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Giuseppe Calì alla Libreria “Prampolini” di Catania

Mer, Lug 22, 2015

Eventi

Presentata nella storica sede etnea la silloge “Poesie d’un Vagamondo”

Essere apotropaici, ma poi perché? Lo si potrebbe chiedere a Fernando Pessoa, o ad Aleister Crowley, e subito saremmo soddisfatti, nevvero? Venerdì, 17. Già! Il giorno di Venere, è il giorno dell’eros par excellence, e se poi v’aggiungiamo il 17, numero tanto ghiotto agli inglesi? 
E se poi v’aggiungiamo la Poesia al centro? Decisamente è un trittico che storna ogni forma apotropaica, inaugurando, di converso, la voglia di immergersi in un evento che è stato assolutamente “culturale”. Manca solo il luogo da svelare adesso: la storica libreria Prampolini di Catania. Proprio in quest’atmosfera quasi stregata per via dell’arredamento di sapore ottocentesco tipico dei film hollywoodianifantastici, atmosfera a tratti rovente, e dichiaratamente estiva, si è tenuta la prima presentazione ufficiale in Sicilia dell’ultima opera letteraria partorita dall’ingegno poetico di Giuseppe Calì, veterano scrittore, attore, e poeta siciliano, originario di Gela, ma pienamente catanese, e soprattutto pienamente apolide, e boulevardierper il mondo. Sì.

A volte, invero, mi chiedo cosa spinge un poeta a volersi raccontare, e sicuramente una crestomazia poetica è il modo più diretto e ad un tempo velato per elaborare la trama del suo io: il libro, poi, porta un titolo che è di fatto diretto e contenente un calembour intrigante: Poesie d’un Vagamondo, serie numerosa e curiosa quasi catalogata, ora caotica, di poesie scritte in un arco di tempo più o meno esteso, al punto da traboccare in una raccolta che è stata pubblicata per Bonaccorso editore, un’accogliente casa editrice veronese che s’è accorta subito della proposta poetica del poeta siciliano, in scalo temporaneo proprio nella città di Romeo e Giulietta. A rendere l’evento ancora più ricco, sono stati i partecipanti attivi, e il pubblico generoso e attento, che hanno coronato un momento poetico di un certo pregio culturale, perché la presentazione d’un libro implica sempre la partecipazione dell’animo del poeta, e la presenza immancabile di chi si sente vicino al suo mondo. E in questa poltrona classica, di ispirazione salottiera, seduti, ad aprire la danza della presentazione poetica v’erano l’attrice catanese Luisa Ippodrino, lettrice che ha infuso di un certo sentito pathosle poesie della raccolta, l’artista Dario Matteo Gargano, noto retore siciliano e artista della parola, e infine lo stesso autore Giuseppe Calì, che ha proferito le sue parole come vere e proprie parentesi fra i vari invitati attivi dell’evento. Accanto a questo trittico, non sono mancate le note musicali curate con maestria dal chitarrista classico Armando Percolla, affiancato da una sua spalla promettente: Benedetta Spampinato. Le note hanno piacevolmente contornato l’intero evento. Come ospiti, si deve sottolineare la sorniona presenza del direttore del’Alba, prof. Pino Pesce, che ha saputo fornire una attenta analisi in diretta, lucida, colta, e mirata, in un intervento ampio alquanto magistrale. A seguire anche i commenti della dottoressa Gabriella Puglisi, che ha dato il suo contributo sulle impressioni scaturite dalla lettura di questa raccolta. Intervento di letture, anche in extremis, curato dal critico letterario Emiliano Zappalà. Momenti che hanno fatto emergere la potenza di una poesia carducciana, dalle intenzioni libere e dannunziane, che contiene quell’eros quasi alla Wilde, con una serie di immagini che richiamano tutta l’umanità possibile ed esprimibile, e tutta la fantasticheria impossibile messa in atto dalla penna del poeta. Un evento che ha visto come atto finale, un rinfresco, e un’atmosfera di gioviale socialità che ha completato la serata. Di certo, se la poesia passa dalle mani del poeta, è perché nel poeta v’è rispecchiata la sua sensibilità, ma questa viene necessariamente e costantemente nutrita da un mondo odierno quasi caotico, comunicativo, scomunicativo, a tratti incompresibile, affascinante, galoppante, e proprio per questo invivibilmente vivibile: è da qui che ha preso spunto e che prenderà spunto, non solo la sua poesia, ma “la” poesia del vivere. Assieme a questo stesso pezzo che la storicizza.

Dario Matteo Gargano

Redazione l’Alba

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