Catania festeggia la sua Santa Patrona
Lun, Gen 26, 2015
Una spettacolare festa secolare intrisa di folklore, tradizione e tanta devozione!!!
La festa di Sant’Agata, Patrona di Catania, è una delle feste più spettacolari e partecipate al mondo per l’intensità e la devozione delle migliaia di devoti che vi partecipano ogni anno; nel mondo si può paragonare soltanto alle feste patronali del Corpus Domini di Cuzco o della Settimana Santa di Siviglia. Chi viene a Catania per assistere ai festeggiamenti agatini si innamora di Sant’Agata e della Sua città, vive in un’atmosfera resa magica dalla grande suggestione in cui religione e folklore si intrecciano indissolubilmente.
Caratteristiche primarie della festa sono le processioni secolari che il 4 e il 5 febbraio attraversano la città come un fiume in piena: al centro c’è Lei, a’ Santuzza, trainata sul suo magnifico fercolo d’argento da centinaia di devoti che, da un lato e l’altro del cordone, lungo oltre cento metri, al grido di Semu tutti devoti, tutti? Cittadini, cittadini, cittadini! Evviva Sant’Agata!, coinvolgono le migliaia di persone che assistono alla grandiosa festa.
E’ un imperativo questo grido che nasce dal profondo dei cuori di tutti i “devoti” vestiti col tradizionale “sacco” bianco, (tunica bianca stretta da un cordone, cuffia nera, a’ scuzzitta, fazzoletto e guanti candidi) , “i cittadini” che per due giorni e due notti, portano in giro instancabilmente per la città l’amatissima Picciridda.
Una tradizione quella del “sacco” e dei devoti autorizzati a trainare il cordone tutta maschile fino agli anni ’80, quando fecero la loro apparizione alla festa di Sant’Agata alcune devote col sacco verde: finalmente anche le donne “cittadine”, anche loro tutte devote tutte!
Per onor di cronaca bisogna tuttavia precisare che il sacco verde non è una novità dei nostri giorni, lo indossavano anche le nostre nonne, come voto, con un cordoncino verde e rosso, … però sotto il cappotto! Da allora la presenza delle donne alle processioni si è fatta sempre più visibile, oggi, infatti, si possono vedere devote anche al cordone e di bianco vestite.
Non rappresenta forse Sant’Agata la santa delle donne, per la modernità del suo martirio, per il suo ribellarsi alle morbose attenzione di Quinziano quando gli risponde: Non solum ingenua ((libera dalla nascita), sed exspectabili genere, ut omnis parentela mea testatur (di spettabile famiglia, come [poteva] attestare tutta la [sua] stirpe), rivendicando fieramente la libertà di opporsi?
Anche Papa Francesco ne esalta la figura quanto mai attuale con questi incitamenti: “La virtù eroica di Sant’Agata stimoli voi, cari giovani, a comprendere l’importanza della purezza e della verginità; aiuti voi, cari ammalati, ad accettare la croce in spirituale unione con il cuore di Cristo e incoraggi voi, cari sposi novelli, a comprendere il ruolo della donna nella vostra vita familiare”.
A, Agata, unisce tutti i catanesi: la sua iniziale viene riportata sotto l’elefante e costituisce la sintesi civile e religiosa della Città; in occasione della festa campeggia, riportata in eleganti drappi, su tutti i magnifici palazzi barocchi del centro storico. Ogni anno, già da gennaio, Catania cambia aspetto per vivere intensamente Il tempo di Agata, un tempo che accoglie le tappe della vita e del martirio di Sant’Aituzza e che accompagna i devoti fino ai grandiosi festeggiamenti che culminano nei giorni 3, 4 e 5 febbraio.
Il 3 febbraio con l’uscita della “Carrozza del Senato” e la processione dell’offerta della cera a Sant’Agata, elemento dominante dei riti, si apre il triduo dei festeggiamenti agatini: 11 candelore, che rappresentano i mestieri e le corporazioni cittadine, vengono portate in corteo, insieme alle 2 settecentesche carrozze del Senato che appartenevano al Senato governante. La processione, anticamente chiamata della luminaria,esprime devozione ed espiazione: in cima ai ceri, le fiamme rappresentano, con il loro ardere, la fede viva del popolo. Alla suggestiva processione prendono parte il clero, le autorità cittadine con in testa il sindaco e la giunta comunale, gli antichi ordini militari e cavallereschi. La processione segue un percorso secolare a testimonianza del martirio della giovane Agata: dalla Chiesa di Sant’Agata alla Fornace in Piazza Stesicoro per poi raggiungere, attraverso la via Etnea e piazza Duomo, la Cattedrale. In serata, poi, i festeggiamenti assumono un carattere mondano con il galà a Palazzo degli Elefanti con le più alte cariche istituzionali cittadine che assistono in Piazza Duomo ai tradizionali fuochi della ‘a sira o tri con spettacoli piromusicali di alta qualità e l’inno trionfale alla Santuzza.
Giorno 4 è il giorno atteso da un anno intero da tutti i catanesi: l’abbraccio della Martire con la Sua Catania. Già dall’alba la monumentale cattedrale di Sant’Agata è gremita di fedeli in sacco bianco per la Messa dell’Aurora: finalmente Sant’Aiutuzza esce dalla sua cameretta e può riabbracciare la Sua gente. E’ questo il momento più emozionante di tutta la festa, l’apoteosi della fede e della devozione che si esprime in un tripudio di urla, lacrime e preghiere. Dopo la Messa dell’Aurora, il busto contenente le reliquie della Santa, scintillante di preziosi, viene issato su un fercolo d’argento e finalmente portato in processione, per le vie della città. La processione dura tutta la giornata: il fercolo ripercorre le vicende della storia della Santuzza, che si intrecciano con quella della città: il duomo, i luoghi del martirio, percorsi in fretta, senza soste, quasi a evitare alla Santa il rinnovarsi del triste ricordo. Una sosta viene fatta alla calata da’ marina da cui i catanesi, addolorati e inermi, videro partire le reliquie della Santa per Costantinopoli. Poi una sosta anche alla “colonna della peste”, che ricorda il miracolo compiuto da Sant’Agata nel 1743, quando la città fu risparmiata dall’epidemia; il transito lungo via Umberto, via Etnea e l’arrivo, solo nel pomeriggio a piazza Stesicoro. Tra i momenti più attesi del giro esterno, la caratteristica acchianata de’ Cappuccini, con il fercolo di Sant’Agata trainato di corsa fino al culmine della stessa, con la fermata dinanzi alla Chiesa, con una discesa particolarmente consistente e quindi pericolosa visto anche il peso e l’imponenza della vara, anche se oggi il pericolo è molto limitato da accorgimenti tecnici praticati alla stessa vara. Tradizione vuole che il superamento positivo o negativo di questo ostacolo sarà considerato un buono o cattivo auspicio per l’anno nuovo. Peculiarità della processione di giorno 4 è l’esposizione di fiori rossi che simboleggiano il martirio della Patrona, mentre sono spettacolari gli omaggi pirotecnici quando la processione, preceduta dai balli misteriosi ed arcaici delle candelore, attraversa alcuni luoghi simbolo del centro storico catanese, a’Catania vecchia, quali San Cristoforo, l’antico Corso, gli Angeli Custodi, piazza Risorgimento e il Fortino, dove trionfa, per tutta la notte, l’usanza di millenaria memoria dell’arrusti e mangia… Queste sono le tradizioni che contribuiscono a rendere la festa di Sant’Agata soprattutto una festa di popolo, con le sue forti contraddizioni religiose e pagane, dove gli effluvi forti della carne arrostita si fondono in perfetta armonia con il fumo delle centinaia di candele che ardono per la Santuzza…
Il 5 febbraio, l’ultimo giorno di celebrazioni, i garofani rossi che si trovano sul fercolo vengono sostituiti con i garofani bianchi, che simboleggiano la purezza. Nella cattedrale, in mattinata, si celebra il solenne Pontificale alla presenza dei vescovi di tutta la Sicilia e di un legato pontificio; al tramonto, poi, una nuova processione, il giro interno della città a cui partecipa una moltitudine incredibile di gente. Il fercolo sale per via Etnea, giungendo a tarda notte a piazza Cavour, meglio conosciuta come il “Borgo”, quartiere in cui vennero accolti i profughi di Misterbianco in seguito all’eruzione del 1669. Il giro, cosìdetto interno, riprende giù per la via Etnea fino al momento sicuramente più spettacolare di tutta la festa, a cchianata ‘i Sangiulianu, dove, tra due ali di folla che incita e sostiene gli esausti portatori, il fercolo viene trasportato di corsa dai devoti lungo la ripida salita di Via San Giuliano.E’ l’ultima corsa di tre giorni estenuanti, vissuti per fede o per tradizione come la più importante occasione in cui misurare, oltre al grado di devozione per la Patrona, come in qualsiasi festa popolare, l’ostentazione della forza virile. Discutibile? Forse… ma questa è la festa di Sant’Agata: unica nel suo genere, unica nel mondo! E’ già l’alba del sei febbraio quando il fercolo arriva nella splendida via Crociferi, laStrada Sacra di Catania, dove, dinanzi alla Chiesa di San Benedetto Sant’Agata riceve l’omaggio floreale delle Monache di Clausura e si assiste, in un silenzio quasi surreale, ai loro canti angelici dedicati alla Santa. A giorno fatto, quest’anno come ogni anno, quasi riluttanti, sfiniti ma mai appagati, finalmente i devoti riconsegnano Sant’Aituzza alla Sua Cattedrale dove si officia una celebrazione di benedizione e di ringraziamento.
E il popolo di Sant’Agata ricomincia ad aspettare… di rivedere la sua Santuzza…
Concludiamo con le emblematiche parole del Grande Ufficiale Luigi Maina, storico Presidente del Comitato per i Festeggiamenti in onore della Patrona di Catania: «Finché ci sarà il popolo ci sarà la festa di Sant’Agata che è una festa di popolo fatta per il popolo!».
Agata Rizzo
Con la stessa firma, leggi su questo stesso sito: La festa al femminile di Sant’Agata
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