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Passeggiata culturale a Licata in riflessioni

Lun, Ott 27, 2014

Cultura&Società

Per le budella della Marina, dove il sole penetra a fatica

…l’affastellarsi dei poveri tuguri infilati uno dentro l’altro, gli archi di pietra intagliata, le botteghe, le trattorie, i pub semibui e la vita di quartiere che vi circola. Entriamo (con il prof. Pino Pesce) in un pub e gustiamo un crostino con sarda salata accompagnato da buon vino; poi la casa di Rosa…

Accompagno per Licata il professore Pino Pesce, direttore del periodico l’Alba, un pregevole periodico di cultura, arte e informazione. Il mio amico, mio ospite, vuole conoscere il paese di Rosa Balistreri e, in particolare, la pittoresca via con la sua casa natia. E’ curioso, come tutti i bravi giornalisti. Di Licata fotografa gli aspetti più suggestivi: le belle chiese, le due ariose arterie che tagliano la città, le godibili piazzette, i palazzi che conservano l’antico splendore e il porto. Ma la sporcizia e lo squallore di alcuni quartieri, specie se ricchi di storia e di cultura, stampano patente delusione sulla faccia del professore-giornalista. Peccato! esclama; e dice: «Potrebbe essere una città splendida, invece è un paesone trascurato, un luogo offeso, come del resto tanti altri centri della nostra Sicilia».

Sarebbe potuta essere invece una città di mare da fare invidia, un angolo paradisiaco della Sicilia; invece spiagge sporche, rifiuti dappertutto deturpano una collina bella (un po’ come quella di Fiesole) con ai piedi un argenteo palpitare.

L’amico direttore de l’Alba vuole vedere la casa dove abitava Rosa, in via Martinez. Giriamo così per le budella della Marina, dove il sole penetra a fatica e l’odore dell’umido si espande nell’aria. Si ferma ogni due passi; lo affascina l’affastellarsi dei poveri tuguri infilati uno dentro l’altro, gli archi di pietra intagliata, le botteghe, le trattorie, i pub semibui e la vita di quartiere che vi circola. Entriamo in un pub e gustiamo un crostino con sarda salata accompagnato da buon vino; poi la casa di Rosa, dove l’amico vi si ferma: squallida, dimenticata con il balcone di sopra pericolante. A ricordarla una patetica lastra di marmo. L’amico giornalista rimane in silenzio; si gira a guardarmi. Povera Rosa! mormora. Aveva ragione: il suo paese non l’ha amata tanto; l’ha offesa; eppure è stata un’artista che ha onorato e continua ad onorare la Sicilia.

Dopo una salutare passeggiata a Cala del Sole e una bibita al Caffè Letterario, una sorpresa ci attende. In un magazzino accanto al ristorante Logico. Un artigiano-artista ci invita a visitare la sua preziosa collezione di barche in miniatura, che riproducono anche famosi velieri del passato. Si chiama Vincenzo Camilleri il nostro artista, carico d’anni e d’esperienza.

Ha suppergiù gli anni di Rosa Balistreri; le era compagno di giochi e ci racconta di comuni monellerie in via Martinez e vie adiacenti. E’ simpatico e facondo, don Vincenzo, Fino a settantacinque anni faceva l’impresario con buon profitto. Al compimento del suo 75° ha chiuso col lavoro per dedicarsi tutto alla sua antica passione: fa rivivere la splendida marineria da diporto.

In un angolo della sua bottega fanno bella mostra di sé una sfilata di preziose opere d’arte, uscite dal paziente e meticoloso lavoro delle sue mani callose. Schiaccia un bottone e, miracolo!, splende di luce una galleria rara e sorprendente. S’illumina lo sguardo del bravo artista.«Perché non farne una mostra?» gli chiediamo. Risponde che una l’ha fatta, ma con scarsa fortuna. Aggiunge che Licata è poco sensibile all’arte, E’ una città con scarse attività; ora aggravate per i negozi di lungo e attivo passato che chiudono; per cui la disoccupazione si diffonde. Al suo magazzino-atelier si ferma soltanto qualche raro forestiero.

Spegne la luce e i preziosi velieri piombano nella semioscurità. Anche lo yacht superbo e bellissimo, che riproduce quello che Onassis donò a Jacqueline Kennedy, perde il suo splendore ingioellito prima da piccole luci colorate. Don Vincenzo gli gira le spalle; si fa una domanda: «Ma ci dobbiamo rassegnare? Prende un pezzo di legno, lo scalpello e comincia a lavorarlo».

Giuseppe Cantavenere

 

Giuseppe Cantavenere

Avvocato, è nato a Palma di Montechiaro (Ag) e vive tra Montecatini Terme e la sua casa di campagna a Licata.
Ha pubblicato i romanzi “La morte gentile” (1983), “Il bambino nell’azzurro” (1986) e ”Il giudice, l’avvocato e il berretto a sonagli” (Salvatore Sciascia Editore, 2010). Per “Sciascia” scrive anche “Rosa Balistreri”, cui si accompagna il DVD “La voce di Rosa” (2012), con la regia di Nello Correale e la partecipazione di Donatella Finocchiaro. Di quest’ultimo lavoro c’era già stata una prima edizione per la Casa Editrice “La Luna” (1992).

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