“MEMORIAL ROSA BALISTRERI” a Palma di Montechiaro
A Palazzo degli Scolopi la Rassegna del meglio dei Memorial effettuati in 15 anni
Il 20 settembre 2015, nell’atrio del Palazzo degli Scolopi di Palma di Montechiaro, si è tenuta la manifestazione “Memorial ROSA BALISTRERI”, una Rassegna del meglio dei Memorial effettuati nel corso di 15 anni, che ha visto sul palco i vincitori delle sezioni poesie e canzoni dei 15 precedenti “Memorial”, concorso di poesie e canzoni siciliane inedite.
La serata è iniziata con i saluti di rito del sindaco di Palma di Montechiaro, ing. Pasquale Amato, del Presidente del Lions Club, dott. Nicolò La Perna e della dott.ssa Letizia Pace dell’Associazione Culturale Visione Kairos. E’ poi proseguita con un approfondimento sulla vita e l’attività di Rosa Balistreri da parte del dott. Nicolò Palmisciano.
La serata, condotta brillantemente da Gloria Incorvaia, è stata arricchita dall’intervento dell’avvocato Giuseppe Cantavenere, autore di un libretto sulla vita di Rosa Balistreri, che, insieme al professor Pino Pesce, direttore del periodico l’Alba, ha intrattenuto il pubblico sulla vita e l’importanza di Rosa Balistreri, dell’attrice Luisa Ippodrino e delle cantanti Cettina e Francesca Busacca, nipoti del ben noto Ciccio, le quali, accompagnate dal chitarrista Carmine Santangelo hanno eseguito alcune canzoni del cantastorie Ciccio Busacca e di Rosa Balistreri. Un’altra ospite eccellente è stata la signora Giusy Schilirò di Catania. Si sono alternati sul palco i vincitori dei Memorial effettuati, intervallando canzoni e poesie col risultato di grandi applausi di compiacimento del pubblico.
La serata è stata organizzata dal Sindaco di Palma di Montechiaro e dall’assessore Francesca Capobianco, dal Lions Club di Licata con il suo Presidente dott. Nicolò La Perna che ha curato lo spettacolo e dalla dott.ssa Letizia Pace in occasione del 25° della morte della cantante folk licatese Rosa Balistreri.
Nel ricordo di Rosa Balistreri sono state cantate canzoni del suo repertorio: Lu focu di la paglia, Cantu e cuntu, A curuna, Mi votu e mi rivotu dalla cantante Giusy Schilirò; Cu ti lu dissi: Gaetano Licata; Quantu basilicò e A Pila da Felice Rindone. Intensi e applauditi gli interventi dei gruppi musicali Cantores Insulae di Gioacchino Di Bella, di Alfonso Di Martino, dei Cantu e cuntu di Felice Rindone e del gruppo palermitano di Andrea Mancuso. Sentite e belle le poesie di Salvatore Gaglio, Girolamo La Marca, Maria Stella Cammillieri, Pino Giuliana, Andrea Mancuso, Francesca Vitello, Letizia Scichilone, Caterina Russo e Carmelo Vizzi che ha intrattenuto il pubblico come cantastorie con U cuntu di Rosa. Grande l’affluenza del pubblico che ha decretato con scroscianti applausi gli attori della serata. Lo spettacolo è stato lungo più di 3 ore e mezza, sempre con l’apprezzamento del pubblico.
La serata è stata organizzata per valorizzare e riproporre ai giovani il repertorio siciliano di Rosa Balistreri, che in verità è del popolo siciliano, essendo quasi tutte le canzoni di Rosa Balistreri di autore ignoto provenienti dalle raccolte del Favara, del Vigo, del Pitrè e di Salamone Marino. E’ stata ribadita l’importanza di Rosa Balistreri nell’ambito della canzone e della cultura siciliane da: Nicolò La Perna, da Pasquale Amato, da Letizia Pace, da Nicolò Palmisciano, da Giuseppe Cantavenere e da Pino Pesce. L’importanza di questa umile donna licatese, Rosa Balistreri è nel fatto che si è fatta promotrice delle istanze sociali e politiche di una Sicilia, terra abbandonata dalla classe dirigente politica nazionale di allora, ed anche di oggi, terra ricca di bellezze paesaggistiche, artistiche, di monumenti greci, latini, arabo, normanni, barocchi e ricca di problemi, primo fra tutti il lavoro con la conseguente emigrazione, la mafia e la malavita organizzata che hanno spezzato tante vite e la stessa speranza in un mondo migliore.
Rosa, con le sue canzoni, ha dato voce alla gente umile: al contadino, al minatore, al jurnataru (lavoratore giornaliero), al pescatore, facendo risaltare il contrasto tra padroni e lavoratori. La cantante licatese si è schierata dalla parte della povera gente, sempre, anche quando i suoi successi artistici potevano permetterle una vita più comoda. Nelle sue canzoni parla di ingiustizie sociali, di lavoratori, di storie di povertà, di mafia, di dolore, storie che canta non per sentito dire ma perché rappresentano il vissuto della sua vita fin da quando, ancora bambina, lavorava a Licata con fatiche e stenti ed ha tradotto le istanze sociali delle persone più povere in canti, racconti di emigranti, contadini, comari, zolfatari e carcerati. Nel suo canto c’è il dolore, la miseria, la speranza di una Sicilia che vuole rompere le catene della povertà, della sudditanza. Ascoltandole le sue canzoni vengono fuori timbri forti, duri come la pietra vulcanica dell’Etna, (canzone di protesta e sul lavoro) e a volte morbidi, vellutati come i fiori di zagara siciliana (ninne nanne e canzoni religiose). Nella voce della Balistreri c’è l’anima della Sicilia, fatta di sottomissioni ad altri popoli, di integrazioni, di rabbia, risentimento ma anche di amore e di speranza.
La conclusione della serata ha visto Felice Rindone cantare il testamento di Rosa, un canto toccante e accorato: Quannu moru di Lillo Catania: Quannu moru nun mi diciti missa/ ma ricurdativi di la vostra amica/ quannu moru purtatimillu un ciuri/ un ciuri granni è russu,/ comu lu sangu sparsu./ Quannu moru faciti ca nun moru/ diciti a tutti chiddu ca vi dissi./ Quannu moru nun vi sintiti suli ca suli/ nun vi lassu mancu dintra lu fossu./ Quannu moru cantati li me canti,/ nun li scurdati, cantatili pi l’autri./ Quannu moru pinsatimi ogni tantu/ ca pi sta terra ‘ncruci iu moru senza vuci.
Nicolò La Perna
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Mer, Ott 7, 2015
Spettacolo