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La “Festa Ranni” alla Patrona di Motta Sant’Anastasia

Gio, Ott 29, 2015

Cultura&Società, Informazione

Fuochi, folclore, riti, devozione, processioni e grandi emozioni

I fuochi d’artificio che, nella notte tra il 25 e il 26 agosto, hanno tinto di mille colori il cielo di Motta, hanno segnato la conclusione dei festeggiamenti solenni in onore di Sant’Anastasia, insigniti nel 2011 del prestigioso titolo di “Patrimonio d’Italia per la tradizione”. L’edizione 2015 della festa non ha mancato di suscitare grandi emozioni tanto nei cittadini mottesi, per i quali le celebrazioni in onore della Patrona sono l’espressione più vera dell’identità civica, quanto nei numerosi turisti provenienti da tutta la provincia etnea, affascinati dal singolare intreccio di fede e folclore, che è l’anima della festa. Vogliamo affidare il racconto della festa di quest’anno ad un piccolo vocabolario; i lemmi che proponiamo rappresentano il lessico della festa, il cui significato letterale è arricchito di sentimenti, emozioni e ricordi depositati nel cuore di ogni singolo mottese.

A come ANASTASIA, Santa Patrona di Motta: Notizie attendibili sulla sua vita provengono essenzialmente dal Menologio di Simeone Metafraste, risalente al X secolo. Stando a quanto scrive l’agiografo bizantino, Anastasia subì il martirio a Sirmio -oggi Sremska Mitroviza, nella Serbia Occidentale- il 25 dicembre del 304 per non aver abiurato la fede cristiana. Spese la sua esistenza in un’incessante attività di aiuto e soccorso ai più poveri, agli ammalati, ai cristiani perseguitati. Definita in greco Farmakolitria, ovvero guaritrice dai veleni, è stata innalzata al rango di “Grande Martire”: il suo nome, infatti, è menzionato nel Canone della Messa. Non conosciamo nel dettaglio le ragioni che portarono all’affermazione del culto di questa Santa nel territorio mottese: dalla relazione della Visita pastorale del vescovo di Catania Ottavio Branciforti del 1640 apprendiamo che, a Motta, «la chiesa dedicata a Sant’Anastasia conserva le insigni reliquie del suo corpo» e, da alcuni documenti conservati nell’archivio storico della Diocesi e della chiesa Matrice, sappiamo che nel 1750 i mottesi ottennero dalla Sacra Congregazione dei Riti di spostare la festa patronale al 25 agosto.

A come ARCHI : Strutture scenografiche in legno e cartapesta, con la forma di una monumentale porta ad arco, innalzate dai tre Rioni per onorare il passaggio del simulacro di Sant’Anastasia. Dimensione, numero e tipologia degli archi sono legate alla libera scelta di ogni rione. Due le costruzioni innalzate dal rione Vecchia Matrice: la prima, tipicamente normanna, in piazza Umberto, la seconda, di stile romano, in piazza Principe di Piemonte. L’arco costruito dal rione Panzera in via Vittorio Emanuele sud si è presentato, invece, nell’aspetto di un’elegante e bellissima facciata di basilica romanica ed è stato molto apprezzato da paesani e turisti per il realismo della fattura. Di stile medievale la porta con due torri merlate costruita dal rione Maestri in via Vittorio Emanuele nord.

C come CEREI: A Motta sono conosciuti con il termine varetta. Realizzati negli anni Settanta, rappresentano l’offerta della cera a Sant’Anastasia da parte dei tre Rioni. Si tratta di strutture che prendono a modello le “candelore” costruite a Catania a partire dal Settecento e dedicate a Sant’Agata. Il cereo più antico è quello dei Maestri, costruito nel 1971; seguono i cerei dei rioni Vecchia Matrice e Panzera, realizzati nel 1974 e quest’anno oggetto di un eccellente lavoro di restauro. Le varette, accompagnate dai corpi musicali, hanno percorso le vie cittadine a partire dal 20 agosto e hanno recato l’annuncio della festa soprattutto nelle zone periferiche del paese.

C come CALATA DEL PARTITO: Manifestazione che si tiene in Piazza Umberto la sera del 22 agosto, ad apertura dei festeggiamenti. Fino all’edizione 2007 della festa, la calata ha assunto le forme di uno spettacolo di luci, musica e fuochi, generalmente ispirato alla vita e al martirio di Sant’Anastasia; dal 2011, invece, una grande fiaccolata precede l’ingresso in piazza dei tre cerei che, accompagnati dal corpo bandistico, si sono esibiti nelle tradizionali ballate.

C come CAMERETTA: Nicchia ricavata nell’abside laterale della Chiesa Madre coperta da un’artistica porta lignea recentemente restaurata. Al suo interno è custodito il simulacro di Sant’Anastasia che, dopo la svelatura, viene tratto fuori tramite un ascensore meccanico e traslato all’altare maggiore tra gli applausi e le acclamazioni dei devoti.

C come CANTATE: Inni sacri rivolti in gloria alla Santa dapprima in Piazza Umberto e poi nei singoli rioni, all’altezza dei rispettivi archi trionfali. Furono composte e musicate verosimilmente alla fine dell’Ottocento, contestualmente al sorgere dei partiti. Ogni cantata, caratterizzata da una marcata patina dialettale, si compone di tre momenti: introduzione, preghiera e allegro; durante l’esecuzione vengono accesi fuochi artificiali e i cerei danzano dinnanzi al fercolo. Quest’anno, all’arrivo del simulacro in Piazza Principe di Piemonte, il rione Vecchia Matrice ha rappresentato il martirio di Sant’Anastasia, con una voce fuori campo che declamava le ottave del poema in dialetto dedicato alla Santa Patrona da Carmunu Caruso. Anche il rione Panzera, il 25 sera, nel proprio arco, ha rappresentato il martirio di Anastasia riproponendo la Sacra rappresentazione “Trapasso di Sant’Anastasia” di Pino Pesce; stavolta con le voci fuori campo dello stesso autore (narratore) e di Puccio Bruno (Crisostomo, padre spirituale di Anastasia). La Santa Vergine è stata invece rappresentata dall’attrice Luisa Ippodrino. Molto suggestivo il momento del martirio, emblematizzato da fuochi e piromusicali.

C come CHIAVE DELLA CITTÁ: L’arrivo del fercolo in piazza Umberto, da sempre il momento più atteso e sentito della processione del 24 agosto, è stato arricchito quest’anno da un gesto che ha suscitato in tutti i presenti grande emozione. Il primo cittadino Anastasio Carrà ha donato a Sant’Anastasia la chiave d’oro della città quale riconoscimento ufficiale del suo patrocinio sull’intera comunità cittadina. La chiave, appesa al simulacro della Santa, è entrata così a far parte del prezioso “Tesoro di Sant’Anastasia”.

D come DISCESA STORICA DELLE QUARTINE: Benedette nei giorni del triduo, le quartine, vessilli-emblema dei Rioni, sono state condotte in piazza Umberto nel pomeriggio del 23 agosto, accompagnate da centinaia di figuranti in costume d’epoca e dai gruppi Sbandieratori e Musici. Per l’edizione 2015 della festa il Rione Maestri ha rievocato il periodo storico tra il 1061 e il 1198, ovvero dal regno di Ruggero II a quello di Guglielmo III, primo ed ultimo re di Sicilia appartenente alla dinastia degli Altavilla, sotto il cui dominio la nostra isola godette di fama e splendore. “C’era una volta…in questo paese” è stato il tema della sfilata storica del Rione Vecchia Matrice che ha ripercorso le dominazioni succedutesi in Sicilia in età medievale: i Normanni con Ruggero I, Roberto il Guiscardo, il geografo Al Idrisi e Ruggero II; gli Svevi con Enrico IV, Costanza d’Altavilla e Federico II; gli Angioini e la guerra del Vespro del 1282; gli Aragonesi con Federico III, Martino I e Bianca di Navarra che, proprio nel castello di Motta, visse il momento più tormentato della sua tresca con il conte di Modica Bernardo Cabrera.Il rione Panzera ha deciso di rievocare “la prima festa in onore di Sant’Anastasia” vissuta, secondo la tradizione popolare, nel 1408: appoggiandosi alla leggenda che narra dell’arrivo di un monaco in paese con i sacri resti della Martire, il rione ha fatto rivivere l’atmosfera di quel lontano agosto quando, sempre secondo il racconto popolare, i mottesi accolsero le reliquie della Santa e ne realizzarono il simulacro.

E come EX VOTO: monili donati a Sant’Anastasia per grazia ricevuta. I pezzi che compongono questo tesoro, espressione dell’immutato sentimento di devozione dei mottesi verso la loro Santa, sono stati recentemente catalogati, ripuliti ed artisticamente disposti sul simulacro. Durante la festa del 2003, mons. Paolo Romeo, oggi Cardinale Arcivescovo di Palermo, ammirando l’effigie di Sant’Anastasia, così si espresse: «Se questi gioielli potessero parlare, ci racconterebbero le meraviglie di Dio, le numerose grazie che il Padre ha elargito sui mottesi, per intercessione della Patrona».

F come FERCOLO: carro che conduce in processione il simulacro e le reliquie di Sant’Anastasia. Quello custodito a Motta è ligneo e risale al Settecento: sei colonne corinzie dal fusto decorato con motivi floreali, reggono la cupola su cui sono adagiati sei cherubini alati. Ciascuno di essi reca fasce in argento con incise le beatitudini evangeliche. La custodia della preziosa macchina spetta ai Rioni che hanno il privilegio di trainarla secondo antiche consuetudini territoriali.

F come FUOCHI ARTIFICIALI: Lo spettacolo più atteso, quello a conclusione dei festeggiamenti, ha rappresentato un elemento di novità rispetto alla tradizione consolidata: i tre Rioni, infatti, hanno offerto un unico spettacolo pirotecnico affidato al maestro fuochista Lorenzo La Rosa da Bagheria. La novità, se ha fatto storcere il naso ai più accaniti sostenitori della tradizione, ha senz’altro offerto una bella testimonianza di unione tra i Rioni e ha consentito di risparmiare parecchio denaro. Sono stati molto apprezzati i fuochi artificiali accesi a cura della comunità parrocchiale all’arrivo del fercolo in zona “ponte”, nei pressi della nuova fontana dedicata a “Motta Sant’Anastasia città della bandiera” e inaugurata alla vigilia dell’inizio delle Feste Medievali.

I come INNO A SANT’ANASTASIA: Canto dedicato alla Patrona, intonato nelle celebrazioni liturgiche e durante l’apertura e la chiusura della cameretta. Composto dal prof. Giuseppe Conte e musicato dal sac. Alfio Conti, consta di cinque strofe, due quartine di versi settenari, con un ritornello che si ripete di strofa in strofa ed è una quartina di endecasillabi. Non c’è persona a Motta che non conosca questo inno e che, almeno una volta, trascinato dalla comune devozione, non si sia sospinto a cantarlo.

M come MAJORETTES: gruppo folcloristico al femminile, presente dagli anni Ottanta nei rioni Vecchia Matrice e Panzera e, dal 2011, anche nel rione Giovani Maestri. I tre gruppi si sono esibiti in piazza Umberto nella serata del 20 agosto, ad apertura dei festeggiamenti.

P come PARROCO: don Salvatore Petrolo, parroco della Chiesa Madre dal settembre 2007, alla sua seconda “festa grande”. Nel suo messaggio ai fedeli la sera del 24 agosto in piazza Umberto, ha esortato i giovani ad imitare le virtù di Sant’Anastasia per seguire la vita buona del Vangelo.

P come PONTIFICALE: Solenne concelebrazione Eucaristica del 25 agosto presieduta, quest’anno, da mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo metropolita di Siracusa. Le autorità civili e le storiche rappresentanze dei Rioni hanno, come da tradizione, offerto i frutti della terra e del lavoro dell’uomo per la Chiesa e le opere di carità. Le celebrazioni religiose sono state ulteriormente arricchite dalla presenza di mons. Mauro Tramontano, cappellano dei Carabinieri della regione Toscana, che si è dichiarato affascinato e stupito dalla devozione e dalla straordinaria partecipazione dei mottesi alla festa della loro Santa.

R come RELIQUIE: Consistono in ossicini dell’avambraccio e della gamba, racchiuse in un artistico reliquiario argenteo a forma di braccio. Sono state solennemente condotte in processione la sera del 23 agosto: si tratta del momento più bello di tutta la festa, molto sentito dall’intera cittadinanza, cui prendono parte i Rioni in abiti tradizionali e con le rispettive insegne.

S come SIMULACRO: l’immagine più cara alla pietà dei mottesi. Di autore ignoto, raffigura Sant’Anastasia in piedi (secondo il modello iconografico del martire) che mostra fiera la palma del martirio e regge nella mano destra il libro della Scrittura su cui sono incise le lettere apocalittiche. L’immagine si caratterizza per una particolare resa del panneggio: il mantello dorato dai bordi finemente cesellati si avviluppa in numerose pieghe che, con eleganza, ricoprono le spalle e il corpo della Santa.

S come STENDARDO: L’insegna del rione. Dal 1993 anche la parrocchia ne ha uno: su di esso è raffigurata Sant’Anastasia nell’atto di soccorrere gli ammalati. Il possesso degli stendardi si ottiene attraverso un’asta pubblica che si svolge la sera del 21 agosto nei tre Rioni. Durante la processione del 23 sera gli stendardi, che precedono le sacre reliquie, vengono continuamente sbandierati, quasi a voler aprire il passaggio alla Patrona.

S come SBANDIERATORI: Perla del folclore rionale, la cui fama ha ormai oltrepassato i confini nazionali. Anche quest’anno, i tre gruppi si sono esibiti in piazza Umberto nel pomeriggio del 25 agosto tra l’entusiasmo di paesani e turisti.

T come TUTTI DEVOTI TUTTI: il grido che i devoti elevano alla loro Patrona sia durante l’apertura e la chiusura della cameretta, che nel corso della processione del fercolo. All’espressione segue il corale “Viva Sant’Anastasia” che spesso corona il momento dell’offerta alla Santa.

Alessandro Puglisi

Alessandro Puglisi

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