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“These are the rules” di Ognjen Svilicic

Ven, Set 5, 2014

Informazione, Spettacolo

Un film riuscitissimo sul complicato e difficile rapporto genitori-figli

Crediamo di conoscerli e non li conosciamo bene i nostri figli di 17-18 anni, ci sembrano ancora i bambini di ieri – in tanti momenti così li vediamo e sprovveduti o puerili appaiono – ed invece loro vogliono una vita a parte, autonoma, senza troppe spiegazioni: ci tocca restare un passo indietro, lasciarli crescere, non possiamo voler sapere troppo. E così, com’è il caso del 17enne Tomica, nel film These are the rules presentato a Venezia 71° nella sezione Orizzonti (linguaggi nuovi), può accadere che un giorno il ragazzo torni a casa e si eclissi nella sua stanza, mamma e papà credono che dorma: si immagina cosa i due genitori possano provare quando questo unico figlio si presenta finalmente a tavola con i chiari segni di un pestaggio nel viso. Lui è evasivo, parla vagamente di una rissa, non è dato sapere di più. Dopo una radiografia prescritta (pedissequamente o burocraticamente) routinariamente dal medico di turno succede che Tomica crolli a terra improvvisamente mentre è in bagno. Lo addormentano con un coma indotto. Sarà una compagna di scuola che mostrerà ai genitori le immagini del pestaggio, ripreso con un telefonino.

Per descrivere così bene lo stato d’ansia di mamma Maja, casalinga, e papà Jozic, autista d’autobus, che pure vede tanti ragazzi salire in autobus per andare a scuola, il regista 43enne Ognien Svilicic deve conoscere bene cosa questi possano star vivendo, o deve averlo ben studiato, immaginato. Gli attori a loro volta rendono bene l’idea, recitano in modo molto naturale, fanno immedesimare lo spettatore che si sente parte della scena. E’ una famiglia di Zagabria della classe media, accanto ai palazzoni di molti piani dove abitano scorre una strada periferica a tante corsie. 

Solo mentre il figlio è in ospedale Jozic esplora la sua stanza, gli pare di “scoprirlo” un po’ di più, si accorge di quanto è bravo nel disegno. La mamma trova delle sigarette, non lo sospettava e ne resta sconvolta: pensava di sapere tutto di suo figlio. Quando la tragedia è compiuta resta l’immensa solitudine e il dover andare avanti, preparare i pasti e riprendere la vita, nonostante tutto. La domanda di Maja, «Perché mio figlio?», non può avere risposta. Vendicarsi sul compagno di scuola che ha colpito il figlio sembra dapprima a Jozic la giusta soluzione, poco importa se è da «borghese piccolo piccolo», del resto nemmeno la polizia si è molto impegnata a scoprire il colpevole, pure con la prova del filmato: queste sono le regole (these are the rules).

L’aggressione da parte di Jozic avviene ma deve sembrargli come uccidere un ragazzo non ancora cresciuto, identico a suo figlio, non ne riesce a sostenere lo sguardo e ne ha pietà, «Voltati, cos’hai da guardarmi?»: un sentimento analogo era nel film dei fratelli Dardenne, Il figlio, del 2002. Questo di Svilicic è un film riuscitissimo.

Angelo Umana

Angelo Umana

Libero pensatore, difficilmente “ingreggiabile” o assimilabile a parrocchie, bassa soglia di sopportazione dell’autorità costituita o dei gradi mostrine e titoli che vengono esibiti (lo showing off di on.le, ill.mo, deputato o senatore, prof., dott., avv., cav., conte marchese e simili) ma capace di stimare chiunque sia competente nella sua materia. Amante del cinema, delle lingue straniere (ne conosce 4 europee) e della lingua italiana, è della convinzione che la lettura e l’informazione equivalgano a libertà mentale e capacità di discernere. Non segue la televisione, ama scrivere per esprimersi. Sostiene che «l’esprimersi e rendersi comprensibili dal maggior numero di persone è già una conquista, un risultato». Suoi idoli: Montanelli e Travaglio.

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