorato alla Cultura, che si svolgerà contestualmente allo spettacolo dal 25 maggio al 2 giugno sempre nei locali del magnifico “Mandela”. La Mostra, in collaborazione con la Galleria Civica d’arte, coinvolgerà i sei Istituti Comprensivi scolastici del comune e l’Istituto per il Turismo De Felice di Catania (che attraverso l’ing. Giuseppe D’Angelo ed il preside ing. Francesco Ficicchia realizzerà in “simbiosi” tra le due città accomunate dagli eventi del 1669 un progetto dedicato di scuola-lavoro), la Fondazione Monasterium Album, oltre a collezioni private che verranno esposte per la prima volta nei locali del Mandela. “Questa Mostra, assolutamente non competitiva ed in cui è ammessa qualsiasi forma espressiva – commenta l’assessore Giuseppe Condorelli – ha come oggetto la memoria storica di Campanarazzu e dei luoghi significativi dell’identità del nostro comune, e si propone di creare un’ideale continuità con il nostro passato, per offrire alle generazioni più giovani un senso su cui apprezzare il proprio paese e costruire il loro futuro”.
Appuntamento dunque a fine maggio, da non perdere. In due parti, con parole e musiche, dialoghi e scene di massa struggenti, dolci canti (la libertà, l’esodo, il fidanzamento ecc.) e movenze coreografiche, dopo mesi di prove accurate ecco l’esaltazione delle “radici”, dell’identità e del senso di appartenenza, un evento che “fa la storia” di una comunità che ha bisogno di amarsi di più. La valorizzazione di una città che tanti eventi (come le vicine mega-discariche) mortificano e penalizzano e che ha bisogno di ritrovare al meglio se stessa. Ed i notevoli fermenti sociali e culturali che il vasto associazionismo misterbianchese alimenta trovano un momento di confortante sinergia e di gratificazione che accomuna. Un evento corale che coinvolge un’intera città ed oltre, attraverso un comune “sentire” che è già valore in sè, e che non merita di rimanere episodico.
Roberto Fatuzzo
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Lun, Mag 2, 2016
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