“Reigen” di Albert Schnitzler negli “Studios” di Viagrande
“Girotondo” ad effetto in un teatro essenziale che si configura nel corpo prima che nella parola
Un‘interessante e ricercata rappresentazione teatrale ha avuto luogo a Viagrande, negli “Studios”, dal 19 al 21 luglio. Si tratta di un progetto teatrale contemporaneo dai risvolti inaspettati che si articola in cinque comparti che lavorano contemporaneamente ad un testo unico: Reigen (“Girotondo”) di Albert Schnitzler, secondo una traduzione aggiornata a firma di Renata Gambino.
Partners del progetto sono istituzioni accademiche di alto livello: Dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania, Accademia delle belle Arti di Catania, Struttura didattica speciale di Architettura di Siracusa eL’Offerta Musicale Ensemble.
70 in tutto fra artisti, docenti e studenti, mentre, per lo spettacolo, entrano in scena 20 attori e nove musicisti.
I laboratori sono stati curati da Alessandro Solbiati, docente di Composizione al Conservatorio di Milano; Renata Gambino, docente di lingua tedesca (Università degli di Studi di Catania); Salvo Piro e Manuela Ventura, Interpretazione attoriale –docenti di recitazione a Viagrande Studios; Vittorio Fiore, Scenografia, docente di Scenografia all’Università di Catania; Liliana Nigro, Costume, docente di Storia del Costume Teatrale all’Accademia di Belle Arti di Catania.
Ideatore del progetto è il regista Salvo Piro, proveniente dalla scuola di Orazio Costa, creatore di un approccio particolare con il testo che non viene interpretato classicamente, ma si fa pretesto per agire. Logomimesi si chiama la tecnica e ha lo scopo di sviluppare nell’attore un’estrema duttilità psicofisica per realizzare un teatro essenziale che si configura nel corpo prima ancora della parola.
Sviluppa l’“istinto mimico”, poiché dall’imitare si passa all’“essere” che matura una sempre più piena consapevolezza del sé. Così il corpo è strumento proprio che va nutrito come l’atleta e l’acrobata e il cantante. Forza, agiltà, rapidità, Canto, danza e poesia senza limite.
Una visione quasi sacrale della recitazione, portò Costa a ritenere l’attore «angelo della parola, acrobata dello spirito, danzatore della psiche, messaggero di Dio e nunzio a se stesso e all’universo di un se stesso migliore».
Così, adottando questa tecnica, Salvo Piro propone e impianta una rappresentazione che vive la scena in tutta la sua spazialità possibile, sostenuto da uno scenario che nella sua monotematicità (solo cuscini a più tinte), è mobile: si compone e scompone per poi ricomporsi sempre plasticamente in modo sempre nuovo: merito di Debora Sanzaro cui si attribuisce la scenografia, mentre i costumi sono di Fabio Scelfo.
Reigen, è una delle più discusse opere di Albert Schnitzler, sottoposta a censura nel 1920, poiché la trama orbita attorno ad un tema audace provocatorio per l’Austria imperiale del tempo.
Dieci le scene che si susseguono e dieci i personaggi diversi per censo e cultura che si incontrano a due a due e che, alla fine, concludono con un atto sessuale che si lascia immaginare: La prostituta e il soldato;Il soldato e la cameriera; La cameriera e il giovane signore; Il giovane signore e la giovane signora; La giovane signora e il marito; Il marito e la ragazzina; La ragazzina e il poeta; Il poeta e l’attrice; L’attrice e il conte; Il conte e la prostituta. Di volta in volta, uno dei due personaggi diventa poi protagonista anche della scenetta successiva, cosicché si snoda un concatenarsi di atti sessuali che formano un ciclo, un girotondo, che lega le sorti dei personaggi della vicenda, senza che esista una effettiva trama. Da qui il titolo. Quando il conte, ultimo personaggio ad entrare in scena, si congiunge alla prostituta, la danza sessuale ha termine, ma in realtà il girotondo ricomincia all’infinito.
La metafora che si nasconde dietro questo assurdo gioco delle parti, e che raccorda in maniera cieca i destini inconsapevoli, si fa portavoce di una amara constatazione: la difficoltà di amare e lo scadere, anche del sentimento più puro, nella sessualità più squallida e routinaria.
Ogni incontro è preceduto dal corteggiamento che malamente nasconde il vero intento: l’accoppiamento che in lei continua a mantenersi vivo e chiede conferma d’amore, mentre in lui, già stanco del gioco bugiardo, si sbiadisce perché già stanco.
E questa incapacità di mantenere puro il sentimento non risparmia nessuna classe sociale. Ecco spiegati i differenti personaggi. Scadere nell’aridità è inevitabile.
La critica ufficiale individua nel dramma di Schnitzler il capovolgimento della commedia francese, nella quale gli intrighi amorosi riempivano e coloravano la vita, mentre qui, troviamo la banalità, la routine, lo squallore del cerimoniale amoroso «l’inutilità di convenzioni e la retorica che, di fatto, smascherano il personaggio della sua veste sociale (attrice, conte, prostituta, soldato eccetera) per renderlo schiettamente umano».
Le musiche di scena sono di alto livello e sono state composte da: Giovanni Arena, Andrea Benedetto, Robero Carnevale, Caterina Di Cecca, Marina Leonardi, Francesco Lipari Leonardo Marino, Dario Pino, Giovanna Rizza; ed eseguite mirabilmente, dietro la bacchetta del Maestro Massimo Incarbone, da L’Ensemble (forse la gemma più preziosa all’interno del progetto): Enrico Luca, Carmelo dell’Acqua, Vanessa Grasso, Maria Grazia Campisi, Giovanni Anastasio, Maurizio Salemi, Graziella Concas, Renato Siracusano.
Il coordinamento artistico va riconosciuto a Riccardo Insolia. E tutto il lavoro comunque merita larga attenzione e può ritenersi ben riuscito, grazie all’audacia interpretativa dei giovani attori: Marta Allegra, Chiara Alloi, Massimiliano Carastro, Giovanna Gemma, Carlo Genova, Yvonne Militello, Luisa Ippodrino, Gabriele Marino, Giovanni Mascena, Alberto Mica, Viviana Mlitello, Carmelo Motta, Giacomo Nicotra, Luigi Nigrelli, Rita Rosa Parisi, Luigi Patti, Clio Scira Saccà, Valerio Severino, Sebastiano Sicurezza, Vittorio Scuderi, Muriel Travaillard. Lodevole infine il lavoro dei laboratori di scenografia, costumi e traduzione.
Norma Viscusi
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Dom, Ago 3, 2014
Eventi, Spettacolo