«In vacanza dal 1989. Non sento la fatica, solo l’emozione»
Chiacchierata con Mario Opinato
Una sera di mezza estate, durante un incontro culturale organizzato dal periodico l’Alba, conosco Mario Opinato che ne era l’attore-lettore della serata. Sono quegli incontri inaspettati che regalano la possibilità di scoprire un attore di talento e pluripremiato che merita il successo che ha. Dialogando con spontaneità, ma anche con tono asciutto e diretto, senza fronzoli si potrebbe dire, Mario Opinato parla del suo lavoro, del grande amore per ciò che fa: dare alla luce attraverso la scena personaggi, emozioni, vita. Per lui non importa che sia un lungometraggio, una fiction o una rappresentazione teatrale. Fa tutto con la stessa meticolosa passione. Diversi sono i campi, infatti, dove l’attore catanese di nascita, internazionale artisticamente, si è dato sempre con lo stesso slancio e la stessa tenacia. Dall’esordio nel grande schermo nel 1992 con il film Boiler Room per la regia di John Sjogrem, è sempre stato un crescendo di ruoli ed interpretazioni che costellano il suo percorso, lungo un quarto di secolo.
Cosa rappresentano per te questi 26 anni di carriera?
«Sono gli anni della realizzazione di ciò che sognavo da ragazzo, vivere un immenso piacere e non un lavoro, tanto che posso considerarmi in vacanza dal 1989. Non sento la fatica, solo l’emozione. Ne vivo tutto il gioco insito nell’arte della recitazione. Non è un caso che non sia riuscito a fare bene altro. Sono stato agente assicurativo, cameriere, agente di viaggi, ma con grande difficoltà. Non riuscivo ad essere bravo. Questo lavoro invece lo amo e ne vivo l’essenza. Mi riesce come un’alchimia speciale, come un’azione spontanea ed autentica».
Tra i tanti premi ricevuti alla carriera, ce n’è uno che hai sentito di più?
«È sempre un onore ricevere premi, in Sicilia come altrove. Tuttavia ne ricordo uno in particolare: l’Elefantino d’argento del 2004 datomi da Agata Saccone. C’erano anche i miei genitori e vedere la loro commozione è qualcosa che mi è rimasto impresso, incancellabile dal cuore e dai pensieri».
Quali sono state le esperienze che ti hanno dato di più?
Tutte sono importanti e servono a formare l’attore. Posso sicuramente dire che interpretare l’apostolo Giacomo in Mary di Abel Ferrara, regista controverso ma geniale sia nel girare che nel dirigere gli attori, mi ha dato la possibilità di lavorare con Juliette Binoche, donna e attrice straordinaria e con altri attori come Matthew Modine, Forest Withaker. Devo tanto anche alla serie televisive Orgoglio e Il falco e la colomba di Giorgio Serafini. L’incontro con lui è avvenuto nel 2002 a Los Angeles nel cast di Texas 46 insieme Roy Scheider e Luca Zingaretti. Da allora posso dire di essere il suo attore feticcio».
Mi parli del tuo ultimo lavoro?
«Si tratta di una commedia di Philippe De Chauveron, regista di Non spasate le mie figlie!, uscito in Italia lo scorso inverno. La nuova pellicola Embarquement immediat, dove interpreto il ruolo di un ufficiale ed il cui set è stato realizzato a Malta. vedrà le sale francesi il prossimo 20 ottobre e tratta il tema dell’immigrazione cercando di sdrammatizzare, senza però ridicolizzare il problema, con la sottile ironia tipica del regista d’oltralpe.
Che consiglio daresti a chi si appresta a fare l’attore?
«Di andare all’estero. Che sia America, Parigi o Londra. Per imparare un’altra lingua, capire altri contesti, recitare su altri piani, E poi ritornare in Italia. Posso anche, sbagliarmi per carità, ma credo che si torni con un bagaglio molto più ricco, non solo per la recitazione ma anche umano».
M. Gabriella Puglisi
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Ven, Ott 2, 2015
Cultura, Spettacolo