Intervista a Totò Cuffaro
«vivere per fare conoscere la situazione delle carceri»
Certo, ne è valsa la pena andare a Motta Sant’Anastasia, alla presentazione dell’ultimo libro di Totò Cuffaro.
Ci si è trovati davanti un uomo, discusso certamente, che aveva gestito le sorti della Sicilia per quasi due legislature, entrando perciò stesso nei meandri del potere politico e non solo. Trovarselo adesso davanti, Totò Cuffaro, svincolato oramai da qualsivoglia stato di asservimento, libero, è certamente una grande opportunità.
E poi, la detenzione… ti costringe, pur non volendo, a rimanere solo con te stesso e a fare bilanci.
Puoi «veder l’erba dalla parte delle radici», per citare un bel titolo di Davide Lajolo, e così, senza voler essere tendenziosa o di parte, mi piace pensare che, adesso, Totò potrebbe avere molta saggezza, se volesse, da dispensare.
Presidente, nel suo libro, lei racconta di una sua immersione in se stesso; di aver trovato la sua anima, di averne fatto esperienza, a dispetto di una sua passata religiosità devozionale, puntuale, eppure priva di questa forza e di questo contatto. Ne condivide gli effetti?
Alla luce di questa esperienza globale, suggerisca alcuni messaggi brevi da dare all’Italia, alla Sicilia. Di quelli forti.
«La vita ha valore se si vive per qualcuno e per qualcosa. Qualcuno per cui vivere lo abbiamo tutti (figli, famiglie, mogli, genitori) e spero che ognuno di noi possa trovare qualcosa per cui vivere.
Per tanti anni ho vissuto per fare il bene della Sicilia (e l’onore di averla governata e servita, ha valso gli anni di reclusione), andare incontro ai bisogni della gente, far crescere l’economia.
In questo momento storico, per me è importante vivere per fare conoscere la situazione delle carceri, in modo tale che dalla società possa partire un grido che tenda a migliorarne le condizioni e sperando che la politica lo recepisca e se ne occupi serenamente.»
Come si organizza un movimento di rinascita, di rivolta, di reimpostazione delle carceri, Presidente, non è facile, lei lo sa!
«E’ difficile. La politica non se ne occuperà mai, perché la politica si occupa delle cose che hanno consenso, e umanizzare le carceri non porta consenso, non porta voti.
Però, se la società riesce a cambiare il pregiudizio sulle carceri, se si rende conto che dentro le carceri ci sono persone che hanno storie, e non storie di corpi, ma storie di anime, di sentimenti, di serenità, di dolore, di sofferenza, di piccole gioie, storie di persone che vogliono vivere… Se la società si rende conto di questo, può far partire un messaggio che la politica deve raccogliere, perché in tal modo, non saranno le carceri a chiederlo, ma la società e quindi la politica avrà interesse a farlo.»
Presidente, mi ha fatto piacere la sua ardente opinione relativa alla non partecipazione alle elezioni politiche. Lei ha toccato un tasto molto serio…
«La cosa più grave oggi è non votare! Non votare significa rinunciare a partecipare alla vita democratica. De Gasperi diceva: “la politica la si fa o la si subisce. Se uno non vota, finisce per subire la politica perché alla fine, altri che la pensano diversamente, porteranno avanti situazioni non condivise. Uno non ha neanche il diritto di lamentarsi perché, se ha rinunciato a partecipare, non può lamentarsi.”
Io dico che, il cinquanta per cento in Sicilia di gente che non vota, è una patologia.
La Sicilia non si sente rappresentata. Io sono stato eletto con circa un milione e ottocentomila voti, un consenso massiccio, mentre adesso Crocetta, siede al seggio di governatore con un consenso irrilevante, appena seicentodiciassettemilasettantatre voti, e va da sé che non rappresentano assolutamente la volontà popolare.
La gente deve sforzarsi di ricostruire attorno ai partiti, che tutto sommato sono un argine a questo, la possibilità di una nuova motivazione per riaccostarsi alla vita partecipativa democratica, a cominciare dal voto e a cominciare dalla presenza nelle istituzioni.»
Ho apprezzato il suo intervento sulla perdita del senso dei Valori, che stanno alla base delle relazioni umane, della società. Adesso si procede in altra forma. Si va per interesse, mentre una volta, i valori erano i garanti delle scelte e delle azioni, almeno in buona parte…
«Io penso che la vera disumanità del nostro tempo sia la mancanza di umanità, la mancanza di coraggio nel difendere le cose e i valori in cui si crede.
La politica non può prescindere da una scelta etica e di valori; la politica è innanzitutto tutto ciò che si organizza attorno ad una ipotesi etica e di valore. E i partiti sono strumenti perché queste scelte possano trovare spazio dentro le istituzioni.
Io oggi vedo un arrembaggio e dentro le stesse aggregazioni c’è tutto e il contrario di tutto. E questo non può funzionare, perché sono trasformismo e transumanza senza senso.
Quindi il primo vero messaggio è tornare ad una politica etica, di valori, che non è soltanto la politica contro la corruzione, perché, se non c’è corruzione ma c’è poi disattenzione nei confronti degli umili, nei confronti di coloro che hanno più bisogno, di quelli che non hanno pane, questo non è umano, non è etico.»
Chi vede come prossimo presidente in grado di governare? Come si fa a far protestare, a far saltare un governo quando fa comodo a tutti tenersi stretto lo stipendio, e il più a lungo possibile?
«Questo lo capisco. Infatti io non credo si sfiducerà mai un presidente della regione. Io sono stato un presidente che si è dimesso e devo dire che quando lo avevo deciso, ero stato contattato da tutti perché non mi dimettessi. Quindi, figuriamoci!
Penso però che il prossimo presidente, prima ancora di ricostruire, prima ancora di favorire la possibilità di far lavorare le imprese e incrementare l’economia, debba ricostruire lo spirito dei siciliani, debba iniettare fiducia.»
Chi le viene in mente?
«Non ho un nome e sarebbe sbagliato che io facessi un nome. Dico però che la caratteristica che deve avere è innanzitutto la capacità di saper motivare la speranza dei siciliani, perché se non c’è speranza non c’è niente.»
Lei ha fatto riferimento ad un rilancio della politica, e ad una partecipazione democratica attiva sollecitando anche la presenza politica anche nelle istituzioni.
Secondo lei, c’è la possibilità di far politica efficace nei comuni, visto che versano nella miseria più sconfortante?
«Io sento delle cose incredibili! Io assisto ad un governo che non ha dato ai comuni ancora la quota di soldi del 2015. Siamo ai paradossi!
I comuni hanno già approvato il bilancio consuntivo del 2015, e ancora la Regione non gli ha dato i soldi. E’ una cosa dissennata! Quando daranno i soldi, ne daranno metà di quello che avrebbero dovuto dare, e questi comuni avranno approvato un bilancio falso, perché lo avranno approvato su soldi che non avranno mai!»
Come si fa a scardinare questo sistema e a credere nella politica se poi non si hanno i mezzi per intervenire? Da dove ripartire e ricominciare?
«Questa cosa non è mai successa. In otto anni, solo una volta diedi i soldi in ritardo ai comuni e sono stato aggredito. Adesso non protesta nessuno! Non si protesta più perché tanto protestare è inutile; non si è ascoltati…»
In ogni caso, non protestare è sbagliato… Grazie Presidente.
In perfetta coerenza col suo stile, scherza un poco, fa qualche battuta sul mio nome e poi… calorosamente mi vasa!
Norma Viscusi
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Ven, Apr 22, 2016
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