Calcio Catania: otto anni di vittorie, di emozioni, di record
La Città etnea è sicuramente una delle storie più belle da raccontare del “football” “Made in Italy”
Pensando a quello che è stato e guardando ciò che è, solo Bruce Springsteen avrebbe azzeccato il motivetto, con tanti lacrimoni ed un mare di nostalgia. Perché è sempre una carica emozionale parlare di Calcio Catania anche se, oggi, viene come non mai difficile.
Otto anni di vittorie, di emozioni, di record. Perché quando si parla del calcio meridionale, quando si parla dell’estremo sud, Catania è sicuramente una delle storie più belle da raccontare del football“Made in Italy”.
Un progetto pilotato da un luminare della programmazione calcistica italiana: l’Ad Pietro Lo Monaco, grande padre della favola Udinese targata Pozzo, oggi patron del Messina.
Quest’ultimo è stato capace di portare giovani promesse e calciatori da “ritrovare”, portando anno per anno nelle casse del Catania, grossissime plusvalenze (come non pensare ai 24 milioni netti per Vargas alla viola e Martinez alla Juve).
Soldi che, insieme alla forza del buon Nino Pulvirenti, hanno portato alla nascita del Centro Sportivo “Torre del Grifo”, fiore all’occhiello in Europa per struttura logistica ed attrezzature per la preparazione atletico-agonistica.
Soldi che, sottintendiamo, non servono a nulla senza una piena conoscenza del sistema calcistico italiano, dove non basta affidarsi alle società che gestiscono le procure dei calciatori (stratagemma molto in voga nel calcio latino-americano, dove per ammortizzare ingaggi e costi di gestione, molte società fanno affidamento su Sponsor e procuratori). Ovviamente chi accetta questo sistema, seppur per un periodo limitato, noterà sicuramente un abbassamento del livello tecnico dell’organico ed una consequenziale discesa del trend di risultati. La linea Cosentino infatti, in questi due anni è stata devastante. Nel senso negativo del termine.
Ceduti i fiori all’occhiello delle precedenti gestioni Lo Monaco e Gasparin (“El Papu” Gomez, Bergessio, Maxi Lopez, Marchese etc.), vengono acquistati calciatori che evidenziano serie lacune ed il cui costo non è paragonabile ad investimenti precedenti: Francesco Lodi, per esempio fu pagato appena 600.000 euro per la metà del cartellino. Cifra irrisoria considerando L’esborso economico del sostituto naturale di Marchese (preso in prestito dal Chievo e poi pagato per meno di 1 mln di euro), Fabian Monzon, vivaio Lione, che è stato pagato la bellezza di 3 mln e 600.000 mila euro: una retrocessione, quella del 2014, maturata per un terzo sulla fascia sinistra, stessa cosa stava provando a fare in B. Leto (fortunatamente tesserato da svincolato), ha potuto godere di un contratto faraonico, soldi comparabili alla sua presunzione. Una totale piaga dello spogliatoio rossazzurro.
Non per dare un alibi ai succitati, ma la squadra ha risentito anche di gente che, o logori dall’età (vedi i tessuti muscolari del polpaccio di Almiron), o per mancanza di motivazioni: vedi gli svenimenti di Spolli e la mancanza di mordente di Lodi fondamentale in regia, Barrientos ginocchio off-limits, via al S. Lorenzo (Meglio una bella finale di Fifa Club World Cup e tanti auguri da Papa Francesco). Primera Division ideale per i suoi tocchi da fermo, sempre sublimi.
Ritornando su Leto e Monzon (sono cattivo, com’è di giusto): sparare su questi due, in questo momento è come sparare sulla croce rossa. Il Boca Juniors è vicino a Monzon (sospiro di sollievo), ritorno in patria pro tempore giustificabile. Per Leto si parla di fantomatiche petizioni dei tifosi del Panathinaikos per riaverlo in squadra, in una Grecia che, economicamente di certo non rappresenta un modello. La voglia di riavere Sebastian, per gli amici ateniesi, rappresenta un’ulteriore sventura. Per noi meglio così, sempre si spera, mercato permettendo.
Con le vacanze prolungate a Miami di Cosentino e la nomina di Daniele Delli Carri come ds (Ex Fiorentina, quanto meno sa dove si trovano Brescia e Cittadella) il mercato di gennaio sembra aver portato qualche nuovo innesto valido per la categoria: Belmonte dall’Udinese, Schiavi dal Frosinone, Mazzotta dal Cesena, Ceccarelli dallo Spezia per la difesa, Sciaudone dal Bari, Coppola dal Cesena per il centrocampo ed il bomber Maniero del Pescara. E non mancherà qualche altro “colpetto”. Perché pensando a soli tre anni fa, di certo non possiamo parlare di colpo, visto che si nominavano altri calciatori e si ambiva ad altri palcoscenici. Ma adesso non è tempo di progetti, è tempo di risposte. Risposte che solo gente con la “barba” e la finezza sul terreno della cadetteria di uno scaricatore di porto (rispetto per la categoria, consiglio anche a loro una petizione per Leto) ti possono dare. Perché il campo non aspetta, la Lega Pro non aspetta. E se t’inghiottisce nuovamente, sappiamo quant’è difficile risalire. Il 3-0 a Lanciano evoca fantasmi e scenari passati da incubo.
A Marcolin fiducia incondizionata, senza schizofrenie da panchina: Sky può aspettare.
“Senza progettualità l’aridità dei numeri, vanifica il lavoro di anni” apostrofava Nino Pulvirenti, con meno occhiaie e qualche euro nel portafoglio in più. Il suo amore per i colori, a mio modo di vedere, non si discute. Ma di solo amore non si vive. Chiedete alla Pro Vercelli, che sarà di scena Venerdì a Catania, con tanti scudetti impolverati e tantissima LP alle spalle. Che le fanno comunque onore, ci mancherebbe.
Ed allora a tutto volume Bruce: “Glory days well they’ ll pass you by”, aspettando stasera. Aspettando giorni migliori, degni della nostra storia.
Giovanni Frazzetto
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Ven, Gen 23, 2015
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