“Entrata” dei Carri di Santa Lucia a Belpasso
L’11 ed il 12 dicembre, ritorna la tradizionale ed artistica ricorrenza
Un’autentica sagra di religiosità popolare lo spettacolo che si ripete a Belpasso ogni anno in occasione delle celebrazioni patronali. Protagonisti i quartieri cittadini, riuniti nella Fondazione dei Carri di Santa Lucia e patrocinati dal Comune di Belpasso. Da alcuni anni la complessa manifestazione si svolge in due giornate. Ad entrare per primi in piazza l’11 dicembre, alle ore 21,00, saranno i quartieri Sant’Antonio e San Rocco, mentre il 12 dicembre sarà la volta dei quartieri Matrice e Borrello.
Queste sontuose macchine scenografiche, i “Carri”, si rifanno alle macchine sceniche che – inventate da Leonardo e allestite durante il Seicento e parte del Settecento – venivano predisposte per la rappresentazione spettacolare di fatti ed avvenimenti particolari, di forte risonanza culturale, sociale o religiosa, ai fini di partecipare ad un vasto pubblicio, attraverso delle fantasiose allegorie, l’avvenimento stesso.
I “Carri di Santa Lucia” di Belpasso hanno origine nella seconda metà dell’Ottocento, quando il ceto dominante dei Mastri riuscì a creare, oltre la locale Banca popolare, una manifestazione che, nel tempo ha assunto un rilevante interesse regionale e nazionale per le componenti religiose, storico-culturali ed artistiche proprie della comunità belpassese.
Espressione delle maestranze e dei giovani dei quartieri Sant’Antonio, Matrice, Purgatorio, San Rocco e Borrello, i Carri vengono allestiti con orgoglioso impegno, sacrificio, e spirito di grande devozione verso la Santa Patrona. Il segreto del meccanismo del Carro (i suoi congegni, le successioni sceniche d’apertura chiamate “spaccate”, gli effetti particolari di luci e suoni), lo conosce solo il Mastro ideatore e pochi intimi. Così viene preparata la grande sorpresa dell’apertura dei Carri, durante la serata dell’appassionante vigilia della Festa, caratterizzata anche dall’esecuzione delle antiche Cantate in onore della Santa e per questo chiamata anche “serata dei cantanti” .
Il Carro e il vario argomento, trattato di anno in anno, hanno certamente un forte impatto emotivo con lo spettatore che ne segue le varie fasi di rappresentazione fino alla scena finale: l’apoteosi di Santa Lucia, quando tra luci, suoni, effetti scenici e pirotecnici, angeli glorificanti e figure celesti, la Santa viene presentata nella gloria del paradiso, avvolta nel suo mistero di luce e beatitudine.
E’ una raffigurazione tutta particolare. Il Carro , infatti, raggiunge la considerevole altezza di oltre quindici metri ed una larghezza di circa dieci metri, ed è assemblato su di un rimorchio (anticamente veniva allestito su quattro carretti). Viene presentato in piazza racchiuso dietro pochi pannelli scenici che, successivamente, come per incanto, incominciano a muoversi, ad alzarsi, a ruotare ad aprirsi, a “spaccarsi”.
Ne sono attori – sul prospetto – dei figuranti che impersonano i protagonisti della vicenda rappresentata ( narrata da una voce fuori campo) e – nel dorso – i mastri stessi che hanno ideato e realizzato il Carro e che ne muovono, ora, i congegni tecnici di apertura.
Ma protagonista indiscussa, acclamata ed invocata, tra gli evviva che si disperdono per l’”aer” freddo e cristallino resta santa Lucia che gode dell’affettuosa devozione dei suoi fedeli.
Artisticamente i Carri corrispondono al concetto di arte popolare. Ogni Carro è un pezzo unico che non sarà più rivisto e ripetuto (la tematica, infatti, cambia ogni anno) e ciò oltre a riflettere il valore artistico, esprime anche le ragioni spirituali per cui viene realizzato, diventando quasi un elemento sacrale, esposto solo nei giorni canonici delle festa.
La bellezza estetica delle forme risponde a moventi concreti di manegevolezza e restistenza, consacrata da tecniche e modelli tramandati dalla tradizione. Ed è su tale fondo realistico che poi la fantasia popolare del mastro ideatore progetta i Carri, attingendo a piene mani alle fonti della storia, della leggenda, riecheggiando modelli sacri e temporali, concisi e sapienti.
L’arte popolare dei Carri di Belpasso è espressione di uno strato sociale – i giovani e le maestranze – artisticamente attivo perché riesce a produrre simboli che sono estrinsecazione di una cultura popolare propria, che determina un’estetica diffusa nei vari comportamenti umani e intrecciata a funzioni cerimoniali e religiosi.
E’ un’arte tutta propria che ben si accosta alle più note pitture sul vetro, sui carretti, per le scenografie dell’opera dei pupi, dove emergono scuole e stili.
E’ una forma d’arte antica che ha fatto e fa spettacolo, che conserva una funzione critica e di orientamento culturale nella società globalizzata.
Infine, con l’inserimento della voce fuori campo che narra la vicenda rappresentata, vengono ad unirsi e quindi sublimarsi nei Carri, ciò che il paletnologo André Leroi-Gourhau (Parigi 1911-1986) definì le tre grandi sfere fondatrici dell’umano: il linguaggio, la tecnologia, l’estetica e ciò potrebbe dirla lunga sul significato e ciò che rappresentano i Carri di Santa Lucia allestiti a Belpasso, dai belpassesi.
Il presidente
Giovanni De Luca
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Sab, Dic 6, 2014
Cultura&Società