2 note critiche di Fabio Grossi a 2 recensioni di Pino Pesce
“Prima del silenzio” di G. Patroni Griffi e “Sogno di una notte di mezza estate” di W. Shakespeare
Premessa alle 2 note critiche
Sarebbe stato già un buon segno ricevere il semplice “mi piace” sulle mie postazioni su facebook o, ancora più gratificante, una svelta frase di commento; invece, Fabio Grossi, ha speso parole lusinghiere verso le mie recensioni ai suoi due lavori teatrali di alto livello registico: Sogno di una notte di mezza estate di Wiliam Shakespeare (dicembre 2012, Teatro “Verga” di Catania) ePrima del silenzio (aprile 2015, Teatro “Verga” di Catania) di Giuseppe Patroni Griffi, entrambi interpretati superbamente da Leo Gullotta.
Dopo aver ricevuto il secondo lusinghiero giudizio, ho valutato che sarebbe stato un peccato, più mortale che veniale, lasciarli segregati in un cassetto telematico. Si tratta di due vere e proprie chicche di scrittura; di due preziosi documenti letterari. Allora perché non metterli sotto i raggi del sole?
Pino Pesce
«La parola è vita e la morte della parola è la morte dell’uomo. Da questo assioma parte l’opera di Giuseppe Patroni Griffi che Pino Pesce ha saputo ben capire ed analizzare. Il percorso critico è dettagliato e colto. Si legge tra le righe che la preparazione è pratica ben usata per questo saggio: da ciò si desume quanto importante sia stato il lavoro messo in scena e quanto l’anima possa essere sollecitata da argomenti del genere. Un ringraziamento completo va a Pino Pesce per aver capito, intuito, esposto tutte le tematiche di Patroni Griffi ed analizzate con grande senso critico. Sicuramente una critica, o meglio un saggio critico, da tenere conservato gelosamente.»
Fabio Grossi
http://www.lalba.info/alba/wp-content/uploads/2015/05/alba-maggio-2015-sito2.pdf – l’Alba, maggio 2015, pag.1
Egregio professor Pino Pesce,
[…] ho letto le preziose righe dedicate a me e al mio Spettacolo. La ringrazio perché dalla cronaca di una rappresentazione ne ha concepito un saggio critico, atto a scandagliare e ad esaltare un lavoro ove pochi sanno quanto impegno e tempo se ne spende per costruire. Naturalmente mi trova concorde in tutto, dalla scansione all’analisi: sicuramente avrà letto le mie note di regia, dove cerco di traslare, attraverso il filtro della ragione, sensazioni ed emozioni attraverso una progettualità pedante e rispettosa del testo. Ma non c’è garza o membrana che limiti l’obiettivo protagonista del Bardo, e tutto di Lui riesce ad uscire prepotentemente. Lo stesso quadro dei “magici”, che Lei non condivide stilisticamente, ha in sé, a parer mio (d’altronde della scelta del “Black Comedy” ne assumo la responsabilità), quel tanto d’introspezione shakespeariana che contraddistingue la ben nota attitudine all’analisi interiore dell’animo umano, che il più delle volte si divide in: parte buona/parte cattiva, bianco/nero, bello/brutto, maschile/femminile… Ho detto il più delle volte, dato che negli ultimi tempi, tra l’ossessionata ed ossessionante politica italiana ed il depauperato senso civico e sociale, la personalità prismoide la fa da padrona. Quindi cercando d’interpretare l’Autore ho scelto la faccia del prisma che più trovavo intrigante, il sogno del tabù infranto, a discapito di quella, aderente alla natura, usata ed abusata nei tempi: un modo per non far sembrare, una volta di più, il già sentito e il già visto.
Grande ed importante collaborazione m’hanno dato gli attori: con la loro esperienza ed emozionalità hanno fornito filtri validi al tempo, al luogo e al pensiero della vicenda. Tutti, indistintamente, scevri da regionalismi stolidi.
Non c’è Stella che eccelle senza un firmamento scintillante.
Ed in questo empireo ho usato la valenza e maestria di un attore come Leo Gullotta per proporre un finale dove, usando un clone shakespeariano, esprimo la mia idea di società moderna che sempre più esclude quell’antropomorfismo che l’ha sempre contraddistinta, arrivando quindi alla considerazione del NULLA.
Egregio professore, ecco ciò che sgorga dall’attività sensoriale derivante dalla lettura dei suoi accorti e pregiati pensieri. […]
Dopo il tanto detto, mi congedo da Lei, esternandole i miei più sentiti ringraziamenti.
Cordiali saluti
Fabio Grossi (*)
http://www.lalba.info/alba/wp-content/uploads/2013/02/alba_febbraio_2013_online.pdf – l’Alba gennaio/febbraio 2013, pag. 12
(*) Dal 1977, come attore, si rivolge nel tempo a tutte le espressioni di spettacolo: dal teatro al cinema, dalla televisione alla radio… Ha collaborato con i più importanti registi teatrali italiani: Ronconi, Puecher, Fenoglio, Nanni e altri.
Nel 2003/2004, partecipa allo spettacolo di Daniele Costantini autore e regista: Chiacchiere e Sangue – i fatti della banda della Magliana, da cui poi il film I fatti della Banda della Magliana.
Nel 1988 ha lavorato con Nanni Loi nel film Scugnizzi; nel 2006, partecipa al film di Paolo Sorrentino L’amico di famiglia”. Poi si rivolge con grande successo alla regia teatrale, di cui ricordiamo i lavori dei quali si è occupato il periodico l’Alba: Le Allegre Comari di Windsor di W. Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate, sempre di Shakespeare e Prima del silenzio di Giuseppe Patroni Griffi. I tre lavori, sempre con protagonista Leo Gullotta, sono stati recensiti da Giorgia Capozzi il primo; da Pino Pesce gli altri due. Oggi, il regista-intellettuale, fra i più eletti del mondo teatrale, è un paladino reale dell’antiomofobia.
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Mer, Mag 27, 2015
Cultura